venerdi 26 aprile 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


Clicca qui






La Repubblica Rassegna Stampa
04.06.2020 Usa, saccheggi e violenze: opporsi è legale? Il Pentagono contro Donald Trump
Commento di Federico Rampini

Testata: La Repubblica
Data: 04 giugno 2020
Pagina: 14
Autore: Federico Rampini
Titolo: «'Votate per cambiare'. Obama parla all’America. In campo anche Bush jr»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 04/06/2020, a pag.14, con il titolo " 'Votate per cambiare'. Obama parla all’America. In campo anche Bush jr", il commento di Federico Rampini.

Il capo del Pentagono contraddice Trump affermando "niente militari in piazza". Un premio per chi è responsabile di violenze e saccheggi nelle città americane.

Ecco l'articolo:

Immagine correlata
Federico Rampini

Afroamericano soffocato, la rabbia di Minneapolis. La sorella ...
Una manifestazione a Minneapolis dopo l'uccisione di George Floyd

Dobbiamo far sì che l’America stavolta cambi davvero. Voi giovani, abbiate il coraggio di essere scomodi per tutti noi. Impegnatevi, andate a votare per costringere l’intera società a voltare pagina». Barack Obama parla alla nazione per la prima volta dopo la tragedia di Minneapolis. Il primo presidente afroamericano della storia fa sentire la sua voce all’apice della tensione. Parla collegato in diretta su tutti i siti, da Cnn a YouTube al New York Times. Si dice incoraggiato dai tanti giovani che ha visto scendere in piazza, vede in loro «una nuova mentalità ». A ospitare l’intervento è l’iniziativa "My Brother’s Keeper" ("il custode di mio fratello), istituita da Obama nel 2014 dopo l’uccisione del teenager afroamericano Trayvon Martin in Florida. L’intervento di Obama arriva in una giornata difficile per il suo successore. La pressione delle forze armate per tutelare la propria indipendenza sfocia in uno scontro ai vertici dell’Amministrazione Trump. Il segretario alla Difesa nominato dal presidente, Mark Espers, rompe esplicitamente con il suo Commander- in-Chief. «Non sono d’accordo — dichiara il capo del Pentagono — con l’uso dell’Insurrection Act». Era stato Trump a invocare quella legge del 1807, quando ha minacciato governatori e sindaci di mandare l’esercito nelle loro città, se non sono capaci di ripristinare l’ordine dopo i saccheggi e le violenze. La legge del 1807 sarebbe l’unico appiglio per usare le forze armate in missioni di ordine pubblico, le prevede per domare "insurrezioni, violenze, congiure sovversive". Ben diverso, e frequente, è l’uso della Guardia Nazionale che nell’ultima settimana è mobilitata in molte piazze d’America, a cominciare da Minneapolis dove fu ucciso George Floyd. La Guardia Nazionale è un corpo di riservisti che viene usato anche per spalleggiare le forze di polizia, sotto gli ordini dei governatori locali. L’idea di Trump, di mandare lo stesso esercito professionale usato nelle guerre, ha suscitato forti resistenze tra i vertici militari, restii a farsi politicizzare, ancor più preoccupati all’idea di combattere contro i propri concittadini. Di questi timori dei suoi colleghi si è fatto interprete l’ex capo di Stato maggiore, generale Martin Dempsey, su Twitter: «I nostri figli e le nostre figlie in divisa rischiano la vita per proteggere i loro compatrioti. Rispettateli come loro vi rispettano. L’America non è un campo di battaglia. Gli altri americani non sono il nemico». L’ampiezza delle reazioni ha piegato Esper; il capo del Pentagono ha anche avviato un’inchiesta sull’uso di elicotteri militari per sorvolare una pacifica manifestazione davanti alla Casa Bianca. Secondo diverse fonti Trump sarebbe scontento e irritato verso il suo segretario alla Difesa. La portavoce alla Casa Bianca ha continuato a confermare che «il presidente può fare ricorso all’Insurrection Act». A differenziarsi da Trump per cercare un tono di unità nazionale, oltre a Obama è apparso anche George W. Bush. L’ultimo presidente repubblicano ha rivolto un appello insieme alla moglie Laura: «Siamo turbati dall’ingiustizia e dalla paura che soffocano l’America. È un fallimento sconvolgente, il fatto che tanti afroamericani si sentano perseguitati e minacciati nel loro stesso paese ». Una svolta ha segnato ieri le indagini sulla morte dell’afroamericano Floyd a Minneapolis. La procura ha aggravato la posizione dell’agente bianco imputato, ora è incriminato per omicidio volontario e rischia fino a 45 anni di carcere; ha incriminato per complicità in omicidio i tre colleghi della stessa pattuglia che hanno assistito alla morte per soffocamento di Floyd.

Per inviare a Repubblica la propria opinione, telefonare: 06/49821, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


rubrica.lettere@repubblica.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT