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La Repubblica Rassegna Stampa
05.06.2018 Richard Grenell & Manlio Di Stefano: ritratto di due putiniani, il secondo anche anti-Israele
Commenti di Tonia Mastrobuoni, Matteo Pucciarelli

Testata: La Repubblica
Data: 05 giugno 2018
Pagina: 13
Autore: Tonia Mastrobuoni - Matteo Pucciarelli
Titolo: «E l’ambasciatore di Trump fa l’attivista dell’ultra destra - I summit a Mosca le profezie e l’Italia 'suddita degli Usa' del 5stelle forse sottosegretario»

Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 06/05/2018, a pag.13 con il titolo "E l’ambasciatore di Trump fa l’attivista dell’ultra destra" il commento di Tonia Mastrobuoni; con il titolo "I summit a Mosca le profezie e l’Italia 'suddita degli Usa' del 5stelle forse sottosegretario", il commento di Matteo Pucciarelli.

Ecco gli articoli:

Tonia Mastrobuoni: "E l’ambasciatore di Trump fa l’attivista dell’ultra destra"

Sono condivisibili le posizioni di Richard Grenell sull'Iran, non i suoi appelli a sostenere le forze antiatlantiche e putiniane in Europa. Tonia Mastrobuoni dipinge però Grenell con il tipico bagaglio di stereotipi di Repubblica, utilizzando espressioni come "è scatenato", "le sue fiammeggianti dichiarazioni", "aveva già fatto discutere", "simpatie estremiste", "ultraconservatore".

Ecco il pezzo:

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Tonia Mastrobuoni

Più che un diplomatico, Richard Grenell sembra ormai un agit prop dell’ultra destra. Il nuovo ambasciatore americano in Germania si sente talmente “ eccitato” per l’insorgenza dei populismi neri che ha organizzato un pranzo la prossima settimana con il cancelliere austriaco, l’ultraconservatore Sebastian Kurz, nella sua residenza berlinese. Di per sé, un gesto già inconsueto: Kurz sarà a Berlino per colloqui con la cancelliera Angela Merkel e non si si capisce che cosa c’entrino gli Stati Uniti. Non pago, in un’intervista al sito di estrema destra Breitbart, Grenell ha annunciato di voler « sostenere » il populismo dilagante in Europa. E forse il primo segno è proprio la colazione in onore di un cancelliere che ha spinto a destra il suo partito, quello dei popolari austriaci, e governa con la destra populista della Fpoe, una forza politica che pullula di esponenti in odore di simpatie estremiste e posizioni antisemite. Nel colloquio con il sito, Grenell ha definito Kurz una “rockstar”. La reazione del governo tedesco non si è fatta attendere. L’intervista in cui Grenell si diceva entusiasta all’idea che «un’ondata di politica conservatrice» stia travolgendo il vecchio continente dopo il presunto « fallimento delle politiche di sinistra», ha indotto un portavoce del ministero degli Esteri ad annunciare che il governo Merkel ha chiesto « chiarimenti agli Usa » e che il sottosegretario Andreas Michaelis lo farà anche in un colloquio con l’ambasciatore previsto nei prossimi giorni. È prassi che i diplomatici non si immischino mai nelle vicende interne ai Paesi che li ospitano. E dovrebbero essere neutrali verso la politica anche in base alla tradizione americana, nonostante gli ambasciatori più importanti siano negli Usa di nomina politica. Grenell, invece, è scatenato: lo scopo della sua azione politica è sconfiggere « una classe politica che pretende di decidere che vince le elezioni e chi governerà, prima delle elezioni stesse » . Il politico repubblicano ha sostenuto di essere stato contattato « da molti » reazionari in Europa che avrebbero la sensazione di una «resurrezione in corso» degli estremismi. Dettagli inquietanti, soprattutto se pronunciati da qualcuno che dovrebbe mediare, e non aizzare. L’ex capo dell’Spd, Martin Schulz, ha commentato che « Grenell non si comporta come un diplomatico, ma come un ufficiale coloniale di estrema destra » . Altri esponenti dell’Spd parlano di un « vassallo di Trump » . Lui si è difeso dalle polemiche scoppiate anche sui social media ribadendo su twitter la veridicità di quanto detto a Breitbart e ribadendo che sarebbe in corso «un risveglio della maggioranza silenziosa - quella che rigetta le elite e le loro bolle». Qualche settimana fa Grenell aveva già fatto discutere con le sue fiammeggianti dichiarazioni contro l’Iran e la determinazione dell’Europa di non seguire la decisione americana di disdettare l’accordo sul nucleare con Teheran. Ieri è tornato anche ad attaccare la Germania per la spesa militare al di sotto del 2%.

 

 

Matteo Pucciarelli: "I summit a Mosca le profezie e l’Italia 'suddita degli Usa' del 5stelle forse sottosegretario"

Un altro putiniano, oltre che simpatizzante per il terrorismo arabo palestinese - è il grillino Manlio Di Stefano, che parla di "Italia suddita degli Usa" e chiede l'allineamento con Mosca. E' possibile che Di Stefano diventi sottosegretario agli Esteri, se così sarà si tratterà di un altro passo del nostro Paese verso le dittature e i regimi anti-occidentali (tutti, senza eccezione, anche anti-Israele).
Altrochè 'simpatie palestinesi', ecco il link  per i nostri lettori: http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=2&sez=120&id=66267

Ecco il pezzo:

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Matteo Pucciarelli

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Manlio Di Stefano

Ai tempi dei Cinque Stelle all’opposizione, quindi duri e puri, aveva piena libertà di parola e di manovra. Oggi «chiaramente deve stare zitto e buono, anche perché spesso ci faceva arrabbiare in parecchi», racconta un big del Movimento che lo conosce bene. Lui è Manlio Di Stefano, 37 anni, palermitano ma milanese d’adozione. In politica estera è tra quelli del M5S che più si è fatto notare negli anni scorsi: viaggi in Russia, in America Latina, in Siria e di fondo una certa avversione per la politica estera occidentale classica. «Una volta al governo rivedremo la partecipazione dell’Italia nella Nato», promise ai delegati del congresso di “Russia Unita”, il partito di Vladimir Putin. Era il 26 giugno di due anni fa. Ora, da possibile sottosegretario agli Esteri, deve ripensarsi un po’. Anche se continuerà a ritenere, in cuor proprio, che l’Italia è stata «per 60 anni un paese suddito», altro passaggio del suo discorso ai russi. Paese suddito degli Stati Uniti, ovvio. Va detto che, al netto di un certo complottismo di maniera, alcune sue analisi del passato sono state premonitrici. «C’è una possibilità che si allineino gli astri e che nell’arco di un paio d’anni in Europa vadano al governo forze rivoluzionarie come Syriza, Podemos e il M5S», spiegò tre anni fa al sito Sputnik news, agenzia di informazione creata dal Cremlino. La recente cronaca politica gli ha dato ragione o quasi, visto l’appoggio esterno della sinistra radicale spagnola al socialista Pedro Sánchez. «In tal caso questi paesi, Grecia, Spagna e Italia insieme — ragionava — potrebbero davvero rimettere in discussione l’intero assetto dell’Unione europea. Potremmo anche concretizzare un’alleanza strategica con i paesi dell’area del Sudamerica. Questa nuova situazione potrebbe dare uno shock all’Europa perché anche in termini ricattatori significherebbe avere più potere davanti alla troika, dettare le nostre condizioni e dire: “O così oppure vi fate l’Europa da soli, noi non ci stiamo più”». È un buon amico di Alessandro Di Battista — i due si conobbero in Guatemala quando il M5S ancora non esisteva — e rimane (per ora) vicino alla causa palestinese. Ma avrà sicuramente cambiato opinione su Matteo Salvini, da lui definito “soubrette da 20.000 euro al mese”: «Non fatevi ingannare, è solo il classico parassita che vive di politica da 30 anni ingannando i cittadini disperati», metteva in guardia sul suo blog nel settembre 2015. Opinioni sacrificate sull’altare della realpolitik, ma comunque Di Stefano ha anche un cuore tenero: «La mamma va osannata tutti i giorni della nostra vita perché è il simbolo del creato, della stabilità dell’intera società, dell’amore incondizionato e dell’unico rifugio dove ti senti davvero protetto e al sicuro», scrisse su Facebook lo scorso 13 maggio. Almeno su quello, si spera, non ci sarà pragmatismo che tenga.

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