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La Repubblica Rassegna Stampa
31.01.2018 Turchia: basta una parola non consentita per finire in carcere
Cronaca di Marco Ansaldo

Testata: La Repubblica
Data: 31 gennaio 2018
Pagina: 17
Autore: Marco Ansaldo
Titolo: «Fermate 311 persone. La colpa: le critiche al blitz turco in Siria»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 31/01/2018, a pag. 17, con il titolo "Fermate 311 persone. La colpa: le critiche al blitz turco in Siria", la cronaca di Marco Ansaldo.

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Marco Ansaldo

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La turchia di Ataturk e quella di Erdogan

La repressione scatenata dal 2016 in Turchia contro decine di migliaia di persone ritenute affiliate ai golpisti dell’imam Fethullah Gulen sembra ampliare il suo raggio d’azione. Da qualche giorno vengono arrestati pure coloro che criticano la recente operazione “Ramoscello d’ulivo” avviata dall’esercito contro i combattenti curdi nel nord della Siria. Le persone fermate sono al momento 311 e fra loro risultano politici e attivisti. Cinque sono anche giornalisti, rei di avere contestato sui social l’azione militare e accusati di “propaganda terroristica”. Ieri è stata infine la volta del capo del Sindacato dei medici turchi, e di 10 suoi colleghi, ritenuti colpevoli di essere contrari all’attacco sferrato dalle Forze armate turche. «Ogni guerra porta con sé una tragedia umana – avevano scritto in un comunicato – e causa irreparabili danni fisici, psicologici, sociali e ambientali. Come membri di un ordine professionale che ha fatto voto di prendersi cura del benessere della gente, siamo tenuti a ricordare che sostenere la vita e la ricerca della pace è il nostro dovere primario. L’unico modo per contrastare la guerra è difendere una vita pacifica, indipendente, egualitaria e democratica. No alla guerra, pace subito». Immediata la reazione del Capo dello Stato, Recep Tayyip Erdogan, che in una riunione del partito nel nord del Paese dichiarava: «Credetemi, non sono affatto intellettuali. Sono una banda di schiavi. Sono servi dell’imperialismo. Il pianto di questa gente, ‘No alla guerra’, non è altro che lo scoppio del tradimento nelle loro anime». Così lunedì la procura di Ankara ha aperto un fascicolo, il ministro dell’Interno ha sporto denuncia, e ieri mattina gli 11 sono stati tutti tradotti in carcere con l’accusa di “propaganda al terrorismo”. Il commissario dei diritti umani del Consiglio d’Europa, Nils Muiznieks, ha condannato l’episodio: «Accuse e arresti sono inaccettabili». Dopo il tentato golpe del 15 luglio 2016 la Turchia ha approvato per la sesta volta lo stato d’emergenza.

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