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La Repubblica Rassegna Stampa
15.05.2016 Tutto suo padre: il figlio di Bin Laden vuole il comando di Al Qaeda
Cronaca di Paolo G. Brera

Testata: La Repubblica
Data: 15 maggio 2016
Pagina: 15
Autore: Paolo G. Brera
Titolo: «Il figlio di Osama vuole prendersi Al Qaeda»

Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 15/05/2016, a pag. 15, con il titolo "Il figlio di Osama vuole prendersi Al Qaeda", la cronaca di Paolo G. Brera.

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Paolo G. Brera

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Hamza Bin Laden

SE DUE indizi sono una prova, il principino si sente pronto. Hamza Bin Laden, considerato l’erede di papà Osama per governare il regno del terrore, prova a prendersi quel che ritiene suo di diritto: il trono di Al Qaeda, su cui Ayman Al Zawahiri siede senza carisma dal 2011. Per la seconda volta in nove mesi il giovane Hamza — oggi 25enne — chiama i musulmani alle armi e all’unità in Siria, offrendo alla propaganda jihadista il peso dei privilegi dinastici. Nascosto chissà dove, nei giorni scorsi Hamza ha parlato alla umma islamica, la comunità mondiale dei musulmani, attraverso un audio affidato al web: chiede ai lupi solitari di colpire in Occidente per promuovere la causa palestinese, e invita «la nazione islamica a concentrarsi sulla jihad in Siria ». È lì, avverte, che bisogna «unire le forze» perché «non ci sono più scuse per chi insiste su divisioni e dispute, ora che il mondo intero è mobilitato contro i musulmani».

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Padre e figlio: Osama e Hamza Bin Laden (da piccolo)

Il suo primo discorso, anche allora lanciato sul web con le stesse modalità di quelli del capo Al Zawairi, era arrivato lo scorso agosto con l’invito ad attaccare «americani, britannici e francesi». Sono i primi proclami del figlio di Osama, ma cattivo sangue non mente. L’erede designato, quando ancora Osama era sul trono e gli americani lo braccavano inutilmente, era in realtà il suo fratellastro maggiore Saad: aveva già una carriera da terrorista avviata e molte vite sulla coscienza quando un drone americano lo centrò nel 2009.

Fu allora che papà Osama cambiò cavallo e puntò su Hamza. Il dossier sembrava chiuso con il raid del 2 maggio 2011 ad Abbottabad, in Pakistan, quando si disse che insieme a Osama era stato ucciso anche il figlio Hamza. E invece no, a cadere sarebbe stato l’altro figlio, Khalid, due anni più anziano. Hamza non era nel covo e sparì. Nel tesoro di dati e informazioni catturate nella villa di Abbottabad c’era anche una lettera con cui Osama chiedeva ai suoi luogotenenti di proteggerlo e di farlo istruire sotto falso nome in Qatar. È lì che avrebbe voluto fargli avere la formazione che spetta a un capo. Già da ragazzino Hamza aveva dimostrato di condividere le idee del padre: a 16 anni, al matrimonio del fratello Mohamed girarono un video in cui auspicava «la distruzione di Usa, Gran Bretagna, Francia e Danimarca» pregando Dio di aiutare gli jihadisti e accecare i miscredenti.

E ci sono video, sui siti islamisti, in cui, bambino, si arrampica su percorsi militari e posa con le armi in pugno. Oggi, cresciuto, inizia a rivendicare il ruolo, ma la strada per scalare il gruppo rivale dell’Is è lunga: il cognome può aiutare ma anche ostacolare, se vuoi farti largo tra chi combatte da vent’anni. E lui, a quanto si sa, per ora in Al Qaeda conta ancora poco.

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