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La Repubblica Rassegna Stampa
19.10.2020 Il patriarca armeno Karekin: 'Turchia e Azerbaigian vogliono un secondo genocidio'
Lo intervista Pietro Del Re

Testata: La Repubblica
Data: 19 ottobre 2020
Pagina: 16
Autore: Pietro Del Re
Titolo: «Karekin II: 'Vogliono un secondo genocidio del popolo armeno'»

Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 19/10/2020, a pag. 16, con il titolo "Karekin II: 'Vogliono un secondo genocidio del popolo armeno' ", l'intervista di Pietro Del Re.

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Pietro Del Re

Karekin II, Catholicos di tutti gli Armeni:
Il
patriarca Karekin II

«Gli azeri sono pronti a espellere tutti gli armeni dal Nagorno-Karabakh e a cancellarne ogni traccia storica», sostiene il supremo patriarca Karekin II, papa della Chiesa apostolica armena. «Dietro quest'operazione che ricorda il genocidio del nostro popolo da parte dell’impero ottomano, c'è ancora una volta la mano di Ankara», dice anche il capo della Chiesa armena che raggiungiamo nella città sacra di Etchrniadzin, a mezzora di auto dalla capitale Erevan.

Sua Santità, dieci giorni fa, quando abbiamo incontrato il premier armeno Nikol Pachinlan, anche lui ha parlato di "genocidio" nel descrivere l'aggressione turco-azera. Una parola forte. «Come definire altrimenti quello che sta facendo l'Azerbajjan in Nagorno-Karabakh con l'aiuto della Turchia e dei suoi mercenari jihadisti? Che altro è se non genocidio, bombardare indiscriminatamente i civili, le chiese, i monumenti storici di un popolo, in barba a tutte le leggi internazionali?».

I cristiani armeni devono avere paura? «Più volte nel corso della Storia siamo stati costretti a sguainare la spada per difendere la nostra identità e la nostra vita, insieme ai nostri villaggi, alle nostre chiese e ai nostri affetti più cari. La nostra patria è stata santificata dal nostro sangue e, dopo secoli di lotta, è con il sangue che abbiamo finalmente ottenuto la nostra indipendenza. No, non c'è paura in loro, non pub esserci paura».

Come si sta organizzando la chiesa armena per aiutare I profughi che arrivano sempre più numerosi in Armenia? «Abbiamo già stanziato mezzo milione di dollari per aiutarli e abbiamo chiesto a tutte le diocesi e le comunità armene del pianeta di lanciare fundraising».

La prima richiesta dall'Azerbaljan è dl tomare alto statu quo di prima del 1991. Le sembra accettabile? «Poiché non siamo né storici né diplomatici non intendiamo rispolverare fatti storici quali l'annessione all'Azerbajjan del Nagorno Karabakh per derisione di Stalin, o la sua proclamazione d'indipendenza dall'Urss prima di quella dell'Azerbaijan. La nostra missione è un'altra predicare l'amore di Dio tra gli esseri umani, così come il bisogno di giustizia e di pace, pur mettendoli in guardia quando sono in pericolo».

E che cosa si aspetta dalla comunità internazionale? «Per risolvere il problema basterebbe il riconoscimento dell'autoproclamata repubblica del Nagorno-Karabakh, perché ciò garantirebbe la sicurezza dei suoi cittadini. È quello che ci aspettiamo dal nostri amici, e da tutti coloro che vogliono impedire un possibile nuovo Olocausto».

In questi annidi guerra fredda tra Armenia e Azerbaijan che rapporti ha Intrattenuto con gli imam azeri? «Negli ultimi vent'anni ci siamo incontrati più volte. Purtroppo, però, in molte occasioni i propositi belligeranti dei leader di Baku sono stati assecondati dal leader religioso dell'Azerbajjan, Allahshiikur Hummat Pashazade, il quale ponendo il conflitto su base religiosa, ha contraddetto i suoi discorsi di pace e di amore tra i popoli espressi durante i nostri incontri».

L'8 ottobre è stata bombardata la chiesa del San Salvatore dl Shushl, capitale culturale del Nagorno — Karabakh. Quanto è grave colpirei luoghi dl culto? «È l'espressione del vandalismo e dell'intolleranza religiosa e dei valori culturali. È la stessa riprovevole blasfemia a cui abbiamo assistito in passato. Tra il 1998 e il 2005, le autorità azere hanno distrutto in Azerbaijan più di diecimila monumenti dell'antica cultura cristiana armena. Davanti all'indifferenza del pianeta».

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