giovedi` 02 maggio 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


Clicca qui






La Repubblica Rassegna Stampa
31.08.2020 All’Italia manca una seria politica estera, non solo versi i migranti
Commento di Gianluca Di Feo

Testata: La Repubblica
Data: 31 agosto 2020
Pagina: 24
Autore: Gianluca Di Feo
Titolo: «Migranti, oltre l’emergenza»

Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 31/08/2020, a pag. 24, con il titolo "Migranti, oltre l’emergenza" il commento di Gianluca Di Feo.

Non solo sui migranti, la politica estera italiana continua le linee che ricordano D'Alema, invitiamo nuovamente i lettori a dare un'occhiata alla Commissione Esteri della Camera, presieduta da Fassino, non uno dei suoi componenti è mai intervenuto a contrastare le posizioni anti Israele. Alcuni, a chiacchiere, hanno la spudoratezza di dichiararsi 'amici' di Israele. Come diceva il proverbio, dagli amici mi guardi Iddio che dai nemici mi guardo io.

Immagine correlata
Gianluca Di Feo

Migranti, la nave di Banksy in azione: già salvate 89 persone nel  Mediterraneo - la Repubblica

Il picco di sbarchi del fine settimana nasce da contesti molto diversi, ma pone il governo Conte davanti allo stesso problema: la latitanza di una politica estera che permetta di gestire le crisi del Mediterraneo. In Tunisia le istituzioni sono a un passo dal collasso e la pandemia ha dato il colpo di grazia al turismo, già amputato dal terrorismo islamico, e alle ultime attività imprenditoriali: scappare in Europa è l’unica speranza per chi non vede più un futuro. Fuggono cittadini tunisini ed è molto più difficile convincere le forze dell’ordine locali a fermare i loro stessi connazionali, perché l’emigrazione fa parte della cultura nazionale e non è percepita come una violazione di legge. In Libia proprio due giorni fa è stato rimosso il ministro dell’Interno di Tripoli, sotto la cui autorità ricadono le spiagge dei barconi, aprendo l’ennesima turbolenza nell’esecutivo Serraj. La decisione ha minato gli equilibri tra le milizie, molte delle quali finanziate dal traffico di esseri umani, e ha comunque creato una fase di incertezza nei controlli. Ma dopo l’insediamento dei turchi in Tripolitania e la tregua nel conflitto con la Cirenaica del maresciallo Haftar, la nostra capacità di influenzare le scelte libiche appare sempre più ridotta. Roma sembra avere perso il contatto con l’altra sponda del Mediterraneo. Nonostante l’impegno del ministro dell’Interno Luciana Lamorgese e dell’intelligence, il nostro governo continua a essere privo di una strategia globale: ogni iniziativa è dettata dall’emergenza, come se cercassimo di rabberciare le falle che si aprono di volta in volta. Una linea che inevitabilmente ci espone al periodico riproporsi degli stessi allarmi e delle ondate di sbarchi, affrontati alla stregua di questioni di ordine pubblico mentre sono la manifestazione di un cambiamento geopolitico che non si fermerà in tempi brevi. La stabilità della Tunisia e la pacificazione della Libia sono argomenti vitali per l’Italia e dovrebbero essere prioritari nell’agenda dell’esecutivo Conte: siamo noi a dovere prendere in mano la situazione e assumere una leadership che convinca l’Europa a intervenire con decisione. Invece il governo non riesce nemmeno a risolvere l’ambiguità di fondo nell’approccio all’immigrazione, con il Movimento 5 Stelle ancora legato a quell’impostazione securitaria che assieme a Matteo Salvini partorì il blocco dei porti e il Pd incapace di imporre una svolta. I decreti leghisti restano formalmente in vigore, anche se spesso inapplicati, mentre la loro revisione — chiesta anche dal capo dello Stato — viene rinviata di volta in volta: l’ultima scadenza — come scrivono Tommaso Ciriaco e Alessandra Ziniti — è slittata a dopo le regionali. Nel frattempo questa ambiguità pesa a Bruxelles: ha determinato la fine della missione navale Ue Sophia e sta frenando la partenza dell’operazione Irini, entrambe destinate al controllo delle acque libiche. Ma soprattutto ci impedisce di essere protagonisti nel determinare un nuovo impulso europeo ai problemi dell’Africa, che riesca a garantire il rispetto dei diritti e una regolamentazione dei flussi migratori. Alle incertezze del passato adesso si è aggiunta quella generata dalla pandemia, che aumenta la paura per chi arriva dal Maghreb e offre altri pretesti all’intolleranza: il coronavirus, però, in quei Paesi sta esasperando la disperazione di chi non ha nulla da perdere. E rischia di aprire la strada a un esodo di dimensioni mai viste.

Per inviare la propria opinione alla Repubblica, telefonare 06/49821, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


rubrica.lettere@repubblica.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT