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La Repubblica Rassegna Stampa
26.06.2021 Roma, incontro Lapid-Blinken
Commento di Sharon Nizza

Testata: La Repubblica
Data: 26 giugno 2021
Pagina: 1
Autore: Sharon Nizza
Titolo: «Israele, Lapid vola a Roma per vedere Blinken»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA online di oggi, 26/06/2021, l'articolo di Sharon Nizza dal titolo "Israele, Lapid vola a Roma per vedere Blinken".

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Sharon Nizza

Lapid to meet US Secretary of State Blinken in Rome next week | The Times  of Israel
Antony Blinken con Yair Lapid

Yair Lapid, neo-ministro degli Esteri, nonché premier alternato, sarà a Roma domenica per la prima missione di Stato dall’insediamento del nuovo governo israeliano meno di due settimane fa. In un comunicato ufficiale, il portavoce del ministero degli Esteri ha reso noto che Lapid si recherà nella capitale italiana per incontrare il segretario di Stato americano Antony Blinken, che, nell’ambito del tour europeo in corso, farà tappa a Roma per la riunione della Coalizione globale anti-Isis e poi a Bari e Matera per il G20. Il Vaticano ha reso noto che lunedì Blinken incontrerà anche papa Francesco. Fonti diplomatiche israeliane confermano invece a Repubblica che a Roma Lapid incontrerà anche il ministro degli Esteri Luigi Di Maio che proprio oggi, nel corso di un convegno pubblico, ha annunciato una visita in programma in Israele e nei Territori Palestinesi per fine luglio, “nell'ottica di rivitalizzare il ruolo del Quartetto provando a innalzare il profilo dell'Ue” per riportare le parti al negoziato del processo di pace.

Il faccia a faccia Lapid-Blinken costituisce il primo vertice tra l’amministrazione statunitense guidata da Joe Biden e il nuovo governo israeliano di Naftali Bennett, che il 13 giugno ha messo fine a 12 anni consecutivi di governi Netanyahu. Blinken aveva incontrato Lapid durante la sua prima visita di Stato in Israele a fine maggio, quando questi vestiva ancora i panni di capo dell’opposizione. Tra gli argomenti che verranno affrontati ci sono le trattative in corso per cementare la tregua con Hamas dopo 11 giorni di conflitto a maggio, nonché il quadro delle alleanze regionali. Martedì Lapid si imbarcherà nella sua seconda missione da capo della diplomazia dello Stato ebraico e visiterà gli Emirati Arabi Uniti, il primo viaggio alla luce del sole di un esponente di governo israeliano dalla firma degli Accordi di Abramo a settembre. Una visita che Netanyahu ha cercato per ben quattro volte di realizzare negli ultimi mesi, ma che è stata rinviata a causa delle restrizioni Covid o di polemiche legate all’ultima campagna elettorale. La questione iraniana ricoprirà un ruolo centrale nell’incontro tra Lapid e Blinken a Roma. Israele segue con preoccupazione l’evolversi delle trattative sul possibile rientro americano nell’accordo nucleare Jcpoa, sul quale si è appena concluso un sesto round di colloqui a Vienna del gruppo 5+1. Dalle cancellerie occidentali arrivano ancora segnali di esitazione circa il raggiungimento di un'intesa: oggi, in una conferenza stampa a Parigi con l'omologo francese, Blinken ha affermato che “ci sono ancora significative divergenze con l’Iran”, esprimendo “seria preoccupazione” per l'atteggiamento di Teheran rispetto al monitoraggio dei siti nucleari da parte dell’Aiea. D’altro canto, in Israele riecheggiano le recenti dichiarazioni alla stampa iraniana di Mahmoud Vaezi, capo dello staff del premier uscente Hassan Rouhani, secondo cui nelle trattative in corso è stato raggiunto un accordo per eliminare “circa 1,040 sanzioni dell’era Trump, comprese alcune contro individui della cerchia ristretta del leader supremo” Khamenei. Secondo Zvi Barel, l’esperto militare di Haaretz, in vista dell'eliminazione delle sanzioni sul greggio, l’Iran da mesi sta immagazzinando riserve di petrolio, aumentando significativamente la propria abilità produttiva tanto da quasi raddoppiare la capacità di esportazione (da 2,1 a 3,8 milioni di barili al giorno). Come il precedente governo Netanyahu, anche quello guidato da Bennett e Lapid si oppone agli sforzi dell'amministrazione Biden di rientrare nell'accordo sul nucleare iraniano, abbandonato da Trump nel 2018. “Preferiremmo che il mondo capisse da solo che con un regime fanatico, che elegge a presidente il ‘boia di Teheran’, non si dovrebbe fare affari”, ha affermato giovedì il premier Naftali Bennett. “Continueremo a consultarci con i nostri alleati, cercando di convincerli, condividendo informazioni. Ma, alla fine, la responsabilità del nostro destino è nelle nostre mani”. La dichiarazione di Bennett arrivava poche ore dopo la rivelazione del New York Times su un tentativo di sabotaggio – conclusosi senza vittime o danni, secondo fonti iraniane riportate dal quotidiano statunitense - del principale sito di produzione di centrifughe nucleari a Karaj, nella periferia di Teheran. Un sito che si trova nella lista degli obiettivi che Israele avrebbe in passato presentato agli Usa per contrastare il programma nucleare iraniano.

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