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La Repubblica Rassegna Stampa
26.04.2021 Scontri a Gerusalemme, sale la tensione
Commento di Sharon Nizza

Testata: La Repubblica
Data: 26 aprile 2021
Pagina: 1
Autore: Sharon Nizza
Titolo: «Scontri a Gerusalemme, sale la tensione in Israele»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA online di oggi, 26/04/2021, il commento di Sharon Nizza dal titolo "Scontri a Gerusalemme, sale la tensione in Israele".

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Sharon Nizza

Un vortice di eventi partito da Gerusalemme si è propagato fino alla Striscia di Gaza nei giorni scorsi aumentando la tensione tra israeliani e palestinesi. Nella notte di venerdì, sono stati lanciati 36 razzi verso le cittadine israeliane al confine con la Striscia – in parte intercettati dal sistema Iron Dome - provocando la reazione dell’aviazione israeliana che ha colpito postazioni militari di Hamas, considerata responsabile dei lanci da Gaza. Sabato, il capo di Stato maggiore Aviv Kohavi ha annullato in extremis un’attesa missione negli Stati Uniti, dove si sarebbe dovuto recare oggi a parlare di nucleare iraniano (sono invece partiti il capo del Mossad Yossi Cohen e quello della Sicurezza Nazionale Meir Ben Shabbat).

Clashes on Gaza Border as Ramadan Violence Flares in Jerusalem | Voice of  America - English

Ad innescare il ciclo della violenza, una serie di episodi a Gerusalemme che ha portato a scontri accesi tra polizia, giovani palestinesi ed ebrei appartenenti all’estrema destra nel corso della settimana scorsa. La scintilla è stata il transennamento dell’area di fronte alla Porta di Damasco in città vecchia, uno dei luoghi di ritrovo più popolari per la popolazione palestinese locale, in particolare nei giorni del Ramadan. La polizia sostiene che si tratti di misure standard, necessarie a garantire il passaggio ordinato delle migliaia di fedeli che si recano alla Moschea di Al Aqsa, ma non si ha memoria di tali restrizioni nel passato. Poi, la settimana scorsa, alcuni video virali di giovani palestinesi che aggrediscono ebrei osservanti, parte di un nuovo trend di bullismo su Tiktok, hanno portato giovedì a una manifestazione promossa dall’organizzazione di estrema destra Lahava, degenerata in cori “morte agli arabi”. Le serate dell’Iftar, il pasto serale che interrompe il digiuno del Ramadan, sono diventate momento di scontri pesanti tra polizia e manifestanti, con scene di guerriglia urbana cui non si assisteva da anni a Gerusalemme e numerosi arresti e feriti.

La nottata di lanci da Gaza ha portato sabato a una riunione di emergenza dei vertici politici e di sicurezza che è uscita con un messaggio chiaro, sottolineato dal Capo di Stato maggiore e frutto della mediazione egiziana con Hamas: al silenzio si risponderà con il silenzio. Il fatto che sabato sera siano stati lanciati altri quattro razzi dalla Striscia di Gaza, intercettati o caduti in aree disabitate, senza che vi sia stata una risposta israeliana, è indicativo di quanto poco interesse vi sia a un’escalation. Nel frattempo, il sindaco di Gerusalemme Moshè Lion ha convocato un tavolo di dialogo con i rappresentanti dei quartieri della città appartenenti alle diverse confessioni religiose, in un tentativo di ripristinare la calma. La tensione di questi giorni va inquadrata anche nell'ambito di un altro scenario, ossia l'imminente possibilità che le elezioni legislative palestinesi – previste per il 22 maggio – vengano posticipate a data da definirsi.

Da una settimana infatti si fanno sempre più insistenti voci secondo cui il presidente Abu Mazen potrebbe annunciare a breve un rinvio delle elezioni, temendo una disfatta a causa della frammentazione interna con cui il suo partito, Fatah, si presenta al primo appuntamento elettorale dopo 15 anni. Un’ipotesi assolutamente respinta da Hamas, che si presenta invece con un fronte unitario e mira a rafforzare la propria presa sulla Cisgiordania, oltre a quella che dal 2007 ha sulla Striscia di Gaza da cui ha epurato i rivali di Fatah. È proprio sul voto a Gerusalemme che la partita delle elezioni potrebbe sfumare: i palestinesi puntano il dito contro Israele che impedirebbe il voto ai palestinesi di Gerusalemme Est (anche se finora non ha espresso nessuna posizione ufficiale in merito, ma tra gli analisti israeliani è opinione comune che, per preservare lo statu quo, Israele potrebbe "venire in aiuto" ad Abu Mazen, fornendogli la scusa per il rinvio). Hamas presenta un’equazione: disordini a Gerusalemme significano instabilità anche nel Sud d’Israele. Al contempo un messaggio di propaganda elettorale per i palestinesi e di allerta per Israele. Tra Covid, crisi economica, situazione politica in bilico per entrambi – Netanyahu non è ancora riuscito a formare un governo dopo le quarte elezioni in due anni – gli esperti osservano come non via sia interesse di nessuna delle parti a infiammare ulteriormente il quadro. Ma la tensione rimane alta e, che gli eventi sfuggano al controllo della realpolitik, rimane una possibilità sempre concreta.

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