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La Repubblica Rassegna Stampa
27.03.2020 La storia di Robert Levinson, l'ex agente Cia scomparso e forse ucciso in Iran
Commento di Giampaolo Cadalanu

Testata: La Repubblica
Data: 27 marzo 2020
Pagina: 20
Autore: Giampaolo Cadalanu
Titolo: «Il giallo della spia sparita nel nulla: 'Morto in Iran'»
Riprendiamo da REPUBBLICA di oggi, 27/03/2020, a pag.20, con il titolo "Il giallo della spia sparita nel nulla: 'Morto in Iran' ", la cronaca di Giampaolo Cadalanu.

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Giampaolo Cadalanu

Family concludes former FBI agent Robert Levinson died in Iran
Robert Levinson

Che fine ha fatto Robert Levinson? Come in una sceneggiatura da thriller, l'americano ex agente dell'Fbi e della Dea, passato più tardi alla Cia, è sparito nel 2007, durante un viaggio nell'isola di Kish, in Iran. O forse, come dicono le autorità della Repubblica islamica, la scomparsa è avvenuta "dopo" la visita nel loro Paese. A rilanciare il mistero è stata una pubblica dichiarazione della famiglia, secondo la quale Levinson è morto in un carcere iraniano. I parenti dell'ex agente, «con il cuore a pezzi», citano non precisate fonti del governo americano, fornendo l'unico dettaglio che la scomparsa del loro congiunto è anteriore all'epidemia di coronavirus. Apparentemente la rivelazione ha preso di sorpresa lo stesso Donald Trump: il presidente ha detto che non sapeva della morte di Levinson, «un grande gentiluomo», e che «non accetta» questa notizia, anche se sapeva delle sue precarie condizioni di salute. Ancora lo scorso novembre Trump aveva fatto un appello alle autorità iraniane per la liberazione dell'agente. Robert O'Brien, consigliere per la Sicurezza nazionale, ha aggiunto che l'inchiesta è ancora aperta, ma «è convinzione che Bob Levinson sia morto tempo fa». Da Teheran, il governo rifiuta ogni responsabilità: il portavoce del ministero degli Esteri, Abbas Mousavi, sottolinea «sulla base di prove credibili» che l'americano «aveva lasciato l'Iran da diversi anni per una destinazione sconosciuta"» Curiosamente, riportano le agenzie, le autorità della Repubblica islamica «malgrado gli sforzi fatti non hanno trovato alcuna prova che sia ancora in vita»: non è ben chiaro come quest'ultima precisazione sia compatibile con la convinzione che Levinson aveva lasciato l'Iran. In ogni caso, ha detto Mousavi, «se gli Stati Uniti sono sicuri della morte di Levinson, dovrebbero evitare di politicizzare la questione e sfruttare le emozioni della famiglia». Lo scorso novembre Teheran aveva sottolineato che la vicenda è seguita da un tribunale rivoluzionario che si occupa di faccende legate alla sicurezza nazionale. In passato anche l'amministrazione di Barack Obama aveva ipotizzato che l'americano avesse lasciato l'Iran. E in realtà, le circostanze del viaggio di Levinson sono quanto meno poco chiare. La famiglia sostiene che l'ex agente era stato assoldato dalla Central Intelligence Agency per una missione non autorizzata. Washington sostiene che l'americano era stato rapito dagli iraniani per essere usato come merce di scambio, ma la stampa Usa rivela che la Cia ha pagato ai familiari 2,5 milioni di dollari l'anno, per evitare di veder rivelati i dettagli dell'accordo fra agenzia e Levinson. La morte di Levinson, se confermata, rischia di complicare ulteriormente le relazioni già difficili fra Usa e Iran: appena la scorsa settimana il segretario di Stato Mike Pompeo aveva fatto appello a Teheran perché liberasse i prigionieri americani, in vista della minaccia del virus sulle prigioni iraniane.

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