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La Repubblica Rassegna Stampa
19.08.2021 Afghanistan 2: le incognite di Russia e Cina
Analisi di Gianni Vernetti

Testata: La Repubblica
Data: 19 agosto 2021
Pagina: 27
Autore: Gianni Vernetti
Titolo: «Le incognite di Russia e Cina»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi 19/08/2021, a pag.27 con il titolo 'Le incognite di Russia e Cina', l'analisi di Gianni Vernetti.

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Gianni Vernetti

China's Neighbors

Il primo ministro Mario Draghi nella sua intervista al Tg1, nel ricordare i 54 soldati italiani caduti in Afghanistan, ha ricordato i motivi fondamentali per i quali l’Italia, insieme agli alleati della Nato, si è impegnata in questi lunghi vent’anni nel Paese: sconfiggere Al Qaeda e il terrorismo jihadista, sostenere lo sviluppo del Paese, difendere i diritti e le libertà fondamentali. E anche in un momento di oggettiva difficoltà per l’Occidente, è giusto e doveroso ricordare l’impegno profuso dall’Italia in Afghanistan sul piano militare, diplomatico e civile. L’esperienza del “Provincial Reconstruction Team” di Herat, il sostegno alle istituzioni afghane a cominciare dalla riforma del sistema giudiziario, la ricostruzione materiale del Paese, la costruzione di decine di strutture scolastiche e sanitarie, testimoniano un impegno di cooperazione che ha lasciato il segno. E se oggi la priorità assoluta è la realizzazione di un corridoio umanitario per permettere a tutti coloro che hanno lavorato con l’Italia di essere tutelati dai rischi di vendetta dei talebani del neo-proclamato Emirato Islamico, a brevissimo sarà necessario indicare una prospettiva politica per evitare che l’Afghanistan torni a essere un fattore di instabilità globale. Per Draghi, tale opportunità è rappresentata dal G20 a presidenza di turno italiana, nel quale sono inclusi, accanto a tutto l’Occidente, alcuni dei nuovi protagonisti della crisi afghana: India, Cina e Russia in particolare. Le sfide aperte sono molteplici: sicurezza, diffusione del jihadismo, tutela dei diritti, rischi di nuova esportazione di instabilità, narcotraffico. L’Emirato islamico di Kabul rischia di tornare a essere in breve tempo un fattore di instabilità regionale e globale, alimentando processi imitativi e galvanizzando l’insorgenza jihadista in Medio Oriente e in Africa. Le prime dichiarazioni dei talebani sul Kashmir non fanno certo dormire sonni tranquilli alla vicina India. C’è poi l’incognita della Cina. In queste ore Pechino si sta proponendo come il più solido interlocutore del regime talebano, pronta a riconoscere l’Emirato in cambio di un patto transazionale di reciproca “non ingerenza”: risorse per sviluppo e infrastrutture, ingresso dell’Afghanistan nella nuova Via della Seta, in cambio di un condiviso “silenzio” sui diritti umani. Gli uiguri in Cina e le donne a Kabul, più sole che mai. Infine la Russia, che dopo aver ricevuto per prima a Mosca la leadership talebana guidata dal Mullah Abdul Baradar (dal 15 agosto presidente de facto del nuovo Emirato Islamico dell’Afghanistan), sta cercando di recuperare la propria influenza geopolitica in Asia centrale approfittando della debolezza occidentale. E la retorica di queste ore sui media di stato cinesi e russi non fa ben sperare: la frettolosa ritirata americana dall’Afghanistan è diventata oramai il simbolo dell’inaffidabilità occidentale pronta ad abbandonare gli amici in difficoltà: Taiwan e Ucraina sono avvisate. Il G20 sarà dunque un test importante per capire se e come Russia e Cina coopereranno con l’Occidente per la futura stabilizzazione dell’Afghanistan e anche per stringere un nuovo accordo strategico con l’India, alleato sempre più importante per l’Occidente in Asia. E in attesa del Summit del G20 del prossimo 30 e 31 ottobre a Roma, ma che il premier Draghi sta cercando di anticipare, la prima verifica da fare sarà proprio sui diritti delle donne. In questi vent’anni di presenza occidentale in Afghanistan, milioni di bambine hanno ripreso ad andare a scuola, il 60% degli studenti delle università afghane sono ragazze e migliaia di donne hanno lavorato nei media, negli ospedali, negli uffici pubblici e privati di tutto il Paese. La comunità internazionale ha dunque una chiara priorità: fare in modo che queste conquiste non vengano cancellate in pochi giorni. E la Conferenza del G20 sull’ empowerment femminile del prossimo 26 agosto a Santa Margherita Ligure, potrebbe essere una prima occasione per verificare fra tutti i Paesi del G20 un piano di azione comune.

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