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La Repubblica Rassegna Stampa
06.05.2021 Governo in Israele, incarico a Lapid
Commento di Sharon Nizza

Testata: La Repubblica
Data: 06 maggio 2021
Pagina: 1
Autore: Sharon Nizza
Titolo: «Israele, ora tocca a Lapid formare il governo. Verso la fine dell'era Netanyahu?»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA online di oggi, 06/05/2021, il commento di Sharon Nizza dal titolo "Israele, ora tocca a Lapid formare il governo. Verso la fine dell'era Netanyahu?".

A destra: Naftali Bennett, Yair Lapid

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Sharon Nizza

Dopo che ieri a mezzanotte Benjamin Netanyahu aveva rimesso nelle mani del presidente Rivlin il mandato di formare un governo, la palla passa ora nel campo avversario: al termine di un breve giro di consultazioni, Rivlin questa sera ha affidato l'incarico a Yair Lapid, attuale capo dell'opposizione. Nel corso della giornata, il presidente aveva convocato i due principali papabili a ottenere l'incarico, Yair Lapid e Naftali Bennett, ognuno dei quali aveva indicato se stesso come prossimo premier in pectore. Lapid ha incassato 56 raccomandazioni, 11 in più rispetto al primo round di consultazioni un mese fa (si aggiungono ora i sei voti di Gideon Saar, ex ministro del Likud che ha rotto con Netanyahu mesi fa e cinque su sei dei voti della Lista Araba Unita). Con il suo Yesh Atid, Lapid aveva ottenuto 17 seggi alle ultime elezioni di marzo - le quarte in due anni. Seppur con un margine significativo di 13 seggi dal Likud di Netanyahu, che ne aveva ottenuti 30, è lui ora a ricevere l'incarico per tentare di formare una maggioranza di 61 parlamentari e fare uscire il Paese dallo stallo politico che si protrae da oltre due anni.

Bennett, ago della bilancia
Per riuscire nell'impresa, dovrà però scendere a seri compromessi con Naftali Bennett, leader del partito della destra nazionalista Yemina. È lui che si rivela il vero protagonista di una svolta che potrebbe portare all'allontanamento di Netanyahu dalla presidenza del Consiglio dei ministri, una posizione che occupa ininterrottamente dal 2009. Bennett, 49 anni, che ha iniziato la sua carriera politica come capo dello staff di Netanyahu quando questi era capo dell'opposizione, negli ultimi mesi si è posto come ago della bilancia nelle trattative verso la formazione di un nuovo governo. I soli 7 seggi ottenuti alle ultime elezioni, insieme ai 4 del partito islamico Ra'am di Mansour Abbas, sono infatti critici per ognuno dei campi rivali, in quanto si tratta degli unici due partiti a non aver mai escluso la possibilità di allearsi con Netanyahu, così come con le opposizioni. Bennett ora potrebbe superare il maestro Netanyahu, considerato il mago indiscusso della politica israeliana, diventando, con i suoi 7 seggi, primo premier in un governo di rotazione con Lapid. Questa è infatti la base di un accordo raggiunto tra i due leader nelle settimane scorse. Per prepararsi a questa eventualità, Bennett negli ultimi mesi aveva fatto un repulisti nel partito, separandosi dalle frange più oltranziste che hanno trovato casa in "Sionismo Religioso" di Betzalel Smotrich.

Il veto di Smotrich
È stato proprio Smotrich a fare naufragare la possibilità di un nuovo governo Netanyahu, che per i 28 giorni della durata del suo mandato perlustrativo aveva cercato di trovare una maggioranza sostenuta, oltre che dagli alleati tradizionali della destra e dei partiti ultraortodossi, anche dal partito islamico Ra'am. Smotrich, mettendo il veto a un'alleanza con un partito che accusa di sostenere il terrorismo, ha bloccato questa possibilità facendo crollare il fragile castello delle alleanze di Netanyahu - che in questi giorni sta affrontando la fase dibattimentale del processo che lo vede imputato per corruzione. La legge israeliana consente ai parlamentari e al primo ministro di esercitare le proprie funzioni anche con un procedimento penale in corso, mentre questa prerogativa non è riservata a chi occupa un ruolo ministeriale.

Le future mosse di Netanyahu
Dopo l’annuncio del presidente, Netanyahu ha rilasciato una dichiarazione in cui ha accusato Bennett di tradire l’elettorato di destra aderendo a un “pericoloso governo di sinistra”. E non demorde, chiedendo a Bennett di ripensarci e di tornare a casa, formando un governo di destra che rispecchi la volontà della maggioranza degli elettori. Prima di sedersi ai banchi dell’opposizione, Netanyahu – che fino al giuramento di un nuovo governo rimane premier in carica – cercherà di giocare ancora una carta: frammentare il più possibile le già disomogenee anime del campo avversario. Lapid ha ora a disposizione 28 giorni per cercare di mettere d’accordo 9 formazioni che vanno dalle destre di Bennett, Saar e Lieberman – considerati più falchi di Netanyahu sul fronte nazionalista – alla sinistra progressista di Meretz e del Labour fino ai partiti arabi.

Lo spettro di nuove elezioni
Nei delicati equilibri che si sono venuti a creare, ogni voto è significativo e Netanyahu oggi ha già incassato una vittoria: uno dei 7 parlamentari di Bennett ha annunciato che non sosterrà un governo con i partiti di sinistra. Già in altre due occasioni, nelle tre tornate elettorali precedenti, Netanyahu si era visto soffiare l’incarico della formazione del governo, allora da parte di Benny Gantz. Tutte le volte, quando sembrava che la fine di un’era si avvicinasse, è riuscito a trovare una via di uscita e a mantenere la premiership. Per questo i commentatori politici sono ancora cauti nell’accostare la parola fine a Netanyahu, mentre lo spettro di quinte elezioni nei prossimi mesi rimane sempre presente.

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