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La Repubblica Rassegna Stampa
01.02.2018 La legge polacca sulla Shoah mette a tacere chi denuncia il collaborazionismo
Appello degli ebrei polacchi

Testata: La Repubblica
Data: 01 febbraio 2018
Pagina: 28
Autore: Appello degli ebrei polacchi
Titolo: «Sui campi di sterminio basta bugie ma punire non serve»

Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 01/02/2018, a pag. 28, con il titolo "Sui campi di sterminio basta bugie ma punire non serve", l'appello degli ebrei polacchi al loro governo.

La cautela estrema dell'appello degli ebrei polacchi al proprio governo è comprensibile considerando la virata verso l'estremo nazionalismo di Varsavia negli ultimi anni e le dimensioni molto ridotte - poche migliaia di persone - delle comunità ebraiche oggi in Polonia. La legge sostenuta dal governo polacco vuole mettere a tacere chi parla di collaborazionismo di polacchi con i nazisti durante la Shoah, una verità storica provata che non può essere calpestata.

Ecco l'appello:

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Noi, ebrei polacchi, ci rivolgiamo ai membri del Parlamento polacco affinché cambino il contenuto degli emendamenti alla legge riguardante l’Institute of National Remembrance. Senza dubbio, l’espressione «campi polacchi di sterminio » è un vistoso errore. I campi di sterminio furono predisposti dai nazisti sul territorio dell’allora Polonia occupata al solo scopo di sterminarvi il popolo ebraico nel contesto della «soluzione finale». Di conseguenza, sarebbe falso attribuire al popolo polacco una qualsiasi forma di complicità nella costruzione di simili campi. In qualità di testimoni oculari e anche di discendenti degli ebrei, uomini e donne, assassinati nell’Olocausto, condanniamo questa definizione ingannevole. Nondimeno, non possiamo approvare le clausole con le quali si impongono condanne al carcere per chi faccia uso di tale espressione. Noi crediamo che chi la usa lo faccia non per accusare i polacchi di aver creato i campi di sterminio, bensì per utilizzare una designazione geografica: di per sé, questa espressione non è in ogni caso fedele al vero, perché la condizione di Stato indipendente della Polonia durante l’Olocausto era stata eliminata. Dal nostro punto di vista, tuttavia, l’uso di questa designazione geografica errata non dovrebbe essere perseguito con sanzioni economiche, e tanto meno con condanne al carcere come prevede la legge. Infine, l’adozione degli emendamenti alla legge nella loro forma attuale potrebbe condurre a penalizzare chi racconta la verità al riguardo dei ricattatori polacchi e di quei cittadini polacchi che assassinarono i loro vicini di casa ebrei. Siamo dell’opinione che questa definizione faccia ben più che limitare la libertà di parola, in quanto di fatto essa mira a distorcere la storia. Questo è il motivo che ci spinge a rivolgere un appello ai parlamentari polacchi affinché in sostanza respingano gli emendamenti dell’atto legislativo. Sappiamo bene tutti quanto possa essere dolorosa una menzogna al riguardo dei crimini nazisti. Noi vogliamo tutelare il buon nome della Polonia e individuare parole di uso comune per descrivere quei tragici eventi, e per questo vi invitiamo a dialogare con noi, gli ebrei polacchi.

Per inviare la propria opinione alla Repubblica, telefonare 06/49821, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


rubrica.lettere@repubblica.it

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