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La Repubblica Rassegna Stampa
25.11.2017 Se cambia Riad cambia l'Islam in tutto il mondo
E' l'opinione di Thomas L.Friedman

Testata: La Repubblica
Data: 25 novembre 2017
Pagina: 15
Autore: Thomas L.Friedman
Titolo: «Se cambia Riad cambia l'Islam in tutto il mondo»

Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 25/11/2017, a pag.15, con il titolo " Se cambia Riad cambia l'Islam in tutto il mondo" il commento di Thomas L. Friedman sul futuro dell'Arabia Saudita.

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                                                    Mohammed Bin Salman

 Riad- Non ho mai pensato che avrei vissuto così a lungo da scrivere questa frase: «Il processo di riforme più significativo in corso in Medio Oriente è in Arabia Saudita». Avete letto bene: questo Paese vive la sua Primavera araba. A differenza delle altre - nate tutte dal basso e fallite, a eccezione della Tunisia - questa è stata calata dall'alto dal 32enne principe ereditario, Mohammed bin Salman e, se avrà successo, non cambierà soltanto l'Arabia Saudita, ma anche l'Islam in tutto il pianeta. Per comprendere meglio le cose, mi sono recato a Riad per intervistare il principe ereditario meglio noto come MBS. La nostra chiacchierata è partita da una domanda ovvia: gli arresti di principi e dignitari erano un gioco di potere finalizzato a eliminare i rivali prima che il padre, re Salman, gli affidi le chiavi del regno? «Assurdità», ha risposto il principe. Le cose, ha detto, sono andate così: «Dagli anni '80 a oggi il nostro Paese ha sofferto moltissimo a causa della corruzione. Ogni anno la corruzione ha assorbito il 10% della spesa pubblica». Ha poi spiegato che agli arrestati sono state offerte due possibilità: «Abbiamo mostrato le prove che avevamo e subito il 95%di loro ha acconsentito a raggiungere un accordo», il che significa che ha restituito allo Stato soldi in contanti o azioni. «Quanto denaro è stato recuperato?», ho chiesto. Per MBS la cifra complessiva «potrebbe aggirarsi intorno ai 100 miliardi di dollari». Ma la campagna anticorruzione è solo la seconda iniziativa importante che MBS ha lanciato ultimamente. La prima è riportare l'Islam saudita al suo orientamento più moderno, da cui si allontanò nel 1979. So bene cosa avvenne quell'anno. La mia carriera di reporter in Medio Oriente ebbe inizio a Beirut nel 1979, e buona parte della regione di cui mi sono occupato fin da allora è stata plasmata da tre eventi che ebbero luogo quell'anno: la conquista della Grande Moschea della Mecca da parte degli estremisti puritani sauditi; la rivoluzione islamica in Iran e l'invasione sovietica dell'Afghanistan. Insieme, quei tre avvenimenti intimorirono la famiglia regnante e la indussero a puntellare la sua legittimità permettendo al clero wahabita di imporre un Islam molto più rigido e di lanciare una sorta di gara con gli ayatollah iraniani. MBS non soltanto ha posto un freno all'autorità della temutissima polizia religiosa, che rimproverava le donne che non coprono ogni centimetro di pelle, ma ha anche autorizzato le donne a guidare. Certo, l'Arabia Saudita avrà ancora moltissima strada da percorrere, prima di avvicinarsi agli standard occidentali su libertà di parola e diritti delle donne. In ogni caso, mi colpisce profondamente che adesso a Riad si possano ascoltare concerti. Molte di queste riforme sono attese da così tanto tempo che appaiono quasi ridicole. Meglio tardi che mai, però. Per quanto riguarda la politica estera, MBS non ha voluto discutere del primi ministro libanese Saad Hariri che, arrivato in Arabia Saudita, ha annunciato le sue dimissioni e ritornato poi a Beirut le ha ritirate. Il principe ereditario ha ribadito che la guerra in Yemen appoggiata dai sauditi - diventata un vero incubo sul piano umanitario - si sta orientando verso il governo legittimo pro-saudita. In generale, la sua opinione è grazie al sostegno dell'Amministrazione Trump - che ha elogiato e definito «la persona giusta al momento giusto» - i sauditi e i loro alleati arabi stanno formando una coalizione contro l'Iran. Contrapporsi all'Iran è uno dei motivi per i quali MBS è stato caustico a proposito del leader supremo dell'Iran, l'Ayatollah Al Khamenei. «E' il nuovo Hitler del Medio Oriente», ha detto. «Ma noi abbiamo imparato dall'Europa che assecondare non serve a nulla». Ciò che più conta, tuttavia, è quello che l'Arabia Saudita farà per consolidare la sua economia. MBS e il suo team di collaboratori riusciranno a perseverare nel loro intento?Non posso fare previsioni. Qualcuno, però, dovrà pur traghettare l'Arabia Saudita nel XXI secolo. E MBS si è fatto avanti.
(Traduzione dal New York Times di Anna Bissanti)

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