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La Repubblica Rassegna Stampa
16.03.2019 Elezioni il 9 aprile:Netanyhau e i suoi avversari, se vincono addio Israele
Analisi di Wlodek Goldkorn, il massimo della disinformazione

Testata: La Repubblica
Data: 16 marzo 2019
Pagina: 28
Autore: Wlodek Goldkorn
Titolo: «Il dilemma degli ebrei»

Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 16/03/2019, a pag.28 con il titolo "Il dilemma degli ebrei" l'analisi di Wlodek Goldkorn

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In una coalizione di governo?

Se il prossimo 9 aprile gli israeliani voteranno come Wlodek Goldkorn si augura, la fine dello Stato degli ebrei avrà inizio. Goldkorn interpreta la storia del Paese raccontandola dietro le lenti deformanti dei suoi paraocchi, dalle scelte di Rabin, Oslo compreso, alla possibilità di un governo che imbarchi i partiti arabi pur di sconfiggere Netanyahu. Pur riconoscendo che tutte le minoranze in Israele hanno eguali diritti e doveri, si augura la vittoria della coalizione che vuole abolire la Legge della Nazione, che esiste in tutti i paesi democratici del mondo.
Questo pezzo di Goldkorn riconferma la posizione di Repubblica sotto la nuova direzione: il massimo della disinformazione, condita da una apparente 'moderazione' del linguaggio. Repubblica non è il Manifesto, ma è molto più pericolosa.

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Wlodek Goldkorn                     un titolo significativo

Le notizie, stiamo parlando delle elezioni politiche in Israele  il 9 aprile prossimo, sono due. E non sono ottime. La prima: non è detto che il nuovo partito centrista guidato dall'ex capo dello stato maggiore Benny Gantz avrà la maggioranza relativa dei seggi alla Knesset. I sondaggi lo danno in leggero vantaggio sul Likud dell'attuale premier Benjamin Netanyahu, ma la formazione centrista sta perdendo consensi, tanto che in poche settimane è passata dal 35 per cento al 31 percento (rispetto al 28 per cento del Likud) delle intenzioni di voto. La seconda, che in ogni caso, non basta avere una maggioranza di 61 mandati sui 120 in Parlamento per poter governare. O almeno, è questo il messaggio che sta trasmettendo alla pubblica opinione Netanyahu.
Per il primo ministro una coalizione che dipendesse dal consenso dei deputati arabi sarebbe un'anomalia.
La recente polemica tra un'attrice, una star hollywoodiana Gal Gadot (la Wonderwoman) e il premier non ha niente o ha poco di folkloristico. Quando Netanyahu dice che Israele è uno Stato del popolo ebraico e di nessun altro (affermazione che Gadot ha contestato) intende proprio questo: il governo legittimo è quello degli ebrei e solo degli ebrei. Spieghiamoci ricordando la vicenda di Rabin, il premier assassinato nel 1995.
Ecco, quello che la destra non voleva perdonare all'allora primo ministro non era solo il suo impegno nel processo di pace con il leader palestinese Yasser Arafat e l'intenzione di cedere la Cisgiordania e Gaza allo storico nemico, quanto piuttosto il fatto che Rabin per governare, per avere una maggioranza alla Knesset aveva fatto ricorso al sostegno dei deputati arabi. È per questo motivo che il suo esecutivo veniva percepito da gran parte dell'opinione pubblica come non del tutto legittimo: ricordiamoci le manifestazioni delle destre con le foto di Rabin vestito da ufficiale nazista.
E ancora, nelle precedenti consultazioni politiche, Netanyahu, ha chiamato il suo elettorato a mobilitarsi perché «gli arabi stanno andando in massa a votare». Nel luglio scorso il premier uscente ha fatto approvare dal parlamento una legge che dichiara Israele Stato nazione del popolo ebraico. Non era un provvedimento che privava i cittadini arabi (circa il 20 per cento della popolazione) dei loro diritti civili. Nessun giudice o medico palestinese è stato allontanato o licenziato e verosimilmente non lo sarà nel futuro. Lo scopo era semplicemente ribadire che il governo politico non è affare della minoranza araba e che i palestinesi d'Israele possono al massimo aspirare a difendere i loro diritti specifici, senza incidere sulla natura e il volto dello Stato.
Tutte le opposizioni, quella volta, hanno votato contro.
Non si trattava solo di difendere il principio democratico elementare per cui i cittadini sono tutti uguali e i voti si contano e non si pesano. Chi è oggi all'opposizione sa che senza i partiti arabi (che nella Knesset uscente dispongono di 13 mandati) non è possibile costruire un governo alternativo a quello delle destre. E infatti, prima ancora di cominciare la vera campagna elettorale, Gantz, lo sfidante di Netanyahu, aveva dichiarato che la legge di Israele Stato nazione del popolo ebraico andava abrogata. Insomma, tra poco più di un mese, nelle urne di Israele sarà in gioco la natura dello Stato e non solo la compagine ministeriale.

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