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La Repubblica Rassegna Stampa
20.06.2020 Israele, record di parlamentari gay dichiarati nella nuova Knesset
Commento di Sharon Nizza

Testata: La Repubblica
Data: 20 giugno 2020
Pagina: 1
Autore: Sharon Nizza
Titolo: «Israele, record di parlamentari gay dichiarati nella nuova Knesset»

Riprendiamo dalla REPUBBLICA online di oggi, 20/06/2019, con il titolo "Israele, record di parlamentari gay dichiarati nella nuova Knesset", il commento di Sharon Nizza.

A destra: Amir Ohana

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Sharon Nizza

La ventitreesima Knesset - il Parlamento israeliano - presenta il numero record di parlamentari dichiaratamente omosessuali: 6 su 120. Tre fanno parte della coalizione di governo e tre dell'opposizione e rappresentano quattro partiti diversi. L'anno scorso si era registrato un altro primato quando Amir Ohana era diventato il primo ministro gay della storia del Paese. Allora ministro della Giustizia, oggi nel nuovo governo di unità nazionale occupa il dicastero della Pubblica sicurezza per il Likud, il partito di destra del premier Benjamin Netanyahu. Altra posizione ministeriale di rilievo è ricoperta nell'attuale governo da Itzik Shmuli, ministro per il Welfare e il Lavoro, in quota partito laburista. Il terzo parlamentare della maggioranza è Eitan Ginzburg, già primo sindaco gay di una città israeliana (Raanana), e ora presidente della commissione legislativa e capogruppo di Blu Bianco, il partito centrista del vice-premier Benny Gantz. All'opposizione siedono Nitzan Horowitz, capo del partito di sinistra Meretz e storico leader della comunità Lgbtq e le new entry per il partito Yesh Atid Idan Roll e Yorai Lahav-Hertzano. Quest'ultimo entrerà in carica la settimana prossima, sottraendo un voto alla maggioranza, in virtù della legge appena approvata che permette ai ministri di dimettersi da parlamentari e lasciare il posto ai colleghi che li succedono in lista. La comunità Lgbtq israeliana è da sempre molto combattiva e presente nel dibattito pubblico. Le battaglie che ha condotto nel corso degli anni hanno portato a risultati importanti, quasi sempre attraverso precedenti giuridici che hanno riconosciuto parità di diritti in numerosi ambiti, dalla registrazione all'anagrafe di matrimoni gay contratti all'estero, alla reversibilità della pensione, alle politiche di integrazione dei transessuali nell'esercito. Tel Aviv è nota per essere una delle destinazioni più gay friendly e il suo gay pride ospita ogni anno 250 mila persone da tutto il mondo. Per via del coronavirus, quest'anno si terrà in formula ridotta: il 28 giugno sono programmate in decine di città – e per la prima volta anche molte città periferiche - marce che i dirigenti della comunità vedono come un'occasione per concentrare il focus sulle battaglie interne, in primis l'equiparazione del diritto alla maternità surrogata in Israele anche per le coppie omosessuali (attualmente consentita soltanto all'estero, con costi ingenti). Nel 2018 infatti è passata una legge che ha esteso l'accesso alla maternità surrogata in Israele alle donne single, escludendo però uomini single e gay. Migliaia di persone avevano riempito le piazze del Paese per protesta e lo scorso febbraio la Corte suprema, rispondendo a un ricorso di attivisti, ha decretato che la legge è discriminatoria e che la Knesset ha un anno di tempo per trovare una soluzione che tuteli le coppie gay. È questa una delle tematiche calde su cui la comunità Lgbtq locale si sta concentrando, per cui spera anche che i ministri Ohana e Shmuli - entrambi genitori di figli nati grazie alla maternità surrogata all'estero – si facciano reali portavoci delle sue istanze di fronte alle resistenze dei partiti religiosi, anch'essi parte del governo. In aggiunta, il mese scorso 16 organizzazioni Lgbtq hanno presentato al governo una "Road map" per il sostegno alla comunità in tutti i settori, in particolare contrasto all'omofobia, supporto delle persone transgender, agevolazione delle adozioni da parte di gay. Le posizioni governative di rilievo fanno sperare nella comunità Lgbtq che vi possa essere accesso ai fondi necessari per portare avanti queste battaglie, anche a fronte dei tagli in vista a causa della crisi economica innescata dal coronavirus. "È molto significativo che oggi la Knesset abbia un'alta rappresentanza per la comunità Lgbtq (e saremo ancora più felici quando ci saranno anche parlamentari lesbiche e transessuali)", ci dice Or Kashti, responsabile per i rapporti istituzionali dell'Agudà, l'organizzazione ombrello delle associazioni Lgbtq israeliane. "Abbiamo già tenuto un incontro proficuo con il ministro del Welfare Itzik Shmuli, che si è impegnato ad aiutare la comunità rispetto all'agevolazione delle procedure di adozione, mentre stiamo ancora aspettando di incontrare il ministro Ohana. Tuttavia per noi ogni parlamentare, indipendentemente dall'identità di genere, rappresenta un potenziale interlocutore nella lotta per il riconoscimento dei nostri diritti".

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