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La Repubblica Rassegna Stampa
28.12.2019 Primarie Likud: grande vittoria di Netanyahu: ecco chi vuole ridurla a 'scontata' e 'non importante'
Francesca Caferri & Anshel Pfeffer

Testata: La Repubblica
Data: 28 dicembre 2019
Pagina: 12
Autore: Francesca Caferri
Titolo: «Il biografo di Bibi: 'Ha incantato gli israeliani, ma ora le sue battaglie diventano più difficili'»

Riprendiamo da REPUBBLICA di oggi, 28/12/2019, a pag.12 con il titolo "Il biografo di Bibi: 'Ha incantato gli israeliani, ma ora le sue battaglie diventano più difficili' ", l'intervista di Francesca Caferri a Anshel Pfeffer.

A commento della larga vittoria di Benjamin Netanyahu alle primarie del Likud, Anshel Pfeffer - editorialista del giornale israeliano Haaretz, costantemente critico di ogni governo di Gerusalemme - non trova di meglio che ridurre il risultato a "scontato" e "molto meno importante di quello che appare". Lo stesso Pfeffer, però, non può riconoscere i successi di Israele, a partire da quelli in economia, sotto la guida dei recenti governi Netanyahu. Secondo Pfeffer, incalzato da Francesca Caferri, "ora le battaglie di Netanyahu diventano più difficili", ma non è dato sapere il motivo di questo giudizio.

Ecco l'articolo: 

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Francesca Caferri


I leader dei principali partiti, Benny Gantz, Benjamin Netanyahu

«Il risultato delle primarie era scontato. Quello che non è affatto scontato è come questo potrà influire sulle elezioni del 2 marzo: Netanyahu cercherà di usare la vittoria nel partito per guadagnare quella spinta che i sondaggi al momento non gli danno. Ma potrebbe anche finire in un'altra maniera: molti elettori di destra, stanchi di lui e di un Likud che in tutto e per tutto si identifica in lui, potrebbero scegliere un altro partito». Editorialista del quotidiano liberale Haaretz, Anshel Pfeffer è l'autore di "Bibi. The turbolent life and times of Benjamin Netanyahu", pluricitata biografia del primo ministro più longevo dello Stato di Israele, bestseller in patria così come negli Stati Uniti. Un libro che porta il lettore dritto nella testa del premier e che per questo è diventato un must per chiunque segua questa regione del mondo.
Pfeffer, che risultato è questo per Netanyahu? «Un risultato che potrebbe essere molto meno importante di quello che appare. Netanyahu ha vinto, come sapevamo sarebbe accaduto: ha detto che questo prova che la gente è con lui. Ma questo è quello che vuole far credere. La realtà è che un piccolo gruppo di persone, fedeli elettori del Likud, ha votato per lui. Non significa che gli israeliani siano con lui».
E con chi sono gli israeliani? «Questo lo scopriremo il 2 marzo. Ma posso dirle che nel 2019 per due volte hanno dimostrato di non essere con Netanyahu. Almeno non come lo erano stati in passato».

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Anshel Pfeffer

Però il Likud ha dimostrato di non voler altro leader che non sia lui: I numeri sono schiaccianti. «Certo. E proprio questo potrebbe essere il problema alle urne. Il Likud è Netanyahu e chi non ama il premier — un premier sotto inchiesta per corruzione, ricordiamolo anche se è di destra, oggi è più che mai costretto a prendere atto di questa realtà. Ciò detto, ci sono due fattori importanti da sottolineare: il primo è che il Likud non ha mai cacciato un leader in tutta la sua storia. Il secondo è che, piaccia o non piaccia, Netanyahu da primo ministro ha ottenuto risultati importanti: l’economia va bene e Israele ha sulla scena internazionale un ruolo di primo piano».
Mi permetto di aggiungere un terzo fattore: l'assenza prolungata di rivali interni. Gideon Saar è il primo che osa sfidare Netanyahu da anni e lo ha fatto sapendo di perdere... «L'eliminazione sistematica di ogni potenziale sfidante è una delle caratteristiche della carriera politica di Netanyahu. II Likud è un grande partito e nei grandi partiti ci sono sempre correnti, rivali, sfide: non con lui. Netanyahu è riuscito a creare intorno a sé un culto della personalità e con questo ha incantato il partito prima e il Paese poi. Resta da vedere se funzionerà ancora».
C'è un'altra caratteristica di Netanyahu che lei descrive bene nel libro e che abbiamo osservato in pieno in queste settimane: la sua capacità di fare campagna elettorale. Si è battuto come se fosse un'elezione generale: telefonate ai votanti, video promozionali. Ha promesso un servizio di babysitter ai genitori che fossero andati a votare... «Ma questo è Netanyahu! Ogni battaglia è la sua ultima battaglia, quella decisiva, quella per la vita. E' uno straordinario mobilitatore, un amante dei colpi di scena finali, uno che non si arrende mai. E' un'altra delle sue caratteristiche chiave: e nelle settimane che vanno da qui al 2 marzo ne avremo l'ennesima dimostrazione».

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