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La Repubblica Rassegna Stampa
20.11.2017 Patrick Drahi e i24news
Commento di Anais Ginori

Testata: La Repubblica
Data: 20 novembre 2017
Pagina: 14
Autore: Anais Ginori
Titolo: «Drahi, la crisi di 'Monsieur cash-flow' troppi debiti e ritardi tecnologici nelle tic»

Riprendiamo dalla REPUBBLICA - AFFARI di oggi, 20/11/2017, a pag.14, con il titolo "Drahi, la crisi di 'Monsieur cash-flow' troppi debiti e ritardi tecnologici nelle tic", l'analisi di Anais Ginori.

Patrick Drahi ha un grande merito, quello di aver fondato i24news, un'emittente di notizie dal Medio Oriente che trasmette in tre lingue diverse: inglese, francese e arabo, e informa inoltre sulla realtà di Israele Per questo gli auguriamo di superare le attuali avversità.

Ecco l'articolo:

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Anais Ginori

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Patrick Drahi

Fino a qualche anno fa, era un nome sconosciuto ai più. Patrick Drahi ha costruito un impero, tra telecom e media, a una velocità record. La parabola di "Monsieur Cash-Flow" ha fatto sognare per qualche tempo, ma adesso comincia a far paura. L'imprenditore franco-marocchino, 54 anni, non è l'erede di una famiglia industriale come Martin Bouygues, e neppure un scaltro inventore come Xavier Niel. E nato a Casablanca da una coppia di insegnanti di matematica, si è trasferito a 11 anni a Montpellier, ha studiato al Politecnico. E partito dal nulla per mettere insieme la quinta fortuna di Francia, sfruttando al massimo la tecnica del leveraged buyout e potendo contare su una liquidità quasi illimitata da parte delle banche. Altice ha una capitalizzazione valutata intorno ai 40 miliardi di euro e un debito accumulato pari a 50 miliardi. Eppure finora niente sembrava pesare sulle magnifiche sorti di Drahi, che ha continuato a investire non solo in Francia ma anche negli Stati Uniti, in Portogallo, in Sudafrica, Israele. Oggi le cose stanno cambiando. La favola di Drahi forse non è ancora finita, ma è sottoposta a un duro colpo. Altice - che controlla il secondo operatore telefonico Sfr, ma anche tv e giornali - è al centro di uno dei più gravi crolli in Borsa degli ultimi tempi: il titolo quotato ad Amsterdam ha perso quasi il 40% del suo valore in appena due settimane, 60% dal mese di giugno, bruciando 11 miliardi del suo valore. Con una fitta rete di conoscenze internazionali, Drahi ha detto una volta che il problema del debito non è suo, ma dei creditori. Di fatto, il magnate è riuscito a rinegoziare molte delle scadenze principali fino al 2021, anno nel quale dovrà rimborsare 4,9 miliardi di euro, e 8,8 miliardi l'anno seguente. A scatenare il panico è stata una nota di Morgan Stanley che ha rivisto al ribasso gli obiettivi del gruppo.

 

 

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Le preoccupazioni maggiori riguardano Sfr, l'operatore telefonico acquistato da Drahi tre anni fa che continua a perdere abbonati, ha una rete considerata per lo più scadente, prezzi non competitivi ed è regolarmente criticato dalle associazioni di consumatori. L'avventura di Drahi è cominciata alla fine degli anni Novanta con l'acquisto di diversi operatori locali di tv via cavo, poi riuniti nell'operatore Numericable creato nel 2007. Nel 2014 Drahi riesce à convincere Vivendi a vendergli Sfr per la non modica cifra di 13,5 miliardi di euro. Da allora non ha smesso di crescere. In Francia, Altice è diventato uno dei principali gruppi editoriali, di cui fanno parte la tv all news Bfm, la radio Rmc, il settimanale L'Express, e lo storico quotidiano della gauche Libération. Ma la parte telecom è debole: meno competitiva sui prezzi di altri operatori come Free, meno affidabile sui servizi del gigante del settore, Orange. Di fronte al tracollo in Borsa, la prima mossa di Drahi è stata, una settimana fa, mandare via l'amministratore delegato di Sfr, Michel Combes, chiamando alla guida l'attuale direttore editoriale Alain Weil. Drahi è stato poi costretto a un inedito mea culpa sulle ragioni del crollo.

«L'unico motivo - ha aggiunto è che non trattiamo i clienti come dovremmo», ha ammesso durante una riunione con i principali investitori riuniti a Barcellona. Ed è andato nel quartier generale di Sfr per tentare di rassicurare i dipendenti, che hanno appena scontato l'ennesimo piano di ristrutturazione. «Sappiamo esattamente dove andiamo», ha spiegato. «Avete davanti a voi il 63% del gruppo», ha aggiunto, citando la quota che Altice possiede in Sfr. Eppure non sembra bastare. titolo di Altice continua a essere in segno negativo. I dubbi degli investitori riguardano anche il modello di business scelto dal magnate, che ha moltiplicato le acquisizioni negli ultimi anni. Nella biografia appena pubblicata, "Patrick Drahi, l'ogre des telecom", l'orco delle telecom, la giornalista Elsa Bembaron racconta come il modello del franco-marocchino sia l'imprenditore americano John Malone che ha costruito a credito l'impero della tv via cavo. Drahi cita spesso il suo motto: «In affari, o divori, o ti fai divorare». L'anno scorso Drahi è sbarcato negli Stati Uniti prendendo la maggioranza di CableVision, operatore di New York, sborsando 17 miliardi di dollari. Drahi è anche presente in Portogallo, dove possiede l'operatore Portugal Telecom guidato da uno dei suoi fedelissimi, Armando Pereira. L'estate scorsa ha ricomprato il principale gruppo audiovisivo lusitano, Media Capital, venduto dallo spagnolo Prisa. Drahi ha visto in grande, immaginandosi come un magnate globale. I suoi legami con Israele, dove vive una parte dell'anno; anche se è domiciliato in Svizzera, non sono un mistero.

Quattro anni fa ha lanciato la televisione all news israeliana i24news, con una redazione di 250 giornalisti trasmette in francese, inglese e arabo. Si vocifera di un suo prossimo sbarco anche nella carta stampata israeliana. Drahi è attivo anche nello sport, ha strappato a peso d'oro - 350 milioni di euro all'anno - i diritti della prossima stagione della Champions League in Francia. L'ora delle verità però si avvicina per Drahi. Ha sempre sostenuto che i contenuti avrebbero portato nuovi abbonati a Sfr. Non è stato così. Molti adesso si domandano quale sia la coerenza di accumulare tanti diversi media, se sia possibile modernizzare la rete dell'operatore telefonico, investire massicciamente nella fibra ottica e contemporaneamente produrre e organizzare i contenuti. «Smettiamo le acquisizioni e torniamo ai fondamentali, ci concentreremo sul debito», ha promesso il direttore finanziario del gruppo, Dennis Okhuijsen. Una cosa è certa: nessun orco può accettare di essere divorato.

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