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La Repubblica Rassegna Stampa
24.10.2020 Hamutal Shabtai, la scrittrice israeliana che profetizzò la pandemia
Commento di Meir Ouziel

Testata: La Repubblica
Data: 24 ottobre 2020
Pagina: 45
Autore: Meir Ouziel
Titolo: «La scrittrice israeliana che profetizzò la pandemia»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 24/10/2020, a pag.45, con il titolo "La scrittrice israeliana che profetizzò la pandemia" il commento di Meir Ouziel.

Informazione Corretta
Meir Ouziel

The coronavirus novel: An Israeli author wrote a book on the 2020 pandemic  23 years ago - Israel News - Haaretz.com
Hamutal Shabtai

Nel 1997, la scrittrice israeliana Hamutal Shabtai ha pubblicato un libro dal titolo 2020 , che tratta di una pandemia che sconvolge il mondo nel 2020. Un libro profetico che solleva questioni che oggi ognuno di noi conosce in prima persona: il distanziamento fisico di fronte alla paura del contagio, le famiglie separate, la contrapposizione tra gli Stati, il controllo delle nostre vite in nome della salute. L’autrice è psichiatra di professione, figlia del noto scrittore Yaakov Shabtai, i cui libri sono tradotti anche in italiano. È davvero un romanzo visionario per la sua capacità di descrivere con tanta precisione quanto il mondo sta vivendo in questo 2020. Iniziò a scrivere il romanzo negli anni ’80, quando il mondo era terrorizzato dalla sfida dell’Aids. In quanto medico, Shabtai era estremamente preoccupata dalle implicazioni che quella nuova malattia avrebbe potuto avere sulle relazioni interpersonali. Così, al centro del suo mondo letterario, c’è un disegno per sviluppare una nuova razza umana caratterizzata dal ripudio dei rapporti intimi. Tra i romanzi distopici che immaginano un mondo minacciato da una pandemia, nessuno ha azzeccato l’anno come Shabtai. Questo genere di letteratura tende a concentrarsi su trame dicotomiche in cui il "cattivo" diffonde il virus consapevolmente, mentre 2020 si concentra su un aspetto più interessante: i risvolti che la pandemia ha sull’animo umano, fino a che punto è in grado di mutare i nostri istinti primordiali, portando, piuttosto che a unirci, ad allontanarci. «È un libro su un virus che colpisce l’amore» ho detto a Hamutal durante un recente festival di letteratura distopica cui abbiamo partecipato (ovviamente su zoom). Lei ha concordato. Il virus che nel suo libro dipinge con la forza dell’immaginazione, nel 2020 ha effettivamente intaccato l’amore fisico tra gli esseri umani. Shabtai descrive un mondo controllato da una dittatura sanitaria, ai cui vertici vi è l’Organizzazione mondiale per la sanità. Sì, incredibile, lo stesso potente ente che oggi è diventato così predominante nelle nostre vite. La dittatura impone leggi d’emergenza che separano i soggetti sani dai malati. Ogni giorno, i sani devono superare il controllo di un sistema automatico. Le stazioni di controllo si trovano ovunque, nei centri commerciali, nelle scuole, nelle università. E ogni giorno viene aggiornata la situazione medica di ogni soggetto: sano, malato o a rischio. Le persone malate o a rischio sono trasferite in "centri di cura", da cui non vi è ritorno. I sani continuano a essere monitorati dall’Autorità per il controllo igienico, un ente con milioni di controllori che hanno la facoltà di arrestare chiunque, seguirlo, intercettarne le conversazioni.

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«Ho scritto il libro nel 1986, quindi non ci sono cellulari o internet», dice Shabtai. E infatti quello che rende incredibilmente interessante il romanzo non è tanto l’innovazione tecnologica o scientifica che in genere si tende a cercare nei libri di fantascienza, ma piuttosto la descrizione di una situazione - che effettivamente viviamo oggi sulla nostra pelle - in cui una pandemia è in grado di cambiare l’umanità nel profondo della sua psicologia. Shabtai stessa è rimasta colpita da quanto la sua descrizione si sia dimostrata realistica: come la paura abbia preso il sopravvento; come non solo gli uomini, ma anche gli Stati abbiano iniziato a relazionarsi attraverso la lente della paranoia. «Avevo visto giusto allora. Ma solo ora ho avuto la prova che avevo ragione! ». Nel romanzo è descritta una realtà inquietante in cui ogni contatto, vicinanza, forma di erotismo tra esseri umani è accompagnato dal sospetto. E sì, anche lì la gente ha paura a stringersi le mani. L’omosessualità è un crimine, così come le relazioni extraconiugali. Sono banditi tutti i luoghi in cui uomini e donne potrebbero incontrarsi e interagire. Per i rapporti sessuali, esistono dei funzionali robot. «Vorrei tanto abbracciarti nonno », ha detto la nostra nipotina dodicenne a me e mia moglie quando finalmente ci siamo incontrati dopo mesi di isolamento. Ma abbracciarsi oggi è vietato. Un mondo senza erotismo e senza amore tra gli esseri umani equivale alla morte del mondo. Il bacio è l’unico mezzo che l’uomo ha per far fronte, per un istante, alla sua nullità rispetto all’eternità. L’amore è l’elemento più importante delle nostre vite. Tutti moriremo prima o poi, con o senza virus. Ma se continueremo a vivere senza l’amore, senza la possibilità di baciarci, il Covid avrà davvero sopraffatto l’umanità.
Traduzione di Sharon Nizza

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