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La Repubblica Rassegna Stampa
04.10.2020 Svolta nella disputa sul gas in mare, Libano e Israele trattano
Commento di Sharon Nizza

Testata: La Repubblica
Data: 04 ottobre 2020
Pagina: 14
Autore: Sharon Nizza
Titolo: «Svolta nella disputa sul gas in mare, Libano e Israele trattano sui confini»

Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 04/10/2020, a pag. 14, con il titolo "Svolta nella disputa sul gas in mare, Libano e Israele trattano sui confini", l'analisi di Sharon Nizza.

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Sharon Nizza

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I principali giacimenti di gas naturale sotto le acque territoriali israeliane

L’amministrazione Usa incassa un altro successo in Medio Oriente, annunciando che Israele e Libano hanno accettato, dopo tre anni di mediazione americana, di condurre negoziati diretti per la definizione della disputa sul confine marittimo tra i due Stati ancora formalmente in guerra. La trattativa inizierà il 14 ottobre nella base Unifil a Naqura, in Libano, a pochi chilometri dalla Linea Blu, alla presenza del vice- segretario di Stato Usa David Schenker, che ha di fatto mediato tra le parti, e del Coordinatore speciale dell’Onu per il Libano, Jan Kubis. La disputa sulle acque territoriali riguarda un’area di 855 kmq ricca di giacimenti di gas. Passate trattative indirette sono fallite, nonostante Israele concordasse su un compromesso di spartizione dell’area 52:48 a favore del Libano. Ma nei giorni scorsi, il presidente del Parlamento libanese, Nabih Berri, leader del partito sciita Amal alleato di Hezbollah, ha dato il senso del momento: «Questo accordo ci aiuterebbe a pagare i nostri debiti». Il Paese dei Cedri sta vivendo la peggiore crisi economica della sua storia, che si aggiunge a quella politica innescata con l’esplosione al porto di Beirut il 4 agosto, per cui le indagini sono ancora in corso e un nuovo governo deve ancora essere formato. Alla luce del default finanziario in cui si trova in Paese, anche Hezbollah ha ammorbidito la linea verso Israele. La svolta arriva a poco più di due settimane dalla firma degli Accordi di Abramo, che avviano le relazioni diplomatiche tra Israele e due Stati del Golfo, Emirati Arabi Uniti e Bahrein. Gli osservatori del confine israelo-libanese sanno che non sono fronti paragonabili e che la strada per la normalizzazione tra i due Paesi confinanti è molto più insidiosa. Ma forse meno improbabile di quanto non si pensasse pochi mesi fa. Il giornalista libanese Nadim Koteich, il giorno della firma alla Casa Bianca, ha scritto un editoriale su Asharq Al Awsat, "A quando una pace tra Libano e Israele?", sostenendo che le dispute territoriali tra i due Paese sono minime — oltre al confine marittimo, anche i circa 24 chilometri quadrati delle Fattorie di Sheeba e il villaggio di Ghajar — ma soprattutto del tutto risolvibili. «Il Libano dovrebbe sfruttare il momento e chiedere agli Eau di premere su Israele, come ha fatto per l’annessione dei Territori palestinesi » .

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Secondo un altro analista libanese, Munir al-Rabee, le trattative dirette sono di per sé un risultato importante e fa notare come «Berri nel suo annuncio abbia usato il termine "Israele" e non "entità nemica" o "potenza occupante" come avviene di solito ». Netanyahu, nel suo discorso martedì all’Assemblea Generale Onu, ha rivelato nuovi depositi missilistici di Hezbollah in zone abitate. Nasrallah ha negato e ribadito che Hezbollah è sempre pronto ad agire sul confine, dove da luglio si sono verificati alcuni scontri a fuoco con l’esercito israeliano. Nonostante queste dichiarazioni, il fatto che le trattative sul confine marittimo e sui giacimenti energetici possano rappresentare un’ancora di salvezza per il governo libanese, fa sperare che si possa mantenere una certa calma al confine, almeno nel breve raggio.

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