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La Repubblica Rassegna Stampa
04.08.2020 Gli ultimi re di Shanghai
Recensione di Maurizio Molinari

Testata: La Repubblica
Data: 04 agosto 2020
Pagina: 32
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «Due famiglie e il destino della Cina»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 04/08/2020, a pag. 32, con il titolo "Due famiglie e il destino della Cina", la recensione del direttore Maurizio Molinari.

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Maurizio Molinari

The Last Kings of Shanghai: The Rival Jewish Dynasties That Helped ...

“Per comprendere la Cina bisogna portare rispetto al suo ritorno sul palcoscenico della Storia». Seduto su una sedia di pelle beige nella sala conferenze dell'ufficio di Shanghai, Michael Kadoorie parla con il dichiarato intento di aumentare la comprensione reciproca fra Cina e Occidente «perché quando non ci si parla sono i peggiori sospetti ad affermarsi». «La Cina è un Impero millenario che per duecento anni si è inabissato ed ora torna sulla scena» aggiunge, sottolineando come «per i cinesi questo periodo di debolezza è solo una parentesi nel corso della loro Storia». Il titolo di "Sir" ricevuto dalla regina Elisabetta d'Inghilterra lo trasforma in un raro esempio di aristocrazia britannica interprete del risveglio della Cina Popolare. Per dare il giusto peso al valore delle parole che ci consegna - in una video-conversazione - bisogna sfogliare The Last Kings of Shanghai, il libro edito da Viking con cui Jonathan Kaufman - già corrispondente per trent'anni da Pechino per il Boston Globe, Wall Street Journal e Bloomberg - ricostruisce la parabola bicentenaria dei Kadoorie e dei Sassoon. Si tratta di due antiche famiglie ebraiche di Baghdad, imparentate e rivali, che spostandosi verso Oriente lungo la rotta Bombay-Hong Kong-Shanghai accompagnano l'e Tornano con Deng Xiaoping, interpretando la proiezione verso la globalizzazione spansione dell'Impero britannico per poi diventare protagoniste della rinascita cinese, sopravvivendo alla brutalità dell'occupazione giapponese e delle espropriazioni maoiste. Sfogliare questo volume, come ascoltare Michael Kadoorie, aiuta ad esplorare le radici del legame fra l'Occidente e Pechino. Proprio come Henry Kissinger intuì quando nel 1971 apri in segreto con Zhou Enlai la strada della Cina di Mao Zedong al Presidente americano Richard Nixon. Tutto inizia quando il patriarca dei Sassoon, David, nel 1829 scappa da Baghdad con indosso solo i propri abiti ed una cintura con dentro cucite innumerevoli perle di valore. David Sassoon, neanche trentenne, fugge perché nella Baghdad degli Ottomani è in corso un'ennesima, spietata, faida fra clan militari rivali e, come spesso accade, a farne le spese sono gli ebrei perché vengono usati come prede, merce di scambio.

David viene rapito da uno dei clan rivali e quando il padre riesce a pagare l'ingente riscatto per liberarlo non lo fa neanche tornare a casa: lo imbarca di notte su un veliero diretto sul lato opposto del Golfo Persico, nel porto iraniano di Bushier, affidando il suo futuro al valore delle perle cucitegli indosso ed agli abiti migliori che trova affinché potesse trasmettere subito, a chiunque, chi era e da dove veniva. Oltre a questo il giovane David Sassoon aveva con sé solo le lingue che sapeva a menadito: l'ebraico che parlava in famiglia, il turco per trattare con gli Ottomani, l'arabo appreso dagli iracheni e il persiano, idioma degli scambi dell'epoca. A Bushier resta appena un anno ma gli basta per comprendere che il futuro passa per Bombay, In India, dove il commercio e le finanze britanniche stanno mettendo radici. Per questo, a dispetto della pelle scura degli iracheni, scommette sulla East India Company, spina dorsale dell'imperialismo britannico, per sviluppare i traffici di cibo, spezie e minerali lungo la rotta Baghdad-Bombay-Hong Kong. Diventa un protagonista delle nuove rotte nell'Oceano Indiano e mette radici a Bombay creando un network di scuole per figli di famiglie povere provenienti da Iraq, Siria, Iran e Afghanistan. Finanzia Londra nella prima guerra dell'oppio del 1839, che porta al Trattato dl Nanchino con la cessione di Hong Kong e l'apertura di 5 città cinesi ai commerci internazionali. Una di queste è Shanghai dove nel 1841, dopo la seconda guerra dell'oppio, si insedia il figlio Elias, lasciando l'intera famiglia a Bombay. Elias Sassoon costruisce magazzini, vende lana e oppio in Cina e Russia, importa seta in India e riesce a farsi spazio nell'entroterra cinese pur non parlando la lingua. Si fida degli intermediari e ne conquista in rispetto. Elias ha sette fratelli, ognuno di loro vive in una diversa città in India o Cina: fra il 1860 e il 1900 creano un network unico di scambi e informazioni all'ombra della Corona britannica, scambiandosi oltre 7000 lettere che gli consentono di avere una formidabile conoscenza dei mercati, sbaragliare la concorrenza e smascherare le spie dei rivali.

Sono gli anni in cui Arthur Sassoon partecipa alla fondazione della Hong Kong Bank Corporation - la prima grande banca cinese - e il commercio dell'oppio diventa la maggiore fonte di profitti. Nel 1857 la seconda guerra dell'oppio vede i contingenti britannici e francesi marciare sul palazzo d'estate dell'imperatore, portando via ogni valore. L'oppio diventa legale e i Sassoon ne investono i profitti per sviluppare la tecnologia del telegrafo in cui vedono l'innovazione del nuovo secolo. L'abolizione del commercio dell'oppio in Gran Bretagna nel 1906 è un momento di non ritorno: i Sassoon cambiano attività, investono in immobili e imprese in Cina. Anche Elly Kadoorie viene da Baghdad, è un cugino lontano e lavora a Hong Kong dai Sassoon: con la moglie Laura è a Londra durante la prima guerra mondiale ma, appena termina, portano i figli, Horace e Lawrence a Shanghai. Nella convinzione che la Storia ripartirà dalla Cina. Vivono nella metropoli d'Oriente dove 40 mila stranieri si confondono a 3 milioni di cinesi. Il quartiere internazionale, gestito dai britannici, è un polmone di scambi economici che solcano ogni mare ed il risultato è una grande vivacità culturale, testimoniata dalla pubblicazione di oltre mille quotidiani, in maggioranza cinesi. Sono gli anni in cui anche Mao Tzedong e Chu Enlai passano per Shanghai, maturando profonda ostilità per la presenza straniera a cui imputano di sfruttare milioni di famiglie cinesi. Quando alla Conferenza di Evian del 1932 piccoli e grandi Paesi - ad eccezione della Repubblica Dominicana - si rifiutano di accogliere i profughi ebrei in fuga dalle persecuzioni nella Germania di Hitler, la metropoli di Shanghai diventa una meta possibile. Anche perché l'antisemitismo in Cina non esiste. I Sassoon ed i Kadoorie pianificano e gestiscono l'arrivo di 18 mila ebrei, in gran parte bambini, in fuga dall'Europa nazifascista ma quando l'attacco a Pearl Harbor del 7 dicembre 1941 consegna la città nelle mani dei giapponesi devono vedersela con il temuto comandante Inuzuka. È un ufficiale spietato, interprete del disegno imperiale del Sol Levante e fedele all'alleanza con Adolf Hitler fino a farsi contagiare dall'antisemitismo tedesco ma quando un drappello di ufficiali delle SS arriva in città per eliminare i 18 mila profughi, gli frappone ogni ostacolo. 11 piano dei nazisti è far imbarcare tutti i profughi ebrei su grandi navi ormeggiate nel porto, farle salpare ed una volta a largo affondarle per eliminarli senza lasciar tracce. Se il piano non si avvera è perché Inuzuka ascolta meno i nazisti e più Viktor Sassoon, proprietario dell'Hotel Cathay confiscato per insediarci il quartier generale. Quando la guerra finisce, nella stessa suite del Cathay usata da Inuzuka ora si insedia il comandante americano. La realtà si rovescia ma è un periodo breve perché la rivoluzione comunista incombe e i Sassoon, come i Kadoorie, abbandonano Shanghai ed ogni investimento fatto - miliardi di dollari, al valore attuale - per rifugiarsi a Hong Kong. Lawrence Kadoorie, figlio di Elly, la trasforma nella sua nuova casa dopo la caduta di Shanghai nelle mani di Mao. Ma 30 anni più tardi, quando Deng Xiaoping lancia le riforme e negozia con Margaret Thatcher, Lawrence non ha nessuna esitazione nel tornare a guardare a Pechino. Lawrence si comporta da cinese, considera l'abbandono di Shanghai solo una minuscola parentesi della Storia. Così quando Deng lo chiama, si incontrano e il ritorno a Shanghai è cosa fatta: è un tassello dell'avvio della grande modernizzazione. Nella convinzione della leadership di Pechino che l'apertura della Cina al mondo non possa far a meno dei Kadoorie e dei Sassoon: sono fra i migliori ambasciatori possibili. I commerci d'altra parte avvengono sempre sulla rotta Londra-Baghdad-Bombay-Hong Kong-Shanghai, solo che questa volta Deng vuole invertire la dinamica ed assumerne il controllo, diventarne protagonista. Ed è una scommessa vinta perché le due famiglie tornano in Cina e forti delle radici lasciate a Shanghai ne interpretano la incontenibile proiezione verso la globalizzazione. Da qui il rispetto con cui Sir Michael guarda il quadro del padre Lawrence che campeggia nel proprio ufficio: «Quel dialogo con Deng mi ha trasmesso l'importanza di dedicare ogni sforzo per capire la Cina». E tradurlo in valore strategico in Occidente.

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