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La Repubblica Rassegna Stampa
12.08.2020 Usa: c'è Obama dietro Kamala Harris
Commento di Federico Rampini

Testata: La Repubblica
Data: 12 agosto 2020
Pagina: 15
Autore: Federico Rampini
Titolo: «Paladina dei diritti e nemica del crimine. I due volti di Kamala»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 12/08/2020, a pag.15, con il titolo "Paladina dei diritti e nemica del crimine. I due volti di Kamala", il commento di Federico Rampini.

C'è Obama dietro/davanti/di fianco la candidatura a vicepresidente Usa di Kamala Harris. Rampini ne fa un ritratto molto elogiativo con lieve riserva. Con le violenze urbane nelle grandi città ad amministrazione afro/democratiche vedremo nei prossimi mesi se e in quale misura questa fotocopia di Obama porterà voti a Trump.

Ecco l'articolo:

Immagine correlata
Federico Rampini


Biden clinches Democratic nomination for 2020 race against Trump ...
Joe Biden

Il "soffitto di vetro" che impedisce a una donna di conquistare la Casa Bianca potrebbe avere il tempo contato. La prossima presidente degli Stati Uniti potrebbe essere di discendenza afro-caraibica e indiana. Il candidato democratico Joe Biden scegliendosi Kamala Harris come vice ha fatto un gesto denso di conseguenze, che lancia un ponte verso le nuove generazioni, le donne, le minoranze etniche. Biden ha dimostrato anche di essere magnanime. Non ha serbato rancore alla Harris per l’attacco feroce che lei gli sferrò durante uno dei primi dibattiti televisivi per la nomination democratica: accusandolo non troppo velatamente di razzismo. Oggi la scelta della Harris riveste un’importanza senza precedenti nella storia delle elezioni americane. Biden ha 77 anni e in caso di vittoria ne avrà 78 all’Inauguration Day nel gennaio 2021. Porta male la sua età, la distanza rispetto a Trump sembra maggiore. Non è mai stato un oratore brillante ma ultimamente le gaffe si sono moltiplicate. Se a questo si aggiunge il coronavirus, molti elettori il 3 novembre si chiederanno se Biden sarà in grado di portare a termine un mandato di quattro anni. Di sicuro non sarà un presidente che si ricandida per il bis. Quindi la sua vice è già potenzialmente sulla rampa di lancio verso la carica più potente di tutto l’Occidente. La biografia politica della Harris da questo momento sarà passata ai raggi X. Nei tre mesi scarsi da qui al voto, l’offensiva di Trump potrebbe concentrarsi su di lei ancor più che su Biden. Scegliendola, Biden ha voluto una figura apparentemente radicale, ma di fatto moderata e rassicurante. La Harris infatti ha un’immagine attuale che non corrisponde alla sua storia politica. Come donna di colore, "incarna" nella sua persona tutte le istanze del movimento anti- razzista, riesploso dopo l’uccisione di George Floyd da parte di un poliziotto bianco a Minneapolis. Ma Biden sa che Black Lives Matter può portargli dei voti e può sottrargliene altri. Basta vedere a quel che è successo a Chicago due giorni fa: le gang si sono scatenate in un saccheggio selvaggio, la criminalità si è impadronita della città. La razzìa di Chicago è diventata il simbolo di una deriva violenta. Lo slogan "de-fund the police" (togliamo i fondi alla polizia), urlato nelle piazze dopo l’uccisione di Floyd, ha spinto alcuni sindaci di sinistra a indebolire e delegittimare le forze dell’ordine. Se il risultato è quello che si è visto a Chicago, la frangia della sinistra più radicale riuscirà a riportare verso Donald Trump i voti della classe operaia e del ceto medio bianco che chiedono ordine e sicurezza. Ma qui interviene "l’altra Kamala". Prima di essere senatrice della California, in quello Stato la Harris fu ministro della Giustizia. E in quella veste fu tutt’altro che lassista, anzi si distinse per una politica penale severa.

Kamala Harris è la candidata vice presidente di Joe Biden - Il Post
Kamala Harris

Non a caso, è proprio tra gli esponenti radicali di Black Lives Matter che si sono levate voci contro la Harris per quel suo passato di "super-procuratrice anti- crimine". Dunque se la Harris viene percepita per la sua immagine attuale la sua candidatura può sembrare una vittoria del movimento, ma se si guarda al bilancio del suo passato, ha tutte le credenziali per rassicurare sul rispetto della legge. Darà anche del lavoro ai social media amanti del gossip. La vita privata della Harris è stata spesso "materiale" da cronache rosa. In California l’esordio della sua carriera politica coincise con una relazione col sindaco di San Francisco, l’afroamericano Willie Brown. Più di recente si disse che fu l’unica persona capace di scatenare la gelosia di Michelle Obama. Bisogna augurarsi che non si esageri con l’attenzione a queste vicende. Il sessismo è sempre in agguato. Gli elettori, e tante elettrici, hanno perdonato a Trump di tutto e di più riguardo alla sua vita privata e ai rapporti con l’altro sesso. Dalla prima fase della campagna elettorale, quando era ancora candidata alla nomination presidenziale del suo partito, la Harris ha lasciato l’impressione di una donna energica, brillante, aggressiva. Con la sua vitalità, la sua giovinezza, e la sua adrenalina, può supplire alle carenze di Biden. Finora questa è stata una campagna anomala, con un candidato democratico pressoché invisibile. Finora gli è andata bene perché tra coronavirus e crisi economica Trump si è fatto del male da solo. Non è detto che la non-campagna possa continuare fino a novembre, è ora che scenda in campo una combattente.

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