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La Repubblica Rassegna Stampa
08.03.2018 La disinformazione di Francesca Caferri
Attacca l'Arabia Saudita per colpire l'Occidente che si oppone all'Iran

Testata: La Repubblica
Data: 08 marzo 2018
Pagina: 21
Autore: Francesca Caferri
Titolo: «Il tesoro del principe MBS alla conquista della City a colpi di petrolio»

Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 08/03/2018, a pag. 21, con il titolo "Il tesoro del principe MBS alla conquista della City a colpi di petrolio" il commento di Francesca Caferri.

Caferri, come sempre, privilegia nei suoi commenti quello che può servire per accusare l'Occidente e i Paesi della coalizione voluta da Donald Trump. Il suo commento sull'incontro di MbS a Londra riporta la notizia che "alcune centinaia di persone hanno protestato..."

 

Caferri dimentica volutamente che il conflitto tra Arabia Saudita e Yemen è iniziato per volontà dell'Iran di volersi impadronire attraverso una guerra di conquista dell'Arabia Saudita vacendo base proprio nello Yemen. Le vittime yemenite devono ringraziare quindi l'Iran, non l'Arabia Saudita che si difende. Il commento di Caferri dimostra ancora una volta quanto gli articoli di politica estera di Repubblica siano schierati con i Paesi che rinnegano i valori delle democrazie.

Ecco l'articolo:

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Francesca Caferri

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Mohammed bin Salman (a sinistra)

Accoglienza da star per l’erede al trono saudita Sullo sfondo la quotazione miliardaria di Aramco Contestazioni per la guerra in Yemen Nella valigia del principe appena sbarcato a Londra c’è un tesoro: e forse questo aiuta a spiegare l’accoglienza che la Gran Bretagna ha preparato per Mohammed Bin Salman, erede al trono saudita, al suo primo viaggio all’estero da quando è diventato l’uomo più importante del Paese, scavalcando anche suo padre, re Salman. Il tesoro con cui Mohammed Bin Salman si presenta in Gran Bretagna si chiama Saudi Aramco, o semplicemente Aramco, la più grande società petrolifera del mondo, di cui il governo saudita si appresta a portare in Borsa una piccola parte entro la fine dell’anno, in quello che si annuncia il più importante collocamento azionario ( Ipo) della storia delle borse mondiali. Il valore previsto secondo gli analisti oscilla fra i 1.000 e i 1.500 miliardi di dollari, ma il principe vorrebbe arrivare a 2.000 miliardi: una cifra in grado di risollevare il London Stock exchange dallo shock post- Brexit, ma che fa gola ad altri mercati, primo fra tutto New York, non a caso prossima tappa del tour di MBS. In entrambi gli appuntamenti, Aramco ufficialmente non è fra i temi della visita: MBS vuole presentare i suoi piani di modernizzazione del Paese al mondo. Ma, al di là dell’agenda ufficiale, il tema dell’Ipo è quello su cui da mesi si concentrano i governi britannico e americano. La cifra stimata per l’operazione — insieme ai milioni di sterline di armi che Londra fornisce regolarmente a Riad — aiuta a spiegare l’accoglienza senza precedenti per un uomo che non ha il rango di capo di Stato che Londra ha riservato a MBS: pranzo con la regina Elisabetta, cena con i principi Carlo e William e serata privata presso la residenza di campagna del primo ministro, a Chequers. L’offensiva di charme dei reali non è che l’ultima puntata di un lungo corteggiamento: a luglio il numero uno della Borsa, Xavier Rolet, ha proposto una modifica al regolamento del listino pensato apposta per accogliere Aramco, riducendo dal 25 al 5 per cento la percentuale minima di una società che può essere quotata. La risposta di New York non si è fatta attendere: ad ottobre per chiedere ai sauditi di portare nella Grande mela il loro gioiello è intervenuto direttamente il presidente Donald Trump, naturalmente via Twitter: «Apprezzeremmo molto il fatto che l’Ipo si facesse a New York», ha scritto. New York sarebbe, secondo chi segue l’operazione a Riad, l’opzione preferita da Mohammed Bin Salman ma a suo sfavore c’è un elemento non di poco conto: la legge che consente ai familiari delle vittime dell’11 settembre di chiedere risarcimenti all’Arabia Saudita — 11 dei 19 attentatori erano sauditi — espone Aramco al rischio di cause. Rischio che molti fra i consiglieri di MBS non vogliono correre. Chi vincerà la partita? Spalancando i cancelli di Buckingham Palace Londra spera di fare passi avanti. Ma la realtà è più intricata di un pranzo a corte: « La scelta non sarà solo finanziaria, ma anche politica — spiega Hadi Fathallah, analista del Carnegie center — La decisione finale sarà presa con il road show che le banche d’affari stanno preparando: non sarà facile raccogliere tanti soldi. L’Ipo dovrà essere fatta dove gli investitori si diranno pronti a mettere soldi: e la maggior parte dei soldi in questo momento vengono dagli Stati Uniti». Eppure Londra non rinuncia a sperare, come ha confermato ieri il vice ministro degli Esteri Alistair Burt. Con buona pace delle centinaia di persone che ieri a Londra hanno protestato contro la visita di MBS e il supporto del governo britannico per la sua guerra in Yemen: un conflitto che ha ucciso più di 10mila persone e ha ridotto alla fame 400mila bambini. E che va avanti anche grazie alle armi che Londra vende a Riad.

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