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La Repubblica Rassegna Stampa
01.02.2021 Russia, ecco il pugno duro di Putin: 5mila oppositori arrestati
Cronaca di Rosalba Castelletti

Testata: La Repubblica
Data: 01 febbraio 2021
Pagina: 14
Autore: Rosalba Castelletti
Titolo: «La repressione di Putin. Oltre 5 mila arresti tra il popolo di Navalnyj. Usa e Ue condannano»

Riprendiamo da REPUBBLICA di oggi, 01/02/2021, a pag.14, con il titolo "La repressione di Putin. Oltre 5 mila arresti tra il popolo di Navalnyj. Usa e Ue condannano" la cronaca di Rosalba Castelletti.

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Rosalba Castelletti

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Aleksej Navalnyj

Alla fine del giorno sono le urla quelle che rimangono. Il grido soffocato di un manifestante di Cheljabinsk immobilizzato a terra dagli agenti anti-sommossa: «Non riesco a respirare ». Lo sfogo di un detenuto di Vladivostok prima di essere operato: «Ho un buco nella gamba, c’è un proiettile dentro». E gli slogan dei dimostranti, Pozor , Vergogna, Svoboda , Libertà, mentre gli agenti di polizia bastonano con i manganelli, lanciano gas lacrimogeni, immobilizzano i dimostranti con le pistole stordenti. La giornata della repressione più dura nella Russia moderna si conclude con oltre 5mila arresti in 88 città, secondo l’ong Ovd-info. Per il secondo weekend consecutivo l’ondata di proteste ha attraversato la Russia partendo dal porto sul Pacifico Vladivostok e rotolando verso Ovest lungo 11 fusi orari fino all’exclave di Kaliningrad sul Baltico. Per chiedere la scarcerazione di Aleksej Navalnyj, l’oppositore sopravvissuto all’avvelenamento da Novichok incarcerato due settimane fa, e denunciare la corruzione al potere cristallizzata dal “palazzo di Putin”, una residenza lussuosissima sul Mar Nero che secondo il Fondo anti- corruzione dell’attivista apparterrebbe al presidente russo. Non è servito a nulla arrestare i più stretti collaboratori di Navalnyj o blindare i luoghi dei raduni, chiudendo le stazioni della metropolitana e barricando le strade. A Vladivostok i manifestanti si sono riversati sulle acque ghiacciate del Golfo dell’Amur e si sono messi a danzare in cerchio. Improvvisati girotondi hanno colorato la neve anche in Siberia, a Khabarovsk e Novosibirsk, o negli Urali, a Ekaterinburg e Cheljabinsk, dove si sono tenute le più grandi proteste degli ultimi anni.

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Vladimir Putin davanti a un ritratto di Stalin

«Vogliamo vivere in un Paese libero», confessavano i dimostranti ai giornalisti. Nella capitale dimostranti e polizia antisommossa hanno giocato tutto il giorno al gatto e al topo. Trasformato il centro storico in una fortezza, a partire da piazza Lubjanka, la sede dei servizi Fsb, ex Kgb, iniziale punto d’incontro delle proteste, i manifestanti si sono diretti prima verso Krasnie Vorota e Sakharovskaja, poi verso Matrosskaja Tishina, la prigione dov’è detenuto l’oppositore, prima di trovarsi la strada sbarrata da una falange di agenti e tornare indietro, al ritmo delle istruzioni impartite sui canali Telegram dai reduci del team di Navalnyj. «Abbiamo mostrato loro quanti siamo!», hanno poi scritto sciogliendo i ranghi e invitando i sostenitori a sostenere l’oppositore domani in tribunale. Oltre mille però sono stati fermati. Come Julija Navalnaja, la moglie di Aleksej, rilasciata dopo qualche ora: «Se staremo zitti, ci verranno a prendere domani», ha scritto su Instagram. O la politologa Ekaterina Schulmann insieme al marito. E gli oppositori Ilja Jashin e Andrej Pivovarov. C’era chi cantava Acquadiscoteca , una hit ispirata dalla video-inchiesta di Navalnyj. Mentre un uomo è ricoverato dopo essersi dato fuoco. A San Pietroburgo un poliziotto ha persino puntato l’arma contro la folla: tra i fermati anche il noto rapper Oxxxymiron. Oltre 80 giornalisti sono stati detenuti in tutto il Paese. Il segretario di Stato Usa Antony Blinken ha deplorato le «tattiche brutali» della polizia e la diplomazia russa ha subito denunciato «la grave interferenza» negli «affari interni». Mentre l’Alto rappresentante Ue Josep Borrell, atteso a Mosca nei prossimi giorni, ha invitato la Russia a «rispettare i suoi impegni internazionali».

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