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La Repubblica Rassegna Stampa
29.05.2016 'Jewish in the City', da oggi per tre giorni, festival della cultura ebraica a Milano.
Cronaca di Davide Romano

Testata: La Repubblica
Data: 29 maggio 2016
Pagina: 1
Autore: Davide Romano
Titolo: «Il contributo degli ebrei alla storia di Milano»

 "Jewish in the City", da oggi per tre giorni, festival della cultura ebraica a Milano. Riprendiamo da REPUBBLICA/Milano di oggi, 29/05/2016, a pag.1, con il titolo "Il contributo degli ebrei alla storia di Milano" la cronaca di Davide Romano, Assessore alla Cultura della Comunità ebraica di Milano.

 
                                                                 Davide Romano

Cos'hanno in comune l'asilo Mariuccia, la Banca Popolare di Milano, l'Università Bocconi e l'Umanitaria? La risposta più naturale sarebbe quella di dire che sono alcune delle istituzioni più significative del "modello Milano", composto dal felice incontro tra capitalismo, formazione e solidarietà. Pochi sanno invece che questi enti nacquero grazie al contributo degli ebrei, tornati ad abitare Milano dopo 18 secoli di divieto a risiedervi. Entusiasti delle prime liberta acquisite grazie all'emancipazione napoleonica, furono tanti gli ebrei milanesi che si lasciarono coinvolgere nella battaglia per il nascente Regno d'Italia. Guardavano a esso come a un'opportunità per affermare uno Stato con diritti per tutti, senza discriminazioni. In molti presero parte al Risorgimento e alle Cinque Giornate di Milano, cosi come furono numerosi quelli arruolati con i Mille di Garibaldi. Ebrei milanesi furono anche i tipografi Treves a cui dobbiamo la scoperta e le prime pubblicazioni di Verga e D'Annunzio. Cosi come era ebrea la milanese d'adozione Anna Kuliscioff, che fu tra i fondatori del Partito socialista italiano, ma che i milanesi conoscevano come "la dottoressa dei poveri" per le sue meritorie attività mediche. Di questo grande contributo fornito dalle poche migliaia di ebrei milanesi si parlerà nella terza edizione del Festival di Cultura ebraica "Jewish in the city", che ha inizio oggi e che si concluderà martedì. Sarà dunque - come spesso capita quando si parla di ebraismo - una riscoperta delle nostre radici. In questo caso non bibliche, ma meneghine. 0ltre agli intrecci tra la storia di Milano e della sua comunità ebraica, al festival "Jewish in the city" saranno centrali anche altri temi più classici. A partire da quello del dialogo con il cristianesimo e l'Islam: un tema particolarmente interessante ( e di scottante attualità) visto che la comunità ebraica milanese è un ponte naturale tra le religioni abra-mitiche. Essa infatti è composta per metà da ebrei di origine italiana o europea ( quindi Paesi di cultura cristiana) e per l'altra metà di iscritti fuggiti da Paesi islamici come Iran, Libano, Libia ed Egitto. Si parlerà quindi anche di formazione, integrazione e cittadinanza: al fine di capire come il modello di accoglienza vissuto dagli ebrei immigrati dal mondo islamico a Milano negli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso possa essere utile e applicabile alle nuove ondate migratorie che arrivano nella nostra città, di rimbalzo dalle navi dei disperati che approdano sulle coste della Puglia e della Sicilia. Un particolare spazio sarà dedicato anche all'etica ebraica che tanto ha contribuito a quella cristiana, anche se sono in pochi a saperlo. La nota frase di Gesù «ama il prossimo tuo come te stesso», per esempio, altro non era che una citazione delle fonti ebraiche da parte di un ebreo che le aveva studiate. Da notare infine come il Festival si svolga simbolicamente in sedi che rappresentano per molti versi il meglio della cultura ebraica: ci saranno infatti eventi a teatro, in università, in sinagoga e al cinema. Nessun evento si terrà allo stadio. Mi si permetta la battuta, l'ennesima conferma di come noi ebrei nel campo sportivo siamo drammaticamente negati.


rubrica.lettere@repubblica.it

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