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La Repubblica Rassegna Stampa
23.03.2021 Sanzioni dall'Europa alla Cina, è scontro
Cronaca di Alberto D'Argenio

Testata: La Repubblica
Data: 23 marzo 2021
Pagina: 14
Autore: Alberto D'Argenio
Titolo: «L’Europa sanziona la Cina, è la prima volta da Tienanmen»

Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 23/03/2021, a pag.14, con il titolo "L’Europa sanziona la Cina, è la prima volta da Tienanmen" la cronaca di Alberto D'Argenio.

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Alberto D'Argenio

China's innovation, not investments, should worry Europe

È durissimo lo scontro tra Europa e Cina, con un botta e risposta di sanzioni e contromisure che non si vedeva da tre decenni. Ieri i ministri degli Esteri dell’Unione hanno comminato misure restrittive a quattro alti ufficiali cinesi nella regione Xinjiang per le violazioni dei diritti umani sulla minoranza musulmana degli uiguri. Di fatto le prime sanzioni con le quali il continente colpisce Pechino dal massacro di piazza Tienanmen del 1989. Le misure sono arrivate in virtù del nuovo meccanismo europeo, approvato a dicembre, che permette alla Ue di colpire chiunque violi i diritti fondamentali in giro per il mondo e prevedono congelamento dei beni e divieto di viaggio in Europa. Ad aprile, inoltre, i capi delle diplomazie dei Ventisette dovrebbero tornare a colpire il Dragone su Hong Kong. La Repubblica popolare ha risposto in modo durissimo, alzando il livello dello scontro: se Bruxelles ha colpito dei funzionari, Pechino ha messo nel mirino le stesse istituzioni dell’Unione, parlamentari e think tank europei tra cui quello dell’ex segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen. La mossa di Bruxelles è stata coordinata con i maggiori partner internazionali, tanto che Stati Uniti, Canada e Regno Unito hanno annunciato identiche sanzioni contro gli stessi funzionari cinesi dello Xinjiang. La decisione arriva proprio alla vigilia della ministeriale Nato con il segretario di Stato Antony Blinken, in arrivo per la prima volta a Bruxelles con il dossier Cina in cima all’agenda dopo lo scontro al vertice in Alaska della settimana scorsa. La rappresaglia di Pechino è stata durissima, senza precedenti, con i cinesi che subito dopo l’annuncio di Bruxelles hanno contrattaccato spingendosi a sanzionare 10 parlamentari europei e 4 entità, di cui due istituzioni centrali a Bruxelles come Parlamento e Consiglio. Una mossa clamorosa. Nel mirino finiscono la sottocommissione dell’Europarlamento per i Diritti umani e il braccio Politica e sicurezza dello stesso Consiglio Ue, il consesso dei governi dell’Unione che ieri con i ministri degli Esteri ha approvato le misure contro la Cina. Tra le persone fisiche sanzionate 5 sono europarlamentari e gli altri sono eletti in Olanda, Belgio e Lituania più due studiosi. La Repubblica popolare ha giustificato le contromisure affermando che le sanzioni sono basate su «bugie e disinformazione violando il diritto internazionale e minando gravemente le relazioni tra Cina e Ue». L’Alto rappresentante Josep Borrell ha affermato che le ritorsioni cinesi «sono inaccettabili: non ci sarà nessun cambiamento di rotta sulla difesa dei diritti umani». Il presidente dell’Europarlamento, David Sassoli, ha aggiunto che le sanzioni cinesi «avranno delle conseguenze». Saranno elaborate nei prossimi giorni, ma la crisi sembra allontanare il voto di Strasburgo sull’accordo relativo agli investimenti tra Ue e Cina. L’Olanda ha invece convocato l’ambasciatore cinese lasciando intendere che la questione sarà ripresa al summit europeo di dopodomani. Intanto ieri i capi delle diplomazie, sempre usando il nuo vo Magnitsky Act europeo sui diritti umani, hanno sanzionato 11 responsabili del golpe in Birmania (tra cui il comandante in capo Min Aung Hlaing), Corea del Nord, Libia e i responsabili delle torture delle persone Lgbt in Cecenia.

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