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La Repubblica Rassegna Stampa
15.05.2021 Israele, offensiva contro Hamas
Cronaca di Sharon Nizza

Testata: La Repubblica
Data: 15 maggio 2021
Pagina: 14
Autore: Sharon Nizza
Titolo: «Offensiva contro Hamas. Bluff di Israele sui media per preparare l’attacco»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 15/05/2021, a pag. 14, l'articolo di Sharon Nizza dal titolo "Offensiva contro Hamas. Bluff di Israele sui media per preparare l’attacco".

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Sharon Nizza

Striscia di Gaza, pioggia di razzi di Hamas su Israele: due morti - la  Repubblica

 
Si moltiplicano i fronti delle ostilità per Israele: nell’ultima giornata, oltre al durissimo scontro con Hamas, la tensione monta in Cisgiordania, al confine libanese e non si placano i violenti scontri interni che stanno sconvolgendo i precari equilibri della società israeliana. Mentre continuano i lanci di missili da Gaza sulle città israeliane, Israele sferra un bombardamento dietro l’altro: il palazzo Ansar, il ministero degli Interni e della Sicurezza nazionale di Hamas, si aggiunge alla lista di oltre 750 obiettivi legati a Hamas e alla Jihad Islamica che l’esercito ha già colpito in quattro giorni di combattimenti. Ed è proprio in quei momenti, mentre atterra in Israele Hady Amr, l’inviato americano incaricato da Biden di mediare tra le parti, che arrivano le prime voci su una possibile tregua in arrivo. Khaled Mashal tramite l’agenzia di stampa turca dice che Hamas è pronto al cessate il fuoco. Negli stessi istanti la tv israeliana cita "fonti governative" secondo cui «Israele ora potrebbe cominciare a discutere di una tregua, ma ci vorrà ancora qualche giorno». Poco prima Netanyahu aveva dichiarato: «Non è finita. Stanno pagando e continueranno a pagare un caro prezzo per averci attaccato nella capitale e lanciato missili sulle nostre città». Se vuoi la tregua, cerca la guerra.

Il lancio di sei missili di Hamas lunedì verso Gerusalemme aveva dato il via a bombardamenti senza precedenti dell’aviazione israeliana sulla Striscia e a incessanti lanci di missili da Gaza, che hanno puntato l’area metropolitana di Tel Aviv come mai in passato. Nella notte di giovedì, Israele cambia le carte in tavola e avvia la più massiccia offensiva dall’Operazione Margine Protettivo del 2014, mettendo in campo per la prima volta dall’inizio degli scontri anche forze di terra. Per 40 minuti 160 aerei bombardano il Nord della Striscia, mentre corazzati, artiglieria e fanteria sono schierati a ridosso del confine in uno schema di cui solo il giorno dopo si capirà il meccanismo. Il portavoce internazionale dell’Idf ha tratto in inganno la stampa estera, con un comunicato ambiguo che ha fatto credere ad alcuni giornalisti che Israele stesse invadendo via terra. L’ Afp rilancia, il Wsj cita anche fonti palestinesi che intravedono i carri in mobilitazione. Nulla di tutto ciò è vero e dopo un’ora arriva una «precisazione» del portavoce militare: le truppe israeliane non sono nella Striscia di Gaza. La mossa ottiene l’obiettivo stabilito: una trappola per gli uomini di Hamas che prendono postazione all’interno della "Metro". Così chiamano gli ufficiali dell’Idf il sistema di tunnel sotterranei. Sotto le macerie dopo i bombardamenti, secondo l’esercito israeliano, si trovano decine di operativi di alto di livello di Hamas. Con loro, anche diverse vittime civili, che secondo le stime del ministero della Salute palestinese di Gaza, portano il bilancio dei morti dall’inizio delle ostilità a 126, tra cui 31 bambini. Israele sostiene che almeno 75 tra le vittime siano combattenti e che una parte delle vittime siano il risultato di "fuoco amico", razzi esplosi all’interno della Striscia.

Il portavoce militare riporta che in quattro giorni sono stati lanciati su Israele oltre 2mila missili, intercettati al 90 percento dal sistema antimissilistico Iron Dome. Le vittime israeliane sono 9. «L’obiettivo di Israele è infliggere un colpo duro a Hamas che ripristini la deterrenza », ci dice il professor Uzi Rabi, direttore del centro Dayan dell’Università di Tel Aviv. «L’azione di giovedì notte è stata un game changer , e per questo ora si può cominciare a parlare di tregua». Ma ci sono ancora altri obiettivi che Israele intende ancora colpire per stroncare lo scheletro dell’organizzazione, «spostando il prossimo round di scontri il più lontano possibile», dice Rabi. La conferma di Biden «al diritto d’Israele di difendersi», espresso in una telefonata a Netanyahu, garantisce ancora qualche giorno di manovre, probabilmente fino a dopo la riunione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu prevista domenica. Mentre molta della concentrazione dell’establishment politico e delle forze di sicurezza è volta a cercare di gestire la situazione di guerriglia interna che dilaga nelle città a popolazione mista musulmana ed ebraica, ora il focus rischia di spostarsi su altri fronti. In vista del giorno della Nakba, "la Catastrofe", come definiscono i palestinesi quella che per gli israeliani è la data civile dell’indipendenza dello Stato, le tensioni si sono fatte sentire anche al Nord e in Cisgiordania. Al confine con il Libano dei sostenitori di Hezbollah hanno varcato il confine con la cittadina di Metulla, imbattendosi nel fuoco dei soldati israeliani che hanno provocato un morto, il 21enne Muhammad Tahhan. Un altro giovane è rimasto ferito. In Cisgiordania si sono tenute per la prima volta dall’inizio dell’escalation con Gaza manifestazioni nelle città palestinesi, coordinate da Hamas. Gli scontri con l’esercito hanno provocato 9 morti tra i palestinesi. Abu Mazen ha chiesto alla comunità internazionale di condannare Israele e ha invocato la mediazione americana per fermare «"la brutale aggressione israeliana». Si apre per l’amministrazione Usa il primo banco di prova sulla questione israelo-palestinese dall’insediamento di Biden.

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