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La Repubblica Rassegna Stampa
13.12.2017 Prof iraniano condannato a morte, dove sono Federica Mogherini e Emma Bonino?
Breve di Antonello Guerrera

Testata: La Repubblica
Data: 13 dicembre 2017
Pagina: 17
Autore: Antonello Guerrera
Titolo: «Condanna a morte per il prof di Novara: 'Decisione inaudita'»

Riprendiamo da REPUBBLICA di oggi, 13/12/2017, a pag. 17, con il titolo "Condanna a morte per il prof di Novara: 'Decisione inaudita' " il commento di Antonello Guerrera.

Di fronte alla condanna a morte di Ahmadreza Djalali, professore iraniano che ha insegnato anche a Novara, dove sono Federica Mogherini e Emma Bonino? Non hanno niente da dire sulla sistematica e quotidiana violazione dei diritti umani che avviene in Iran?

Ecco l'articolo:

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Antonello Guerrera

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Ahmadreza Djalali

Le speranze per Ahmadreza Djalali sono quasi finite. Ieri la Corte Suprema di Teheran ha confermato la condanna a morte per il 46enne medico e ricercatore iraniano dell’università Karolinska Institute di Stoccolma e docente all’Università del Piemonte Orientale di Novara dal 2012 al 2015. Djalali era visiting professor dell’Vrije Universiteit in Belgio quando, nel 2016, è stato arrestato durante un viaggio in Iran e subito rinchiuso nella famigerata prigione di Evin. Secondo Teheran, Djalali sarebbe una spia al soldo di Israele e avrebbe passato «informazioni utili all’assassinio di almeno quattro scienziati nucleari» tra 2010 e 2012. Il professore invece si proclama innocente e sostiene di esser stato condannato a morte in un processo farsa — senza alcun diritto e dopo torture in carcere — perché si sarebbe rifiutato di diventare una spia iraniana. Il caso di Djalali ha innescato da mesi una vasta mobilitazione internazionale per salvarlo. In prima linea la moglie Vida Mehrannia, che con i due figli ha lanciato un’ampia campagna, chiedendo anche l’aiuto delle autorità iraniane, europee, di Svezia (dove vive la famiglia dello studioso) e di Papa Francesco. Per Djalali si sono mobilitati anche 75 premi Nobel, senza successo. Secondo Amnesty, le corti iraniane hanno «calpestato lo stato di diritto». Per Luigi Manconi, senatore del Pd che da tempo segue la vicenda, la condanna a morte di Djalali è di «una gravità inaudita».

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