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La Repubblica Rassegna Stampa
02.01.2022 L'Italia ancora ignora gli Accordi Abramo
Analisi di Gianni Vernetti

Testata: La Repubblica
Data: 02 gennaio 2022
Pagina: 27
Autore: Gianni Vernetti
Titolo: «Gli spiragli di pace nel Medio Oriente»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi 02/01/2022, a pag. 27, con il titolo "Gli spiragli di pace nel Medio Oriente" l'analisi di Gianni Vernetti.

Con un Parlamento come quello attuale l'Italia non cambierà mai la sua politica estera nei confronti di Israele.

Ecco l'articolo:

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Gianni Vernetti

Il ministro degli Esteri Lapid:
Yair Lapid, ministro degli Esteri israeliano

In un’intervista su questo giornale pochi giorni fa, Yair Lapid, ministro degli Esteri di Israele, aveva indicato la strada intrapresa dal suo governo per riprendere il confronto con la controparte palestinese: “sviluppo in cambio di sicurezza”, a cominciare dalla striscia di Gaza. Poi, il 28 dicembre è stata la volta dell’incontro a Rosh Ha’yan fra il ministro della Difesa Benny Gantz il presidente dell’Autorità Nazionale palestinese Abu Mazen. Un colloquio di tre ore, giudicato positivo da entrambe le parti e il primo da molto tempo, che ha rimesso in cammino un dialogo interrotto: sul tavolo un pacchetto urgente di misure per sostenere Ramallah in forte crisi economica con un primo trasferimento di 30 milioni di dollari; 10.000 permessi per ricongiungimenti familiari per i palestinesi della Striscia e dei territori; 600 visti per uomini d’affari palestinesi; 20.000 nuovi permessi di lavoro. Sono stati anche fissati i paletti per un rilancio del coordinamento in materia di sicurezza e di prevenzione del terrorismo: le intelligence di Gerusalemme e di Ramallah riprenderanno non solo a parlarsi, ma a mettere in cantiere anche misure di coordinamento. Ridurre le tensioni nelle aree critiche di frontiera fra le zone controllate dall’Autorità Palestinese e Israele è dunque un obiettivo comune.


La firma degli Accordi Abramo

La nuova coalizione di otto partiti, molto eterogenei fra loro, al governo in Israele sta tentando nuovamente una strada già percorsa in passato dai governi laburisti di Yitzhak Rabin e Shimon Peres: sviluppo in cambio di sicurezza, territori in cambio di pace e assunzione di responsabilità condivise. Ma il sogno del laburismo sionista si è sempre infranto sui costanti rifiuti di Arafat, con il sostegno di parte rilevante dei Paesi della Lega Araba, che non ha esitato a lanciare due intifade per annullare il processo negoziale. Poi è stata la volta del radicalismo islamico di Hamas e della Jihad islamica che ha preso la guida della Striscia di Gaza, cacciato gli esponenti di Fatah e attaccato ripetutamente Israele, con il sostengo dell’Iran. Oggi Israele sa bene che va evitato in ogni modo che Hamas estenda il proprio potere sui territori e che al tempo stesso Abu Mazen non possa continuare a rinviare all’infinito le elezioni per il rinnovo dei vertici dell’Autorità Palestinese. La coalizione arcobaleno fra il centrodestra ex Likud di Naftali Bennett, Gideon Saar e Avigdor Liebermann, i centristi di Yair Lapid, il partito arabo Ra’am di Mansour Abbas e di due partiti di sinistra, Meretz e Laburisti, gode di ottima salute, contro ogni previsione. Funzionano gli accordi fra i partiti che hanno permesso di eleggere a presidente della Repubblica il laburista Isaac Herzog e a metà mandato ci sarà il cambio di premiership fra Bennett e Lapid; ha funzionato il contrasto della pandemia e l’economia non si è mai rallentata in modo significativo; gli Accordi di Abramo hanno creato migliaia di nuove opportunità economiche e commerciali con un boom dell’interscambio in particolare con Abu Dhabi. E proprio gli Accordi di Abramo potrebbero essere la cornice entro la quale collocare una nuova stagione di dialogo fra israeliani e palestinesi. Il monolitismo anti-israeliano della Lega Araba è stato spezzato dalle scelte innovative di Emirati Arabi Uniti, Bahrein, Marocco e Sudan che hanno chiusa la stagione della contrapposizione con Israele per scommette su pace, dialogo e sviluppo, isolando il jihadismo e riducendo lo spazio di azione dell’Iran. L’Autorità palestinese potrebbe in questo contesto trovare legittima internazionale, prospettiva politica e infinite opportunità di sviluppo. Sarebbe un peccato sprecare questa opportunità. Qualcosa si muove dunque in Medio Oriente ed è tempo che l’Europa, e l’Italia naturalmente, sostengano con più convinzione gli Accordi di Abramo e il nuovo processo negoziale che potrebbe nascere all’interno di questa cornice.

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