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La Repubblica Rassegna Stampa
22.09.2020 Onu, l'iraniano Zarif attacca gli Stati Uniti
Commento di Federico Rampini

Testata: La Repubblica
Data: 22 settembre 2020
Pagina: 17
Autore: Federico Rampini
Titolo: «Nel vertice Onu virtuale irrompe l’iraniano Zarif: 'Niente sconti a Biden'»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 22/09/2020, a pag.17, con il titolo "Nel vertice Onu virtuale irrompe l’iraniano Zarif: 'Niente sconti a Biden' ", il commento di Federico Rampini.

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Federico Rampini


Donald Trump, Joe Biden

«Possiamo dialogare con Joe Biden, ma non ri-negoziare un accordo che lui stesso aveva approvato. L’America deve risarcire danni enormi al popolo iraniano. E non abbiamo chiuso i conti per l’assassinio del generale Soleimani». Il ministro degli Esteri iraniano, Mohammad Javad Zarif, parla al Council of Foreign Relations di New York, in quella che doveva essere la giornata di apertura solenne dell’assemblea generale Onu. Ma quest’anno, proprio quando si celebra il 75esimo anniversario dalla loro fondazione, le Nazioni Unite sono costrette anch’esse a ripiegare sulla "modalità remoto". Nessun leader è venuto a New York, neppure Donald Trump che fino all’ultimo aveva promesso di farlo. Tutti si collegano in videoconferenza, per lo più trasmettendo messaggi registrati in anticipo. Il summit virtuale però non riduce le tensioni. L’Iran è di nuovo al centro dell’attenzione dopo che l’Amministrazione Trump ha varato nuove sanzioni mirate su individui coinvolti nel traffico d’armi, e soprattutto ha decretato il ripristino delle sanzioni Onu su Teheran che erano state sospese: una mossa che contestano gli altri firmatari dell’accordo sul nucleare iraniano, compresi Francia e Regno Unito. L’intervento di Zarif era atteso. Appena una settimana fa la Casa Bianca ha ospitato la firma degli Accordi di Abramo, che normalizzano le relazioni tra Israele, Emirati Arabi Uniti e Bahrein, un disgelo con il mondo arabo sunnita che accentua l’isolamento del regime degli ayatollah. Poi c’è il contenzioso sulle sanzioni. Infine la notizia di un tentativo iraniano di assassinare un diplomatico americano come rappresaglia per l’eliminazione a gennaio del comandante militare dei corpi speciali (Quds) delle Guardie della Rivoluzione islamica, il generale Qassem Soleimani. Molti esperti pensano che all’Iran conviene evitare di provocare l’Amministrazione Trump prima delle elezioni, perché una escalation della tensione potrebbe giovare al presidente in carica.

Iran slams West's hypocrisy on freedom of expression - Tehran Times
Mohammad Javad Zarif

Zarif ha evitato anche il rischio opposto, cioè quello di un endorsement iraniano a Biden, che sarebbe un abbraccio mortale. Il ministro degli Esteri ha ribadito che «chiunque sia il presidente», è l’America a dover fare il primo passo per riallacciare un dialogo, e cioè tornare a rispettare l’accordo sul nucleare approvato da Obama. Zarif ha insistito sul danno umanitario dell’embargo americano: «Non possiamo importare, non dico il futuro vaccino anti-Covid, ma neppure il vaccino contro l’influenza ». Ha più volte agitato la richiesta di "risarcimenti", che sarebbe inaccettabile anche per Biden. L’accordo Israele-Emirati-Bahrein? «Non è una vera novità – ha detto – tutti sapevano che tra loro c’erano già relazioni. La cerimonia alla Casa Bianca era uno spot elettorale per Trump». Ha negato che l’Iran subisca un accerchiamento in seguito al disgelo arabo-israeliano: «Non siamo isolati, lo dimostrano le posizioni del Consiglio di sicurezza Onu sulle sanzioni». Su questo tema in effetti è l’Amministrazione Usa a scontare un isolamento. Ieri Trump ha annunciato: «Gli Stati Uniti hanno ripristinato le sanzioni Onu sull’Iran, lanciando così un chiaro messaggio al regime». In realtà gli altri membri permanenti del Consiglio di sicurezza Onu, inclusi gli alleati inglesi e francesi, hanno rifiutato di ratificare questa mossa americana. Benché da parte europea si riconosca che anche Teheran ha cessato di rispettare alcuni elementi dell’accordo sul nucleare, tuttavia la reintroduzione delle sanzioni annunciata da Washington viene respinta. «Non può avere effetti legali», hanno dichiarato Francia e Regno Unito, allineate con la Russia secondo cui «le iniziative illegittime degli Stati Uniti non hanno conseguenze legali su altre nazioni». Quest’ultima affermazione resta da dimostrare. Ieri il segretario di Stato Mike Pompeo ha detto l’esatto contrario, lanciando un monito severo che si applica anche agli alleati europei e alle loro imprese, qualora facciano affari con soggetti iraniani sotto embargo: «Non importa dove siete nel mondo, rischiate delle sanzioni». L’esperienza passata dimostra che le sanzioni Usa hanno una valenza "extra-territoriale", che questa sia legittima o meno: poiché rischiano di tagliar fuori dal circuito del dollaro chi non si adegua, possono comportare una condanna fatale per le imprese europee.

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