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La Repubblica Rassegna Stampa
19.01.2021 Russia: l'oppositore Navalnyj in carcere
Cronaca di Rosalba Castelletti

Testata: La Repubblica
Data: 19 gennaio 2021
Pagina: 17
Autore: Rosalba Castelletti
Titolo: «Per Navalnyj 30 giorni di carcere: 'Scendete in piazza, Putin ha paura'»

Riprendiamo da REPUBBLICA di oggi, 19/01/2021, a pag.17, con il titolo "Per Navalnyj 30 giorni di carcere: 'Scendete in piazza, Putin ha paura' " la cronaca di Rosalba Castelletti.

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Rosalba Castelletti

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Aleksej Navalnyj

La prigione moscovita, Matrosskaja Tishina, dove è stato trasferito Aleksej Navalnyj, è la stessa dove fu incarcerato Khodorkovskij prima della condanna a oltre dieci anni e dove morì Magnitskij, l’avvocato che dà il nome alla legislazione per punire le violazioni dei diritti umani. Ma non saltiamo a conclusioni, dicono i sostenitori dell’oppositore per farsi forza. Dopo la condanna a 30 giorni di custodia cautelare in attesa del processo fissato il 2 febbraio, l’obiettivo è mobilitare la popolazione. La Fondazione anti-corruzione sta già organizzando cortei per sabato. Una manifestazione è stata indetta per il 31 dal Partito Libertario. E già ieri si sono tenuti i primi picchetti. «Scendete in piazza, non per me, ma per voi e il vostro futuro. Non abbiate paura», ha detto lo stesso Navalnyj poco prima della sentenza. Sapeva già che lo avrebbero condannato. Lo sapeva sin da quando ha deciso di tornare in Russia, "a casa", dopo cinque mesi di convalescenza in Germania, dov’era «finito — parole sue — in un box di terapia intensiva ». «Per un motivo semplice: sono stato avvelenato». Dal 29 dicembre era ricercato "per molteplici violazioni della libertà vigilata" nel cosiddetto "caso Yves Rocher". Un processo per frode, giudicato "motivato politicamente", che nel 2014 aveva portato a una condanna a tre anni e mezzo di carcere con sospensione della pena. Sospensione che il Servizio penitenziario federale russo ha chiesto di revocare perché Navalnyj avrebbe eluso i controlli. Il messaggio era chiaro: scegli l’esilio.

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Vladimir Putin davanti a un ritratto di Stalin

Navalnyj invece è tornato. Sopravvissuto al tentato assassinio, è entrato nel mito dell’eroe risorto. E una seconda vita, ha scritto Aleksandr Baunov del Carnegie Moscow Center, non è data per trascorrerla tra gli chalet, è data per combattere i nemici e rivendicare il ruolo di principale oppositore russo. Una scommessa, visto lo scarso seguito di Navalnyj in patria. «Putin cerca di uccidere Navalnyj, fallisce. E allora decide di mettere Aleksej in prigione», sbotta la portavoce Kira Jarmish puntando il dito contro il presidente russo. «Follia distillata». Lo stesso processo di ieri si è trasformato, a detta di Jarmish, in una «farsa della giustizia». Dopo essere stato fermato al controllo passaporti dell’aeroporto Sheremetevo, Navalnyj si è visto convalidare l’arresto in una stazione di polizia trasformata in tribunale. I suoi legali avvisati solo un minuto prima, la giudice portata in fretta e furia e le tv allineate fatte entrare dal retro, mentre i collaboratori del dissidente venivano lasciati all’addiaccio a 20 gradi sotto zero. «Nonno Putin ha così paura che hanno strappato il codice penale», ha commentato Navalnyj. Alle sue spalle il ritratto di Genrich Jagoda, iniziatore delle purghe staliniane. Non avevamo il tampone Covid, per questo il processo non si è tenuto in tribunale, si è giustificato il ministero degli Interni. A chi chiedeva un commento, Dmitrij Peskov, portavoce del Cremlino, intanto rispondeva: «È stato arrestato in Germania? Non sono aggiornato ». Salvo poi annullare il consueto briefing con i giornalisti. I politici occidentali cercano di «distrarre dalla crisi del modello di sviluppo liberale», dichiarava invece il ministro degli Esteri russo Serghej Lavrov liquidando così le «dichiarazioni in copia carbone» di condanna di Usa ed Europa. Dicendosi tuttavia pronto a trattare con l’amministrazione Biden un rinnovo del trattato per il controllo delle armi New Start. Se riuscirà è tutto da vedere. Quando parlano i cannoni, le Muse tacciono.

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