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La Repubblica Rassegna Stampa
30.11.2017 Arabia Saudita: il piano di Mohammed bin Salman
Commento di Francesca Caferri

Testata: La Repubblica
Data: 30 novembre 2017
Pagina: 16
Autore: Francesca Caferri
Titolo: «Quanto costa la libertà. A Riad basta un miliardo»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 30/11/2017, a pag.16, con il titolo
"Quanto costa la libertà. A Riad basta un miliardo" la cronaca di Francesca Caferri.

La cauzione richiesta da MbS per rimettere in libertà i miliardari corrotti -principi e non- è  1 miliardo di dollari, che pagheranno ben volentieri, permettendo al futuro re di sanare il bilancio dello Stato.  Misura adatta al concetto di Stato targato arabo-musulmano, quindi non democratico, ma estremamente valido e non cruento. MbS si dimostra ancora una volta attento al proseguimento delle riforme possibili.

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Francesca Caferri

Chi pensa che la libertà non abbia prezzo dovrà ricredersi. La libertà costa e qualche volta il conto può essere davvero salato. Lo sa bene Miteb Bin Abdallah, uno degli esponenti più in vista della casa reale saudita, considerato fino a qualche settimana fa il principale rivale del cugino Mohammed Bin Salman nella corsa al trono. Arrestato tre settimane fa nell’ambito della retata anti-corruzione voluta da MBS, Miteb è stato liberato martedì sera dopo aver raggiunto un accordo con le autorità ed essersi dichiarato colpevole delle accuse di corruzione che gli erano state mosse. Ma soprattutto dopo avere accettato di trasferire un miliardo di dollari fra contanti, proprietà e azioni al governo saudita. L’accordo, confermato da funzionari sauditi alle agenzie di stampa, è il primo di una serie che dovrebbe presto permettere a parte dei 200 arrestati nella retata di tornare a casa e al governo saudita di ripianare il deficit di bilancio con cui combatte da oltre due anni. Secondo quanto spiegato infatti dallo stesso MBS, il governo di Riad spera di recuperare dai prigionieri circa cento miliardi di dollari in cambio dell’ammissione delle loro colpe e dell’archiviazione delle accuse.

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Mohammed bin Salman

Una cifra destinata a finire nelle casse dello Stato, sofferenti per il deficit di oltre 79 miliardi di dollari nel 2016, e che consentirebbe al principe ereditario di proseguire nel suo costoso programma di riforme senza troppe preoccupazioni almeno fino al 2018, quando la quotazione del gigante del petrolio Saudi Aramco porterà in Arabia Saudita un’iniezione di contanti senza precedenti. Oltre a Miteb altri tre principi, fra cui il fratello, avrebbero già raggiunto accordi simili, mentre altri sarebbero in via di definizione. Non è chiaro se ai reali sia stata restituita la libertà o se, cosa più probabile, siano stati trasferiti agli arresti domiciliari, come già accaduto nei mesi scorsi a Mohammed Bin Nayef, l’ex erede al trono estromesso nel giro di una notte.

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Arabia Saudita vs Iran

Chi potrebbe voler resistere alla confisca è il principe Waleed Bin Talal, l’uomo più ricco del Paese, detenuto, come gli altri nel lussuoso hotel Ritz Carlton di Riad. Sulla sorte di Bin Talal, la cui fortuna personale e’ stimata in 17 miliardi di dollari, c’è il mistero assoluto. Ieri alcuni giornali parlavano di un possibile rilascio nelle prossime ore, ma non esistono notizie certe. Anche alcuni dei suoi soci più famosi, da Rupert Murdoch a Bill Gates, che nei giorni scorsi hanno provato a chiedere notizie alla corte reale di Riad, non hanno ricevuto risposta. La notizia delle prime scarcerazioni è arrivata mentre Riad e’ impegnata in un’altra dura battaglia economica. A Vienna, in vista del vertice Opec in calendario per oggi, si sono riuniti i ministri del Tesoro di sei fra i principali produttori mondiali. Tema dell’incontro il prolungamento dei tagli alla produzione decisi da Russia e Arabia Saudita nei mesi scorsi per far risalire il prezzo del greggio, sceso ai minimi. Fra i due Paesi si sarebbero registrate spaccature, con Riad che spinge per prolungare il taglio fino alla fine del 2018 e Mosca che vorrebbe fermarsi a giugno 2018. Nella serata di ieri si sarebbe raggiunta una mediazione, che prevede probabilmente una revisione dell’accordo in giugno per poi procedere ad un aggiornamento qualora i prezzi non fossero ancora giudicati corretti.

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