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La Repubblica Rassegna Stampa
24.10.2018 Addio a Joachim Rønneberg, il norvegese che fermò l'atomica di Hitler
Commento di Andrea Tarquini

Testata: La Repubblica
Data: 24 ottobre 2018
Pagina: 17
Autore: Andrea Tarquini
Titolo: «Addio a Rønneberg il partigiano norvegese che fermò l’atomica d’Hitler»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 24/10/2018, a pag.17, con il titolo "Addio a Rønneberg il partigiano norvegese che fermò l’atomica d’Hitler" la cronaca di Andrea Tarquini.

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Andrea Tarquini

Kirk Douglas lo impersonò nel celebre film di guerra Gli eroi di Telemark con anche Richard Harris, storici ed esperti militari di tutto il mondo lo consultarono per decenni per imparare da lui. Ora è morto, lui Joachim Rønneberg, comandante partigiano norvegese addestrato dai britannici, lui massimo eroe della Resistenza nordica contro l’occupazione nazista. Si è spento sereno a 99 anni, lui che nel 1943 con commando di partigiani riuscì ad attaccare e distruggere a Telemark, appunto nella Norvegia occupata, l’impianto supersegreto in cui il Terzo Reich produceva l’acqua pesante, componente indispensabile alla bomba nucleare.

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Joachim Rønneberg

In altre parole, il mondo ha detto addio all’eroe taciturno che fermò la costruzione dell’atomica di Hitler e quindi ebbe un ruolo decisivo nella vittoria finale degli Alleati contro l’Asse nella seconda guerra mondiale. «Abbiamo perso uno tra i nostri patrioti ed eroi più valorosi, che egli resti nella Memoria dei giovani del mondo», ha detto commossa questo lunedì la prima ministra norvegese, la leader conservatrice Erna Solberg, nella solenne cerimonia di commemorazione, che ha proclamato il lutto nazionale. Rønneberg aveva allora appena 23 anni. L’efficiente resistenza norvegese aveva scoperto che i nazisti lavoravano all’atomica usando materie prime reperibili per loro solo nel Paese scandinavo occupato. Allora si fece portare a Londra, ricevette un addestramento di prima classe dallo Special operations executive, il servizio segreto militare per le azioni di sabotaggio dietro le linee dell’Asse, insieme a un commando di altri partigiani norvegesi. Un aereo della Royal Air Force li paracadutò nella notte presso Telemark, dove li attendevano altri reparti speciali della resistenza. «Andò tutto liscio, benissimo, fu un sogno», disse decenni dopo Rønneberg in una lunga intervista televisiva. Lui e i suoi commando riuscirono velocissimi a entrare nell’impianto nazista, posero le potenti cariche esplosive. E lui all’ultimo decise di accorciare la miccia da una durata di minuti a pochi secondi: rischiò la vita perché voleva essere sicuro che l’operazione avesse successo. Poi riuscì a fuggire in sci fino al territorio della Svezia neutrale salvandosi dalla rabbiosa vendetta hitleriana. I nazisti non si ripresero mai dal colpo: nel 1943, già a mal partito sul fronte russo e in Africa, mancavano loro soldi e uomini per ricostruire l’impianto. Nel dopoguerra Rønneberg visse tranquillo e appartato, e a chi gli offriva (come Hollywood) ingaggi e ricompense, forniva solo informazioni per i film. «Ho solo fatto il mio dovere», fu il suo motto fino all’ultimo. Addio, eroe di Telemark.

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