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La Repubblica Rassegna Stampa
22.07.2020 Arabia Saudita: congiure e complotti agitano la casa reale
Cronaca di Francesca Caferri

Testata: La Repubblica
Data: 22 luglio 2020
Pagina: 14
Autore: Francesca Caferri
Titolo: «Mbs vuole liberarsi del potente cugino. E lo mette sotto inchiesta»

Riprendiamo da REPUBBLICA di oggi, 22/07/2020, a pag.14 con il titolo "Mbs vuole liberarsi del potente cugino. E lo mette sotto inchiesta", il commento di Francesca Caferri.

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Francesca Caferri

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Il re sta bene: viva, comunque il nuovo re. Se si cercasse uno slogan, sarebbe questo quello migliore per descrivere l’Arabia Saudita in questi giorni. Dove da tre giorni il sovrano, re Salman — 84 anni e una serie di acciacchi seguiti con riservatezza massima da un medico italiano — è ricoverato in ospedale per una serie di controlli, definiti dai media di Stato “di routine”. E contemporaneamente si è aperta una campagna per spianare ulteriormente la via del trono al suo figlio prediletto, Mohammed Bin Salman, 34 anni, detto Mbs, principe ereditario: l’anima riformista ma anche autoritaria di un Paese che negli ultimi cinque anni si è lanciato nel futuro a una velocità che ha ben pochi paragoni al mondo. Arena del dibattito è, come spesso accade fra Riad e Gedda, Twitter: qui nelle ultime 72 ore è montata una campagna contro l’ex principe ereditario ed ex ministro dell’Interno Mohammed Bin Nayef, detto Mbn, destituito dal cugino nel 2017, e il suo ex braccio destro Saad al Jabri, per 20 anni l’anello di congiunzione in materia di terrorismo fra Washington e Riad, ora in esilio in Canada. I due sono accusati di corruzione per come avrebbero gestito oltre 11 miliardi di dollari di fondi del ministero dell’Interno finalizzati alla lotta contro il terrorismo: un articolo del Wall Street Journal che domenica dettagliava la rete di società che rispondevano ad al Jabri è diventato virale in poche ore, rilanciato da account solitamente impegnati a tessere le lodi del principe ereditario e oggi in prima fila nel chiedere che i due siano portati di fronte alla giustizia.

«È la premessa del processo per corruzione che da mesi Mbs sta preparando contro il cugino — dice da Londra Madawi al Rasheed, fra i più attenti analisti di cose saudite e da sempre critica nei confronti dell’erede al trono — lo scopo è mandare un ulteriore segnale di avvertimento alla famiglia reale: chiunque osi sfidarlo finirà in carcere a vita. Mohammed Bin Salman vuole essere sicuro che non ci siano ostacoli sulla sua strada per il trono». Strada che, scommettono molti analisti, sarà completata entro novembre, quando l’Arabia Saudita ospiterà il suo primo G20 e ad accogliere gli ospiti potrebbe esserci il nuovo re. Quel che è certo è che il Paese vive un momento delicatissimo: il crollo dei prezzi del petrolio e le limitazioni imposte all’Hajj, il pellegrinaggio sacro, che muove attorno a sé un business miliardario, hanno messo in ginocchio l’economia. Il governo ha risposto triplicando l’imposta sui consumi — che era stata introdotta solo qualche mese fa — e questo ha generato lo scontento di una classe media per decenni abituata a ricevere aiuti e sussidi dallo Stato, all’interno di un patto sociale che pretendeva massima obbedienza in cambio di una vita agiata. «Mbs non aveva messo in conto una crisi economica di queste dimensioni e teme che questa possa creargli più problemi del previsto — conclude Al Rasheed — per questo ha bisogno di mandare un messaggio all’Hayat al Bay’at, il consiglio della famiglia reale incaricato di approvare la successione. Se si riunisse oggi, Mbn e suo zio Ahmed in qualche modo, magari non presentandosi, guiderebbero la frangia che si oppone a Mbs. Mettere sotto processo Mbn, il principe più importante dopo di lui, è mandare un messaggio chiaro: nessuno deve osare sfidare l’uomo che vuole essere re».

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