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La Repubblica Rassegna Stampa
30.12.2021 'Annientare', il nuovo libro di Michel Houellebecq
Analisi di Anais Ginori

Testata: La Repubblica
Data: 30 dicembre 2021
Pagina: 29
Autore: Anais Ginori
Titolo: «La Francia annientata di Houellebecq»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 30/12/2021, a pag.29, con il titolo 'La Francia annientata di Houellebecq', il commento di Anais Ginori.

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Anais Ginori

Annientare, esce il 7 gennaio nuovo libro Houellebecq - Ultima Ora - ANSA
La copertina (La nave di Teseo ed.)

Francia, il ritorno di Michel Houellebecq: dal 7 gennaio in libreria c'è
Michel Houellebecq

Michel Houellebecq torna in libreria con Annientare , romanzo fluviale, più di settecento pagine, che narra la rinascita di un amore, quello tra il dirigente statale Paul Raison e la moglie Prudence, proiettandosi nella Francia del 2027, nel mezzo della campagna per la presidenziale su cui incombono spettacolari attacchi hacker condotti da misteriose sette. Con Houellebecq ogni riferimento a persone esistenti o fatti realmente accaduti non è mai casuale, ed è facile riconoscere nel romanzo l’attuale ministro Bruno Le Maire, alias Bruno Juge, di cui il protagonista Paul è il fidato consigliere, presentato come «il più grande ministro dell’Economia dai tempi di Colbert». Un tecnocrate colto, raffinato e competente ma non abbastanza istrione per candidarsi all’Eliseo in quella che l’autore chiama già «postdemocrazia ». Il ministro – che migliora la dizione recitando versi di Corneille, uno dei passaggi più esilaranti del romanzo – è quindi affiancato in un ticket elettorale con il più popolare conduttore di talk show Benjamin Sarfati che deve affrontare al ballottaggio o il candidato giovane e “figo” del Rassemblement National, ritratto molto vicino all’attuale delfino di Marine Le Pen, Jordan Bardella. Edito da la Nave di Teseo di Elisabetta Sgarbi, Annientare è molto atteso perché Houellebecq, sessantacinque anni, è uno degli scrittori francesi più famosi nel mondo e i suoi romanzi non hanno mai lasciato indifferenti, alimentando polemiche e speculazioni su presunta vena profetica. Nell’ultimo libro, Serotonina , si potevano scorgere le premesse del movimento dei gilet gialli nelle pagine in cui raccontava il blocco di un’autostrada per la protesta degli agricoltori. Nel 2015 Sottomissione , che prefigurava l’avvento al potere nel 2022 di un presidente musulmano, è uscito nel giorno dell’attentato a Charlie Hebdo, che viene citato in Annientare con il riferimento a uno dei giornalisti feriti, Philippe Lançon. Non è l’unico parallelo tra i due romanzi. Questa volta Houellebecq descrive una Francia che non è sprofondata nella guerra civile o di religione, che nel 2022 non ha eletto un capo dello Stato musulmano ma ha confermato per un secondo mandato il presidente che prometteva la Start-up Nation e invece si è convertito al fascino dell’economia centralizzata alla francese, ecco Emmanuel Macron anche se non viene mai nominato. La Francia del 2027, per come la racconta Houellebecq, è addirittura tornata a essere la quinta potenza economica mondiale, risanata nei conti e con una nuova forza industriale, seppur schiacciata nel conflitto sempre più violento tra Usa e Cina, e «il tutto senza contestazioni, senza scioperi, in un clima di consenso sorprendente ». L’annientamento non è insomma nei dati contabili e neppure nella guerra economica che orgogliosamente combatte il ministro Bruno Juge dagli uffici del quartiere di Bercy, «cittadella totalitaria trapiantata nel cuore della città». Nella visione dell’autore, la progressiva distruzione è piuttosto quella di una società malata di individualismo, orfana di riferimenti morali e ideologie, dove l’amore tra figli e genitori appare qualcosa di innaturale, la famiglia e la vita coniugale sono gli «ultimi due poli residui attorno ai quali si organizza l’esistenza degli ultimi occidentali ». Il declino dell’Occidente e della civiltà cristiana – basterebbe la scena nella quale Paul entra in una chiesa vuota e desolata senza ricordare in quale senso deve fare il segno della croce – sono fili conduttori dell’opera di Houellebecq. I suoi detrattori ritroveranno anche le fantasie erotiche del tipico maschio bianco eterosessuale, alcuni cliché sulle differenze di genere, le critiche all’eutanasia e qualche considerazione politicamente scorretta sui migranti che tentano di sbarcare in Europa. È un romanzo avvolto in uno strano torpore, accompagnato dai sogni distopici di Paul, ma è anche una finestra verso la redenzione nel ritratto di una coppia alla deriva che non ha avuto figli, non ha nemmeno un cane e si ritrova ad avere in comune solo un frigorifero, anzi nemmeno quello da quando Prudence è diventata vegana nonché adepta della religione wicca. «Quello che accade all’interno di una coppia è del tutto particolare, non si può applicare ad altre coppie – scrive Houellebecq – non è suscettibile di interventi né di commenti, è separato dal resto dell’esistenza umana, diverso dalla vita in generale così come dalla vita sociale comune a molti mammiferi, non lo si può comprendere neppure a partire dalla discendenza che la coppia può avere generato, insomma, è un’esperienza di tutt’altro ordine, per l’esattezza non è nemmeno un’esperienza, ma un tentativo». Come due naufraghi su una zattera, Paul e Prudence finiscono per avere solo se stessi, non trovando posto in una realtà che attraversano con una «incomprensione spaurita », accompagnati da fratelli e sorelle che intanto colano a picco. Nel loro essere perennemente spaesati , incapaci di dominare gli eventi, appaiono più veri nella «prossimità del nulla», espressione all’inizio del romanzo, e quindi già pronti a riconoscere quella sottile «corrente di speranza, come il sangue che riprende a circolare in un organo contuso ». La salvezza è il corpo, avamposto di qualsiasi trasformazione, dal letto di ospedale dove Paul va a trovare suo padre in coma, ex agente dei servizi segreti che custodisce la chiave dei misteriosi attacchi hacker, a quello di una vecchia casa di famiglia dove Prudence torna ad abbracciare Paul tra le coperte, come fossero di nuovo bambini. Houellebecq sembra quasi irridere ai «profeti di sventura» e apre squarci di luce. «I destini vanno dritti per la loro strada – scrive – solo di rado si incrociano, e ancor meno di frequente cambiano rotta; eppure capita, di tanto in tanto».

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