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La Repubblica Rassegna Stampa
08.10.2020 La Russia di Putin e il modello Urss: eliminati gli oppositori. Ecco il caso Navalnyj
Cronaca di Rosalba Castelletti

Testata: La Repubblica
Data: 08 ottobre 2020
Pagina: 13
Autore: Rosalba Castelletti
Titolo: «Venti litri di trasfusione per eliminare il Novichok dal sangue di Navalnyj»

Riprendiamo da REPUBBLICA di oggi, 08/10/2020, a pag.13, con il titolo "Venti litri di trasfusione per eliminare il Novichok dal sangue di Navalnyj" la cronaca di Rosalba Castelletti.

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Rosalba Castelletti

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Aleksej Navalnyj

Il piano era «semplice»: Aleksej Navalnyj sarebbe dovuto morire in volo il 20 agosto scorso dopo essere stato avvelenato con il Novichok. E quando una «catena di casi fortunati e di azioni di persone sconosciute » gli ha salvato la vita, le autorità russe — rivelano fonti tedesche a Repubblica — hanno provato a cancellare la presenza dell’agente nervino dal corpo dell’oppositore con multipli "lavaggi" del sangue per un totale di 20 litri. Navalnyj si trovava in Siberia per fare campagna elettorale in vista delle elezioni regionali del 13 settembre. Il 20 agosto, alle ore 8.01 locali, riparte da Tomsk con il volo 2614 di S7 Arlines che sarebbe dovuto atterrare a Mosca quattro ore e 20 minuti dopo. A mezz’ora dal decollo Navalnyj si sente male, ma i killer contano sulla lunga durata del volo. «Il piano degli assassini era semplice», ha spiegato lo stesso 44enne nelle tre interviste rilasciate ieri alle testate web russe Mediazona e Bbc Russia e al tabloid tedesco Die Bild . «Sarei dovuto morire in aereo. Avrebbero portato il mio corpo non so dove per l’autopsia. Sarebbe stata una morte molto sospetta. Ma nessuno sarebbe stato colto in flagrante». Verso le 9, però, gli assistenti di volo annunciano che un paziente ha avuto un malore e chiedono se a bordo c’è un medico. Primo "caso fortuito": un’infermiera risponde all’appello e tiene Aleksej sveglio. Suggerisce anche di effettuare una lavanda gastrica, ma dalle testimonianze dei passeggeri e del personale di bordo non è chiaro se sia stata effettuata. Il pilota intanto chiede un atterraggio di emergenza a Omsk. Cinque minuti dopo, tempistica sospetta, inizia l’evacuazione dello scalo a causa di un allarme bomba. Come rivelano le registrazioni audio ottenute dal canale Telegram Siberia Mbk Media e come confermano fonti a Znak , le autorità aeroportuali di Omsk informano dell’evacuazione in corso il pilota che però — secondo imprevisto — procede comunque con la procedura d’emergenza. L’aereo atterra alle 9.01. Alle 9.03 di Omsk i medici sono a bordo. Alle 9.37 Navalnyj è sull’ambulanza diretto al pronto soccorso. I dottori pensano subito a un "avvelenamento tossico" e gli iniettano una dose di atropina: è il terzo "caso fortunato". «Il pilota e quei medici che mi hanno prestato le prime cure mi hanno regalato 15-20 ore di vita in più», osserva Navalnyj su Instagram ringraziando questi «buoni amici sconosciuti». Navalnyj cade in coma. L’ospedale Charité di Berlino si offre di curarlo. Per la famiglia e i colleghi del blogger inizia l’estenuante braccio di ferro per ottenere il via libera al trasferimento. Per quasi 48 ore i medici di Omsk si oppongono. Un tentativo di prendere tempo e cercare di eliminare le tracce dell’agente nervino dal sangue dell’oppositore. A Navalnyj, rivelano fonti tedesche a Repubblica , viene effettuata un’aferesi di 20 litri. Considerato che un uomo possiede tra 4 e 5 litri di sangue, è come se ad Aleksej avessero "lavato" arterie e vene ben quattro volte. «Sì, avranno tentato di depurare il sangue, ma sostituire tutta la colinesterasi (l’enzima inibito dal Novichok, ndr ) è impossibile», spiega a Repubblica Vladimir Uglev, il creatore dell’agente nervino. «Una volta che è nell’organismo, il Novichok resta lì». Tanto che, dopo le analisi dell’ospedale Charité di Berlino, dove Navalnyj è stato curato, e la conferma di due laboratori in Francia e Svezia, martedì anche l’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (Opac) ha confermato che ad avvelenare Navalnyj è stata una variante del Novichok.

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