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La Repubblica Rassegna Stampa
21.04.2016 Nomina Nirenstein: chi rovista nella pattumiera della menzogna?
L'attacco fazioso di Fabio Scuto

Testata: La Repubblica
Data: 21 aprile 2016
Pagina: 16
Autore: Fabio Scuto
Titolo: «'First Lady mostro': in Israele è bufera su Fiamma Nirenstein»

Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 21/04/2016, a pag. 16, con il titolo " 'First Lady mostro': in Israele è bufera su Fiamma Nirenstein", il commento di Fabio Scuto.

A destra: Fiamma Nirenstein

La Repubblica e Fabio Scuto sono gli unici, oggi, nel panorama dei quotidiani italiani, a rovistare nella pattumiera della menzogna alla ricerca di pretestuosi motivi per attaccare Fiamma Nirenstein.
Più volte abbiamo discusso le sordide accuse rivolte a Fiamma Nirenstein da parte di Haaretz e immediatamente riprese dai media italiani.
Fabio Scuto, inoltre, nel pezzo di oggi stravolge il significato di un articolo scritto da Fiamma Nirenstein nel 1996 per La Stampa, in cui Sara Netanyahu non veniva definita, come vorrebbe Scuto, "un mostro", ma un "babau", ovvero una "sorpresa bambinesca".
Tentativo che fallirà come i precedenti, un misero complotto, che parte da un gruppetto romano che ha usato il giornale israeliano - da sempre nemico di Bibi Netanyahu -  per colpirlo attraverso la nomina a ambasciatrice di Fiamma Nirenstein.
Ecco tutti i link delle pagine di IC:
http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=209&sez=120&id=62129
http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=62091

Ecco l'articolo:

Immagine correlata
Fabio Scuto

«La scelta dell’ex parlamentare italiana Fiamma Nirenstein come prossimo ambasciatore di Israele a Roma è stata controversa fino ad ora soprattutto a causa dell’opposizione da parte della comunità ebraica italiana e di vari ministeri italiani. Ora, sembra che i commenti scritti in passato come giornalista che ha “coperto” Israele per diversi media italiani potrebbero anche causare qualche dispiacere nell’ufficio del primo ministro Benjamin Netanyahu». Haaretz torna così per la seconda volta in una settimana sul caso Nirenstein, sul quale il quotidiano liberal israeliano ha già espresso il suo giudizio negativo, anche per i diversi “conflitti di interesse” che suscita sia in Italia che in Israele. L’articolo dell’insider diplomatico del giornale cita un pezzo scritto dalla Nirenstein del 1996 in cui si riferiva alla moglie di Netanyahu, la potentissima Sara, come a «un mostro vestita da first lady».

L’articolo — che come scrive Haaretz è ancora sul sito ufficiale italiano della Nirenstein — è quasi un tiro a segno, il cui bersaglio unico è Sara. È descritta come nevrotica ossessiva, soggetta a scatti d’ira, affetta da avarizia ossessiva. Incapace nel ruolo di first lady e spregiudicata nell’uso pubblico della famiglia. Giudizi di venti anni fa, ma che potrebbero dispiacere al premier, e soprattutto indispettire la potentissima consorte. È noto a tutti a Gerusalemme che qualsiasi nomina, investitura, candidatura decisa dal primo ministro passa prima per il vaglio della moglie. Bibi e Sara sono, come scrivono i giornali israeliani, un “brand” indissolubile, nonostante le molte disavventure, le gaffes, gli scandali sulle spese e le questioni legali con il personale di servizio, inciampi sui quali il gossip impazza sempre. Ma tutti sanno a Gerusalemme che “chi tocca Sara muore”, ne hanno fatto le spese diversi parlamentari, diplomatici, membri dello staff, ministri e anche un capo del Mossad.

Immagine correlata
Benjamin e Sara Netanyahu

Netanyahu finora si è molto speso per difendere una candidatura avversata da tutti: ministero degli Esteri israeliano, comunità italiana in Israele, comunità ebraica romana. C’è stato anche un “discreto” messaggio del governo italiano, smentito poi da Palazzo Chigi con due righe che non hanno convinto nessuno. Fiamma Nirenstein non è il primo caso di un cittadino israeliano nato all’estero ad accedere al ruolo di ambasciatore — come Micheal Oren nato negli Usa e negli anni scorsi rappresentante all’Onu — ma nessuno è mai stato prima parlamentare di un altro Stato. Finora il premier ha ignorato i già noti conflitti di interesse — una pensione dallo Stato italiano, è stata dipendente del Ministero degli Esteri italiano, un figlio nell’Aise — e un’età (71 anni) nella quale i diplomatici israeliani sono già in pensione da diverso tempo. Ma adesso se si scatenano le famose “ire di Sara” la nomina diventa davvero difficile. La sensazione è che un suo passo indietro volontario, sarebbe in questo momento apprezzato da tutti. Anche da Sara.

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