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La Repubblica Rassegna Stampa
06.11.2020 Elezioni Usa, prosegue la conta dei voti. Le dichiarazioni dei leader
Commenti di Federico Rampini, Alberto Flores d’Arcais

Testata: La Repubblica
Data: 06 novembre 2020
Pagina: 18
Autore: Federico Rampini - Alberto Flores d'Arcais
Titolo: «Schede, ricorsi, proteste. Il nuovo presidente passa per la Pennsylvania - La rabbia di Trump: 'I democratici stanno rubando le elezioni'»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 06/11/2020, a pag.18, con il titolo "Schede, ricorsi, proteste. Il nuovo presidente passa per la Pennsylvania", il commento di Federico Rampini; a pag. 19, con il titolo "La rabbia di Trump: 'I democratici stanno rubando le elezioni' ", il commento di Alberto Flores d’Arcais.

Ecco gli articoli:

Casa Bianca - Wikipedia
La Casa Bianca

Federico Rampini: "Schede, ricorsi, proteste Il nuovo presidente passa per la Pennsylvania"

Immagine correlata
Federico Rampini

NEW YORK - Guerriglia legale a oltranza, ricorsi, contestazioni e ri-conteggi, la tattica di Donald Trump guarda già al dopo: in caso di sconfitta potrebbe non riconoscere il risultato, e fare il capo di un'opposizione durissima, pronto a ricandidarsi nel 2024. Mentre è corso lo showdown dello scrutinio in Pennsylvania, il clima infiamma gli animi e cominciano proteste violente a New York, Minneapolis, Detroit, Seattle, Phoenix. Piccoli episodi per adesso, democratici che urlano "ogni voto sia contato", gruppetti di repubblicani (alcuni armati) che vogliono vigilare sul conteggio. Ma quali sono gli Stati dove un risultato certo ancora tarda ad arrivare, e quali sono bersagliati dagli avvocati di Trump? Ecco una guida.

PENNSYLVANIA, 20 voti nel collegio elettorale. È stata considerata a lungo l'equivalente settentrionale della Florida cioè uno Stato spartiacque, decisivo, in grado di assegnare la Casa Bianca. Di sicuro è indispensabile a Trump, potrebbe non esserlo per Biden. Qui nel 2016 vinse Trump anche grazie alla sua difesa dell'industria petrolifera e anche quest'anno il presidente ha cercato di usare contro Biden il suo ambientalismo, lo spauracchio di un divieto dell'estrazione di gas e petrolio attraverso il fracking. La Pennsylvania è metà Midwest, dal punto di vista geografico, economico e culturale, per la zona di Pittsburgh. È East Coast a tutti gli effetti per Philadelphia e dintorni, dove pesa molto il voto afroamericano. Le ultime schede a essere conteggiate vengono da zone urbane che propendono verso i democratici, il vantaggio iniziale di Trump si sta assottigliando. Per questo Trump ha chiesto di bloccare la conta e invalidare le schede arrivate dopo Election Day, martedì. Ma la legge locale le considera se arrivano entro oggi. Trump spera di portare la questione alla Corte Suprema dove ci sono sei giudici repubblicani contro tre democratici. I giudici di destra pero tradizionalmente difendono le prerogative autonome degli Stati nel definire le regole elettorali.

WISCONSIN, 10 voti. È uno dei due Stati dell'Upper Midwest che Joe Biden è riuscito a riportare nella casella democratica dopo che Donald Trump lo aveva espugnato nel 2016. Qui sembra essere stato decisivo il coronavirus: lo Stato ha un'impennata di contagi e molti elettori dicono di averlo considerato il problema numero uno nella scelta del presidente. Biden ha conquistato un leggero vantaggio tra le donne della classe operaia, ma non gli uomini. Trump ha già chiesto un ri-conteggio delle schede. La legge locale lo consente quando lo scarto è inferiore dell'1% e quello di Biden è solo 0,6%. Trump dovrà pagare le spese del nuovo conteggio, che avverrà in pubblico, alla presenza di media, osservatori, rappresentanti delle due campagne. In passato i ri-conteggi hanno dato spostamenti minuscoli, è Improbabile che questo cambi il vincitore.

MICHIGAN, 16 voti. È lo Stato di Detroit, capitale dell'industria automobilistica. E il cuore operaio dell'Upper Midwest nella regione dei Grandi Laghi. Qui Biden pub dire "missione compiuta": ha messo a segno l'obiettivo cruciale, riconquistare la roccaforte operaia che era sfuggita ai democratici quattro anni fa. Anche qui è partita la macchina della litigation, la battaglia giudiziaria. E venuto il figlio di Trump personalmente ad annunciare i ricorsi legali. Sostiene che in alcuni seggi elettorali «1 rappresentanti repubblicani non hanno avuto accesso».

GEORGIA, 16 voti. Qui siamo nel Sud, dove la destra è forte ma la mobilitazione degli afroamericani a favore di Biden è stata cruciale: gli afro americani sono il 30% degli elettori e l'84% di loro ha votato per l'ex vice di Barack Obama. Anche qui si è vista una dinamica simile alla Pennsylvania, il vantaggio iniziale di Trump è sceso a un magro 0,5% e potrebbe scendere ancora via via che si contano schede di grossi centri urbani come Atlanta. Trump ha subito qui la prima sconfitta giudiziaria, un tribunale locale ha respinto un suo ricorso per presunte irregolarità nello spoglio.

NORTH CAROLINA, 15 voti. Ancora Sud, qui il vantaggio di Trump sale all'1,4%. E uno degli Stati dove il presidente ha mantenuto e perfino rafforzato la sua popolarità nei ceti operai: tra i lavoratori bianchi ha incassato 39 punti percentuali più del suo avversario. Il suo vantaggio pero è in erosione man mano che procede la conta. Questo è uno degli Stati che possono portarci ai tempi supple, ientari, perché la normativa locale considera validi i voti recapitati dal servizio locale fino al 12 novembre.

NEVADA, 6 voti. Qui ci spostiamo nel Far West. È una zona cara a Trump per via dell'industria dei casinò, il business numero uno a Las Vegas e Reno. In quel settore lavorano molti ispanici che sembrano aver dato la spinta determinante a Biden; benché il messaggio del presidente contro i lockdown sia popolare in un settore devastato come il turismo, convention, giochi. Il vantaggio del democratico fino a ieri sera era 0,9%. La richiesta di ri-contare le schede può essere presentata e accolta solo dopo la fine del primo conteggio ufficiale. Tenuto conto del recapito postale questo può condurci alla settimana prossima.

ARIZONA, 11 voti. Ancora Far West e qui siamo nel cuore dello psicodramma che ha opposto Trump alla rete tv che lo sostiene, la Fox News. Pur essendo dichiaratamente di destra la Fox ha deciso per prima di assegnare con certezza l'Arizona a Biden. Si è attirata accuse feroci dalla Casa Bianca. Poi l'ha seguita l'Assodated Press, Se davvero l'Arizona è definitivamente acquisita per Biden, allora a lui basterebbe aggiungere il Nevada e potrebbe permettersi di perdere la Pennsylvania. I trumpiani continuano a sostenere che il vantaggio del 2% di Biden sarà cancellato nel conteggio finale. Molte "teorie del complotto" agitate dai trumpiani hanno l'epicentro qui in Arizona.

Alberto Flores d’Arcais: "La rabbia di Trump: 'I democratici stanno rubando le elezioni' "

Alberto Flores D'Arcais – Scuola Superiore di Giornalismo
Alberto Flores D'Arcais

«Se si contano i voti legali vinco facilmente le elezioni! Se si contano i voti illegali e quelli in ritardo, ci rubano le elezioni». Per la prima volta dopo la notte elettorale, Donald Trump parla pubblicamente dalla Casa Bianca, accusando di «brogli, frodi e corruzione» i democratici. Un lungo atto d’accusa, davanti ai giornalisti accreditati (che non hanno potuto fare domande), ripetendo come un mantra quello che per tutta la giornata aveva scritto su Twitter: «Difenderemo l’integrità del voto, non permetteremo ai corrotti di rubare le elezioni. Ci saranno azioni legali dappertutto, andremo avanti fino alla Corte Suprema». Solo un paio d’ore prima aveva parlato Joe Biden, cosa che ha spinto il presidente Usa ad una replica immediata, a mezzanotte e tre quarti, mentre sui siti e le tv all-news gli ultimi dati in arrivo dalla Georgia e dalla Pennsylvania lo davano quasi per spacciato. «Sfido Joe a contare solo i voti legali», insiste The Donald convinto che tutti i voti postali siano un grande complotto democratico che lui sta sventando: «Abbiamo le prove, la corruzione a Detroit e Philadelphia la conoscono tutti». Lasciando il terreno dello scontro ufficiale nelle mani di Bill Stepien (l’onnipotente stratega che da Arlington, Virginia, guida la sua campagna), di Pam Bondi (ex procuratrice generale della Florida) e Jay Sekulow (il famoso avvocato, campione della destra evangelica che lo ha difeso con successo dall’impeachment) la coppia che guida la task force di centinaia di avvocati scelti tra i più prestigiosi studi legali degli Stati Uniti. Da Arlington, dove fa di continuo la spola con la Casa Bianca, Stepien — oggi più che mai l’uomo a cui Trump ha affidato le chiavi della propria riconferma — cerca di trovare il miglior compromesso possibile tra gli eccessi vocali (e social) di The Donald e una strategia legale che eviti errori irrimediabili. Ha creato un sito web ad hoc per tutti quelli che vogliono monitorare «possibili frodi» anche nelle più remote contee rurali, con tanto di hotline per denunce anonime e non. «Donald Trump è vivo e vegeto», ripete Stepien in ogni incontro con i reporter e in ogni apparizione tv, «continueremo a lottare per queste elezioni perché questo è ciò che il popolo americano merita e per smascherare le menzogne, i furti e gli imbrogli dei democratici che stanno dilagando in questo paese». La campagna di Trump si dice «convinta al cento per cento» che la Pennsylvania sia stata vinta dal presidente uscente, a meno che non appaiano «magiche pile di voti» per Biden. Il presidente Usa non mostra alcun segno di cedimento, cercando di cogliere ogni possibilità di rimanere in carica. Su Twitter si può permettere di mentire palesemente (e il social network lo mette ogni volta in evidenza), lasciando agli esperti, legali o meno, i dettagli dell’operazione “coming back”. In Wisconsin hanno chiesto un riconteggio, ma la legge di questo Stato dei Grandi Laghi impedisce che questo possa accadere prima dell’inizio di dicembre. In Arizona la notizia (poi rivelatasi infondata) che nella Maricopa County, la contea di Phoenix, la più popolosa e decisiva, non sarebbero state contate le schede compilate con Sharpie (il pennarello più usato da Trump) ha provocato una denuncia al tribunale da parte del locale Grand Old Party e un tentativo di assalto all’ufficio elettorale dove i funzionari statali stanno contando i voti. In Michigan (ricorso respinto dalla Corte) e Pennsylvania gli avvocati di Trump chiedono invece che il conteggio dei voti venga interrotto completamente, per fare in modo che le schede possano essere “revisionate”, anche quelle già aperte e contate senza la presenza di militanti della campagna repubblicana. In Georgia, strategia ancora differente: i repubblicani chiedono il riconteggio solo nella contea di Chatham, di cui fa parte la città di Savannah (tradizionalmente democratica), sostenendo che le schede arrivate dopo il 3 novembre sono state illegalmente mischiate con le altre. Strategie e tattiche ad hoc per ogni singola situazione, con un occhio all’obiettivo più grande: quello del ricorso finale alla Corte Suprema. Se dovesse andare male Trump ha già in testa il piano B. Diventare per i prossimi quattro anni il vero capo dell’opposizione (del resto il Grand Old Party è ormai un partito trumpiano a tutti gli effetti), magari creando una sua propria tv sul modello FoxNews ma completamente schierata e populista, infine candidarsi di nuovo alla presidenza nel 2024 come già gli chiedono molti suoi fans. Magari trovandosi di fronte dall’altra parte la sua nemica giurata Kamala Harris.

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