giovedi` 25 aprile 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


Clicca qui






La Repubblica Rassegna Stampa
17.02.2018 Ecco perchè +Europa va letto +Islam, ricordiamolo il 4 marzo
Cronaca di Alberto D'Argenio

Testata: La Repubblica
Data: 17 febbraio 2018
Pagina: 15
Autore: Alberto D'Agenio
Titolo: «L'Europarlamento cancella le vignette su Iran e diritti 'il tema è troppo sensibile'»

Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 17/02/2018, a pag.15, con il titolo "L'Europarlamento cancella le vignette su Iran e diritti 'il tema è troppo sensibile' " il commento di Alberto D'Agenio.

Immagine correlata
Alberto D'Argenio

"Ma il questore dell'Eurocamera, la liberale britannica Catherine Bearder, con una decisione autonoma ha mostrato il pollice verso: la mostra non potrà avere luogo perché le immagini sono «troppo controverse» e potrebbero «ledere la dignità del Parlamento»." Questa la motivazione, ma va letta " potrebbe raccontare verità sgradevoli sull'Iran", e l'Unione Europea si guarda bene dal permettere che una mostra di vignette rovini il lavoro che Federica Mogherini da anni conduce inventando un Iran che non esiste. Emma Bonino ha titolato la sua lista "+Europa", in realtà è un "in più" questa Europa, ovvero più islam. Lo scriviamo da convinti europei, ma di una Europa che combatte le dittature e difende la democrazia, esattamente l'opposto di quella che abbiamo oggi.

Immagine correlataImmagine correlata
Iran: donne e impiccagioni di omosessuali

Fa discutere la scelta del Parlamento europeo di bloccare una mostra di vignette satiriche sui diritti umani in Iran confezionata da un gruppo di artisti israeliani. «Ci hanno censurato», protestano dall'ufficio di Bruxelles dell'American Jewish Committee (Ajc). «No, l'argomento è troppo sensibile», rispondono dall'Eurocamera. Da un lato la libertà d'espressione. Dall'altra l'esigenza di non turbare l'ordine pubblico, anche se dietro al diniego dei questori dell'Assemblea potrebbero nascondersi ragioni geopolitiche. L'idea di esporre le vignette nella sede brussellese dell'Europarlamento era stata di quattro deputati bipartisan, esponenti di popolari, socialisti, liberali e conservatori. La mostra avrebbe dovuto aprire i battenti mercoledì prossimo alla presenza di Yair Lapid, parlamentare della Knesset tra i papabili a guidare il governo israeliano dopo Netanayahu. Sei settimane prima dell'inaugurazione, come da regolamento, l'Ajc aveva mandato ai responsabili del Parlamento le bozze delle vignette disegnate dagli artisti dell'Israeli Cartoon Project per l'approvazione di rito. Ma il questore dell'Eurocamera, la liberale britannica Catherine Bearder, con una decisione autonoma ha mostrato il pollice verso: la mostra non potrà avere luogo perché le immagini sono «troppo controverse» e potrebbero «ledere la dignità del Parlamento». A quel punto l'Ajc ha dovuto riorganizzare tutto: la mostra si farà ma solo per inviti e fuori dall'Eurocamera L'American Jewish committee dice: "È censura" ma si farà comunque, ma non nei locali del Parlamento europeo, durerà un solo giorno, sarà blindata dalla Polizia belga vista la presenza di Lapid e per ragioni di sicurezza si potrà entrare soltanto su invito. «Ci troviamo davanti a un attacco alla libertà d'espressione», denuncia Daniel Schwammenthal, direttore dell'Ajc a Bruxelles. «La decisione di vietare le caricature è una caricatura della stessa Unione incapace di distinguere tra vittime del terrore e terroristi», ha aggiunto Lapid. D'altra parte non è la prima mostra vietata dal Parlamento (di recente sono state bloccate delle vignette greche contro Merkel) e i toni usati dagli artisti dell'Israeli Cartoon Project sono forti: cinque uomini impiccati con i colori della bandiera arcobaleno e la scritta "Parata gay iraniana". Una donna che rappresenta la giustizia dietro le sbarre, Rohani e Assad davanti a una distesa di teschi che affermano: "Migliaia di siriani sono dietro di noi". Un linguaggio giudicato troppo diretto in una città già ferita dal terrorismo islamico, che nel 2014 ha colpito anche il museo ebraico. Ma chissà che a pesare non sia stato anche il momento delicato per le capitali europee, critiche con la scelta Usa sull'ambasciata a Gerusalemme e impegnate a salvare l'accordo sul nucleare iraniano messo in discussione da Trump con difficili giochi di equilibrismo, convinti che l'unica soluzione per far cambiare qualcosa a Teheran siano i buoni rapporti diplomatici e commerciali con l'Occidente.

Per inviare a Repubblica la propria opinione, telefonare: 06/49821, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


rubrica.lettere@repubblica.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT