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La Repubblica Rassegna Stampa
24.04.2016 Terrore contro i laici nel nome dell'islam
Analisi di Jason Burke

Testata: La Repubblica
Data: 24 aprile 2016
Pagina: 15
Autore: Jason Burke
Titolo: «Contro i laici in nome dell'islam l'ultima frontiera della jihad globale»

Riprendiamo da REPUBBLICA di oggi, 24/04/2016, a pag.15, con il titolo "Contro i laici in nome dell'islam l'ultima frontiera della jihad globale", l'analisi di Jason Burke sul terrorismo in Bangladesch, tra Stato islamico e Al Qaeda.
L'autore è un esperto di estremismo islamico.

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                                                             Jason Burke

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Rezaul Karim Siddiqui,il prof.ucciso

In Bangladesh, una nazione spesso dimenticata del Sudest asiatico, un nuovo mese ha portato una nuova uccisione. Mentre gli europei si concentrano sulle minacce di Parigi e Bruxelles e i parlamenti discutono delle strategie da seguire in Siria, Iraq e Libia, lo Stato islamico e Al Qaeda continuano entrambi a sforzarsi di raccogliere consensi ed espandere la propria portata. In Africa e nel Medio oriente l’attività dell’Is è tenuta sotto stretto controllo, ma le attività del gruppo in Paesi che si trovano più ad est suscitano un interesse decisamente inferiore. È un errore. Il Bangladesh, dove Rezaul Karim Siddiqui, un professore universitario di 61 anni è stato ucciso ieri, conta 160 milioni di abitanti, per lo più musulmani e per lo più sunniti. Il Paese è instabile, ha problemi politici profondi: la crescita economica degli ultimi anni non basta a soddisfare le aspettative e le esigenze di una popolazione giovane. Profonde tensioni sociale e culturali, che si concentrano in parte sull’identità religiosa del Bangladesh, non sono mai state risolte da quando la nazione ha ottenuto l’indipendenza dal Pakistan nel 1971. Le tensioni sono state esacerbate da anni di ideologie estremiste importate dai paesi Golfo. Il Bangladesh non ha l’importanza strategica di molti altri Paesi a maggiornaza musulmana, ma pochi dubitano che soffra della maggior parte dei problemi di altri Stati più noti. Da tempo soffre per un’offensiva estremista, che negli ultimi due anni è cresciuta di molto. Tra le vittime della violenza in Bangladesh si contano più di una dozzina di blogger laici, la cui uccisione ha richiamato l’attenzione internazionale, ma anche schiere di cittadini, tra cui agenti delle forze dell’ordine, sacerdoti cristiani, musulmani sciiti, leader della comunità indù e molti altri. L’uccisione di Siddiqui è quindi solo l’ultima in una lunga serie di attacchi. È stata rivendicata dallo Stato Islamico, stando a un sito Usa: non si tratta della prima operazione che il gruppo ha rivendicato. In precedenza l’organizzazione aveva rivendicato l’uccisione di un cooperatore italiano Cesare Tavella, ucciso con un colpo di arma da fuoco mentre correva per le strade del quartiere diplomatico di Dhaka, la capitale, e un convertito giapponese e un agronomo nel nord del Paese. Le uccisioni dei blogger sono state rivendicate per lo più da gruppi lcocali legati ad Al Qaeda nel subcontinente indiano, l’affiliato regionale dell’organizzazione veterana. Una combinazione di fattori locali ha portato a un’impennata di sostegno a favore dell’estremismo islamico in Bangladesh, o quanto meno al sorgere di una varietà di attori disposti a sfruttare il nome di entrambi i gruppi pur di dare alle loro attività nuova legittimazione. Il governo è guidato dalla Sheik Hasina, che guida la Lega Awami League: il rivale Partito nazionalista del Bangladesh (Bnp)è guidato da Khaleda Zia e rappresenta elementi più conservatori. Le due donne politiche si detestano e da tempo sono impegnate in una lotta all’ultimo sangue per il potere. Una terza forza è Jamaat- e-Islami, un partito politico islamista e movimento sociale. In anni recenti è stata Hasina ad imporsi. A gennaio del 2014 la sua Lega Awami ha vinto un’elezione boicottata dai partiti dell’opposizione. La consultazione ha provocato un’intensa violenza di strada. Il conseguente giro di vite che ha di fatto tolto di mezzo sia il Bnp che Jamaat-e-Islami. Il risultato è che non esiste più nessun canale democratico attraverso il quale i giovani possono esprimere la propria frustrazione. Molti sono già tentati dall’Islam radicale e alcuni sono attratti dalla violenza come mezzo di cambiamento drastico. I servizi di sicurezza sono estremamente politicizzati e hanno diretto i propri sforzi contro i nemici dei loro referenti politici anziché che verso coloro che sono responsabili per la continua violenza. Questo, insieme a fattori storici di più ampio respiro, ha aperto la strada agli estremisti. Questo spazio non è ancora stato pienamente riempito da Al Qaeda o dall’Is. Gli inviati di entrambi i gruppi sono stati nel Paese, presumibilmente con il compito di iniziare a tessere delle reti. Vi sono anche prove che di comunicazioni tra estremisti islamici locali e i comandanti di entrambe le organizzazioni a migliaia di miglia di distanza. Tuttavia, secondo la maggior parte degli analisti né l’Is né Al Qaeda disporrebbero di un’organizzazione o sostegno sufficienti all’interno del Paese. Per loro gli omicidi sono stati compiuti da reti o gruppi locali con legami tenui o inesistenti con i gruppi maggiori. Alcune di queste reti hanno una rappresentanza a livello nazionale. Molte, tuttavia, sono locali e potrebbero condurre attentati su specifici indivdui per motivi molto locali che hanno poco a vedere con la jihad globale e molto a che fare con risentimenti comunitari. La società rimane per lo più tollerante. Se l’islamismo attrae giovani uomini non ha tuttavia un fascino di massa. Sabato ci sono state delle manifestazioni contro l’uccisione del professor Siddiqui. È una buona notizia. La cattiva notizia è che sia Al Qaeda che l’Is hanno ottimi motivi per continuare a compiere uno sforzo per diffondersi in Bangladesh. I due gruppi sono impegnati in una feroce rivalità per il controllo tra i gruppi di sunniti estremisti di tutto il mondo. Al Qaeda, guidata da Ayman al Zawahiri, considera da tempo il sud dell’Asia come una zona di propria competenza – mentre avendo perso terreno nel cuore del Medio orientem nel Magreb, in Europa e altrove a vantaggio del suo rivale, non può farsi lasciare fuori anchi da luoghi come il Bangladesh,l‘Afghanistan o il Pakistan. Dopo essere stata data per sconfitta da alcuni, ha messo in scena una sorta di controffensiva nel Sahel e nello Yemen. Ciò significa che con l’intensificarsi della rivalità, possiamo aspettarci nuovi espisodi di violenza.
( Traduzione di Marzia Porta)

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