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La Repubblica Rassegna Stampa
07.07.2018 Satana a Goray, di Isaac B.Singer
Recensione di Giuseppe Montesano

Testata: La Repubblica
Data: 07 luglio 2018
Pagina: 29
Autore: Giuseppe Montesano
Titolo: «Eros e Qabbalah mandati al diavolo»

Riprendiamo da REPUBBLICA di oggi, 07/07/2018, a pag.29 con il titolo "Eros e Qabbalah mandati al diavolo" la recensione di Giuseppe Montesano

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La copertina                            Giuseppe Montesano

Tra gli anni Venti e Trenta del Novecento si aggiravano in Polonia alcuni grandi rivoluzionari della letteratura moderna: c'era Witkiewicz, che pubblico nel 1926 Addio all'autunno e nel 1930 Insaziabilità, romanzi fratturati in cui la sessualità invadeva ogni cosa e il male dell'esistenza e della Storia erano onnipresenti; c'era Gombrowicz, che pubblicò nel 1933 Bacacay e nel 1937 Ferdydurke, libri che non somigliavano a niente e in cui una sessualità polimorfa smascherava la violenza delle idee astratte; e c'era Schulz, che era di famiglia ebraica e che, oltre a fare disegni alla Sacher-Masoch, pubblico nel 1934 i racconti di un'infanzia favolosa di Le botteghe color cannella e scrisse un romanzo perduto intitolato IlMessia. In questa atmosfera visse un ragazzo ebreo che veniva da uno shtetl della Polonia orientale e da un Descrive i centomila ebrei massacrati dai cosacchi Lo scrittore fuggì in America prima che uscisse il libro padre rabbino chassidico: si chiamava Isaac Singer, ed era nato nel 1904. Allo studio del Talmud Singer mescolo prima dei vent'anni letture frenetiche e disordinate, dai Buddenbrock a Dostoevskij, Tolstoj, Krafft-Ebing, Nietzsche, Lombroso, Weininger, e poi gli amati Schopenahuer, Spinoza, Hamsun; lesse anche, dalla biblioteca di un'amante più vecchia di lui e aperta a ogni esperienza sessuale che Isaac incontro a vent'anni, molti libri su spiritismo, magia e teosofia, ma lesse anche compendi di Kant, e di Lenin e Marx che detestó; e con passione lesse lo Zohar e ciò che poté sulla Qabbalah. Tra la fine degli anni Venti e i primi anni Trenta tradusse dal tedesco Il piacere di D'annunzio e La montagna magica, progettò di scrivere un libro sul suicidio dell'autore ebreo ma antiebreo di Sesso e carattere, visse con una compagna comunista con cui ebbe un figlio e divento uno scrittore di lingua yiddish, la lingua-dialetto della sua infanzia nella quale inventò Satana a Goray, un romanzo che usci a puntate nel 1933 e in libro nel 1935, un libro che non vide perché nel 1935 abbandono moglie e figlio e fuggi in America. E ora il capolavoro di Isaac Bashevis Singer è stato ripubblicato da Adelphi, in una nuova e bella traduzione di Adriana dell'Orto. E di cosa parlano le 170 pagine di Satana Gore Sottrarre al lettore l'effetto di lievitazione, come di un organismo vivo, del romanzo di Singer sarebbe un tradimento: ma si pub accennare che il romanzo mette in scena l'atmosfera di sovversione di tutti i valori operata da Shabbatay Tzevi, un mistico studioso della Qabbalah che dette O vita a un movimento eretico predicando l'arrivo del Messia nel 1666, l'anno in cui molti ebrei predicevano l'arrivo della Bestia 666 e dell'Apocalisse a cui sarebbe seguito il Regno di Dio, quel Shabbatayche finì per convertirsi all'Islam dicendo che il peccato più grande portava alla più grande redenzione. Ma in Satana aGoraj le idee sabbatiane si incarnano in personaggi: il buono e pio Reb Mates e il maligno e sabbatiano reb Gedalya, che invita seduttivo alla trasgressione sessuale per colmare il pozzo del male e affrettare così l'arrivo del Messia; una folla traboccante di vecchi in preda a smanie sessuali, di mogli che peccano di fronte ai mariti, di bambini che vogliono il Messia per avere dolciumi e divertimenti, di vergini prostituite, di sodomiti con animali, di necrofili e sadici, tutti intrisi di superstizioni religiose e desideri proibiti, circondati da folletti, dybbuk, spettri; e poi la grandiosa Rechele, che sposa fanciulla Reb Mates e convive con Reb Gedalya, diventa profetessa predicando l'eros scatenato e l'avvento del Messia, e al culmine del romanzo è sedotta e stuprata da Satana. Un romanzo che si apre con i centomila ebrei massacrati a metà del Seicento dai cosacchi che «scorticando vivi gli uomini, sgozzando i bambini, violentando le donne per poi squarciarne i ventri e cucirvi dentro gatti vivi» e si chiude sulla morte di Rechele e il ritorno a una normalità fatta di macerie interiori, con il solo Reb Gedalya che perdona Rechele e muore innamorato di lei. Satana a Goraj inchioda il lettore sotto un respiro ritmico che racconta per iperboli e accumuli, dove il dettaglio più minuscolo sorge per riaffondare e ingigantirsi nel fluire *** generale, in un martellare che fa scintillare vampe e buio in brevi frasi che si susseguono e si scontrano tra loro seguendo un perenne ascendere e discendere delle passioni. Singer sgretola la falsa verità che la trasgressione porti al paradiso in terra e che la violenza porti al bene, ma come Dostoevslajj trascina il lettore a credere in quella menzogna in cui giace la verità degli ebrei avviliti e massacrati, e alla fine del romanzo, dopo la sconfitta del falso Messia, annuncia che il vero Messia verrà a porre fine al Male e alla Storia. Satana a Goray non è un romanzo epico perché l'epica è morta nel Medioevo, e Singer racconta con apparenza di cronachista un epos invasato che sabota frase per frase l'epos e la cronaca con la psichizzazione degli uomini e delle cose, creando uno stile unico ma imparentato con la modernità di Gombrowicz, Schulz e Witkiewicz: uno stile così unico che Singer stesso non lo ritroverà mai più. Ora però tocca ai fortunati che non hanno ancora letto Satana a Gora/ sprofondare nel prodigioso ribollire di eros e Qabbalah, ribellione e nevrosi, violenza e tenerezza, misticismo e Storia, miserie e grandezze di un romanzo che è un pozzo senza fondo. Se potete, leggetelo di notte: sarà una notte spaventosa, ma illuminata dalla febbre della vita.

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