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Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 23/09/2020, a pag. 19, con il titolo "Soldi e multilateralismo la strategia di Pechino per conquistare l’Onu", la cronaca di Filippo Santelli; con il titolo "Botta e risposta Usa-Cina sul virus. Trump: 'Avete infettato il mondo' ", il commento di Federico Rampini. Ecco gli articoli:
La scontro tra Stati Uniti e Cina arriva al Palazzo di Vetro, guastando il compleanno dell’Onu. Ma nella zuffa in videomessaggio le due superpotenze non appaiono uguali, e la differenza di argomenti spiega come e perché Pechino stia conquistando un ruolo sempre più centrale all’interno delle Nazioni Unite. Trump usa il suo intervento per ribadire "America First", il principio che lo ha portato a ritirare gli Stati Uniti da vari fori multilaterali, dall’intesa sul clima di Parigi all’Organizzazione mondiale della Sanità. Mezz’oretta dopo Xi Jinping si lancia nell’ennesima difesa a tutto campo della cooperazione internazionale: «L’unilateralismo è un vicolo cieco», dice il presidente che vuole costruire un «futuro condiviso per l’umanità», formula magica della nuova globalizzazione con caratteristiche cinesi. A questo multilateralismo di Xi le democrazie liberali hanno ormai fatto il callo. L’America egemone lo considera, a torto o a ragione, nient’altro che un tentativo mascherato di strapparle il primato. Ma anche l’Europa ha capito che i suoi principi, come la non ingerenza o la subordinazione dei diritti umani allo sviluppo, sono incompatibili con quelli occidentali. La stretta su Hong Kong, la rieducazione forzata delle minoranze musulmane, il rispetto selettivo delle regole di mercato sono esempi lampanti. Eppure, rileggendo oggi il discorso tenuto cinque anni fa all’Onu dal presidente Xi, il suo primo, bisogna riconoscere la coerenza con cui la Cina ha portato avanti un’agenda globale. C’è la battaglia di narrazioni, un estenuante lavorio per introdurre il proprio lessico nei documenti ufficiali. Poche ore fa un blocco di Paesi occidentali, più l’India, ha respinto una versione della risoluzione finale di questa plenaria che sembrava scritta da Xi in persona, uno dei tanti trappoloni che gli sherpa cinesi seminano durante i lavori. Oltre alle parole la Cina ci mette anche soldi e impegno: cinque anni fa Xi usò il palco per annunciare che Pechino avrebbe finanziato un fondo Onu da un miliardo «per la pace e lo sviluppo » e dedicato un contingente da 8mila soldati alle missioni di pace con i Caschi blu, esaltate dai media e dalla cinematografia di regime. Così la Cina si è conquistata una posizione di rilievo, sul campo e nei corridoi delle Nazioni Unite, prima raccogliendo l’invito di Obama a partecipare alla governance globale, un’illusione di "G2", poi occupando gli spazi liberati dagli Stati Uniti in ritirata. Nel Consiglio di sicurezza vota spesso insieme alla Russia, per esempio sulla Siria, ma resta distante dal revisionismo militare e corsaro di Putin. Oggi Pechino è il secondo contributore al bilancio Onu, con il 12% del totale, dietro agli Usa (22%). I suoi funzionari guidano quattro delle 15 agenzie specializzate, tra cui la Fao, l’organismo che definisce gli standard delle telecomunicazioni e quello che controlla il traffico aereo civile. E se il «futuro condiviso» della Cina insospettisce l’Occidente, non è necessariamente sgradito ai Paesi in via di sviluppo, più o meno autocratici, di cui la Cina s i presenta come capofila e che spesso votano con lei: sanno che l’obiettivo di Xi è la rinascita del Dragone, ma almeno qualcuno li coinvolge in una narrazione globale. Pechino non ha creato il sistema, ma prova a correggerlo a propria immagine e secondo i propri (enormi) interessi, per esempio depotenziando le critiche sui diritti umani e assicurandosi che Taiwan non venga riconosciuta. Di recente si è vista una reazione: il suo candidato alla presidenza dell’agenzia Onu sulla proprietà intellettuale ha perso la corsa, sconfitto da quello appoggiato da America ed Europa. Eppure ieri a New York il copione è stato simile all’ultima Assemblea mondiale della sanità, quando gli Stati Uniti hanno annunciato l’uscita dall’Oms e Xi invece ha promesso più fondi e un vaccino condiviso contro Covid. «La paura che la Cina stia cambiando l’Onu dall’interno è prematura — scrivono gli analisti di Brookings — alle Nazioni Unite gli Stati Uniti giocano ancora in casa», ma resterà così «solo se Washington competerà per l’influenza. Lasciare il campo aiuterà la Cina a fare un passo avanti, e colmare il vuoto».
Federico Rampini: "Botta e risposta Usa-Cina sul virus. Trump: 'Avete infettato il mondo' "
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