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La Repubblica Rassegna Stampa
10.02.2020 Graffiti antisemiti, l'intervento dello storico Claudio Vercelli
Lo intervista Ottavia Giustetti

Testata: La Repubblica
Data: 10 febbraio 2020
Pagina: 3
Autore: Ottavia Giustetti
Titolo: «Vercelli: 'L'antisemitismo non è ancora ideologico ma la zona grigia è pericolosa'»

Riprendiamo da REPUBBLICA - Torino di oggi, 10/02/2020, a pag.3, l'articolo di Ottavia Giustetti, che intervista lo storico Claudio Vercelli, dal titolo "Vercelli: 'L'antisemitismo non è ancora ideologico ma la zona grigia è pericolosa' ".

Le cellule isolate - molto probabilmente da ricondurre all'estrema destra fascista - responsabili dei recenti episodi antisemiti in numerose città italiane non sembrano essere organizzate in un progetto su larga scala. Come nel caso dell'antisemitismo di matrice islamista, anche quello di destra è da combattere per evitare che si sviluppi sempre di più. Bene fa Claudio Vercelli a chiarire che l'antisemitismo non è "tornato" oggi, semplicemente perché non era mai scomparso, neanche dopo la scoperta degli orrori della Shoah.

Ecco l'intervista:

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Claudio Vercelli

Claudio Vercelli, storico e giornalista, docente di Storia dell'ebraismo all'Università Cattolica di Milano, fatti come quelli delle ultime settimane e studi statistici recenti sulle idee che si diffondono nel Paese ci mettono di fronte all'emergenza della nascita di un nuovo antisemitismo? «Gli studi recenti danno risposte che si somigliano, ma purtroppo sono risposte disomogenee. Possiamo però parlare certamente di una zona grigia che emerge dalle opinioni della popolazione, una zona non occupata dall'antisemitismo ideologico, non ancora, ma da un'insofferenza diffusa verso certi discorsi pubblici sugli ebrei e sulla loro storia come storia collettiva. È una dialettica irrisolta che va a braccetto con il clima del sospetto».
È una forma di rifiuto del potere costituito? «È una modalità cognitiva vera e propria, una falsa cognizione delle cose, un modo di porsi di fronte al dato della realtà, come ci viene rappresentata, con assoluta diffidenza. L'immaginario associa ai poteri costituiti un qualche interesse di ritorno nel volerci raccontare le cose in un dato modo. Ne deriva il clima di sospetto e diffidenza. Lo scetticismo dal quale si genera per esempio il risentimento verso gli ebrei».

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Un nuovo graffito antisemita a Torino

L'antisemitismo sembrava un sentimento del passato. Cosa è successo allora? «L'antisemitismo è sempre esistito, accompagna trasversalmente le epoche storiche e politiche del mondo occidentale. È come un virus dormiente all'interno del corpo sociale immune ai disagi e ai mutamenti. È quando si mettono in moto le trasformazioni problematiche, come quella che stiamo vivendo, che il virus toma a manifestarsi: gli individui vanno a caccia di capri espiatori sui quali riversare il proprio risentimento».
Cosa intende per trasformazione problematica? «Un cambiamento radicale che rimescola gli equilibri sociali, le aspettative sul futuro dei cittadini, tutto ciò che determina come oggi una società instabile, liquida. In questo la definizione di Bauman è perfetta. Una società dove una parte degli individui sono travolti dal senso di esclusione e dalle paure».
Fin qui siamo al risentimento verso gli ebrei come simbolo. Sono queste paure che portano al salto di qualità? «L'antisemitismo di pura ipotesi è una forma di simbolismo rivendicato attraverso atti liberatori come per esempio le scritte contro gli ebrei. Ma il ripetersi di questi gesti come sta accadendo ha un doppio effetto: lo sdoganamento che porta a un clima di accettabilità sociale di certi linguaggi, e lo sfarinamento del tessuto antifascista, inteso come asse portante dei valori collettivi e del senso comune».
Il web è un veicolo ideale? «Il web che per certi aspetti è utilissimo, è anche un mondo parallelo in cui ci sono meno vincoli, uno degli habitat del nuovo antisemitismo. Lì, liberando le pulsioni istintuali, si genera il campo per passare dalle parole ai fatti. È un territorio virtuale in cui il razzista pub manifestare tutto il proprio narcisismo».
Quali risposte dà la politica? «Ahimé la politica è in crisi completa e si limita a condanne di circostanza che denotano solo scarsa attenzione per questi fenomeni di preoccupante mutamento sociale. Il fascismo ha lasciato una fortissima impressione sul nostro Paese. La sua fotografia è scomparsa, ma il negativo è rimasto come forza capace di organizzare la collettività. E il fascismo ha usato l'antisemitismo come uno dei fattori di autoaccreditamento».

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