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La Repubblica Rassegna Stampa
12.05.2018 Parole chiare sull'Iran: soprattutto se escono su Repubblica
Intervista a Shirin Ebadi, di Francesca Caferri

Testata: La Repubblica
Data: 12 maggio 2018
Pagina: 12
Autore: Francesca Caferri
Titolo: «Shirin Ebadi: 'il mio appello alla UE, basta crediti all'Iran se non rispetta i diritti umani'»

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Shirin Ebadi

Inorriditi dal reportage di Federico Rampini del 5 maggio scorso http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=4&sez=120&id=70477
riprendiamo un po' sollevati l'intervista di Francesca Caferri (anche lei laudatrice in prima fila,  con domade tendenziose,infatti nella premessa attribuisce a Shirin Ebadi intenzioni arbitrarie) a Shirin Ebadi, che riprende senza alcun timore le posizioni di Trump sull'Iran, rivolgendosi con altrettanto rigore alla UE.
E' bene che questa intervista esca su Repubblica, uno dei giornali più obamiani e pro-Iran.
Esce a pag,12, con il titolo " Shirin Ebadi: 'il mio appello alla UE, basta crediti all'Iran se non rispetta i diritti umani'"
Aggiungiamo noi, e che la smetta di minacciare il mondo, in particolare Israele, pensi all'inflazione del 50% che affama gli iraniani, dimentichi la bomba nucleare e rispetti l'indipendenza degli stati vicini.

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Francesca Caferri

Francesca Caferri: "Shirin Ebadi: 'il mio appello alla UE, basta crediti all'Iran se non rispetta i diritti umani'"

Premio Nobel per la Pace Magistrato prima, avvocato poi, Shirin Ebadi ha ricevuto il Nobel per la Pace per i suoi sforzi in difesa dei diritti umani nel Paese di origine. Oggi è la voce più autorevole della società civile iraniana. Ha lasciato Teheran nel 2009 perché minacciata


Il fronte militare. E poi quello politico e quello economico, entrambi legati a filo doppio al ritiro degli Stati Uniti dall'accordo sul nucleare. Da mesi l'Iran è al centro delle tensioni internazionali. Ad un'Europa che cerca una strada per trattare con Teheran ma procede a tentoni, la premio Nobel per la pace Shirin Ebadi invia un messaggio chiaro: non sono le sanzioni economiche, la soluzione. La strada giusta è tagliare a chi non rispetta i diritti umani la possibilità di far sentire la propria voce. Bloccare sul nascere l'interferenza negli affari interni di altri Paesi. E tenere gli occhi su una popolazione che, pressata dalla crisi economica, nei prossimi mesi tornerà a far sentire la sua voce.
Signora Ebadi, al centro di  tutte le tensioni che rischiano di far esplodere il Medio Oriente c'è l'Iran: il suo Paese è un pericolo per la regione?
«Non lo sarebbe se non si immischiasse negli affari interni degli altri Paesi: ma lo fa, e questo crea tensioni Penso al sostegno agli Houthi in Yemen, ad Hezbollah nel Sud del Libano, al Marocco che ha interrotto le relazioni diplomatiche perché l'Iran forniva aiuti e armi agli indipendentisti del Sahara occidentale. Se vuole evitare l'isolamento l'Iran deve evitare di interferire».
Secondo gli analisti queste interferenze sono il frutto della politica del gruppo conservatore e del suo braccio para-militare, i Pasdaran. Crede che il "no" di Trump all'accordo sul nucleare possa rafforzarli?
«Nel lungo periodo l'abbandono dell'accordo non rafforzerà nessun gruppo politico perché le nuove sanzioni faranno crescere la povertà e questo provocherà le proteste della gente, come già è accaduto nei mesi scorsi. Gli investimenti stranieri diminuiranno ulteriormente, e quindi le possibilità di impiego. L'inflazione è già alle stelle ma crescerà ancora. Andiamo verso un periodo di instabilità».
In America c'è chi invoca apertamente il cambiamento di regime: è d'accordo?
«Ho  scritto una lettera due mesi fa per chiedere il cambiamento di regime: la gente vuole un governo secolare e democratico, che rispetti i diritti umani. Mi auguro che la resistenza pacifica del popolo costringa il regime a un referendum e a un passaggio di potere, sul modello del Sudafrica. L'alternativa sono nuovi disordini e fi crollo violento del regime».
Mi sbaglio o non ripone molta fiducia nei riformisti che oggi, con molti limiti e spesso malvolentieri, si riconoscono nel presidente Rouhani?
«Qualunque cosa accada in Iran è frutto delle decisioni del leader supremo, Ali Khamenei: se pensiamo che un gruppo politico o una persona possano influenzarlo o costringerlo a cambiare idea, sbagliamo. Riformisti e conservatori si scontrano solo per i seggi al Parlamento: ma non contano nulla. Le decisioni si prendono altrove».
All'Europa che martedì tornerà a sedersi faccia a faccia con l'Iran per salvare l'accordo sul nucleare cosa chiede?
«Di costringere il regime a rispettare i diritti umani: in Iran le carceri sono piene di giornalisti e scrittori, le persone vengono torturate per estorcere una falsa confessione da trasmettere in tv, in programmi che vengono poi rilanciati in tutto il mondo, e in tante lingue, grazie alla tecnologia satellitare europea. Mentre firma trattati e accordi commerciali l'Europa dovrebbe interrogarsi su cosa fa per fermare la diffusione del messaggio violento del regime iraniano, che tanta presa può avere sui giovani musulmani in ogni parte del mondo. Le sanzioni economiche da sole non bastano».

Per inviare a Repubblica la propria opinione, telefonare: 06/49821, oppure cliccare sulla e-mail sottostante

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