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La Repubblica Rassegna Stampa
16.10.2014 Armi chimiche: Saddam le aveva, ora sono nelle mani dell'Isis
Analisi di Alberto Flores d'Arcais

Testata: La Repubblica
Data: 16 ottobre 2014
Pagina: 21
Autore: Alberto Flores d'Arcais
Titolo: «'L'America diede i gas a Saddam: ora sono nelle mani dell'Is'»

Riprendiamo da REPUBBLICA di oggi, 16/10/2014, a pag. 21, con il titolo "L'America diede i gas a Saddam: ora sono nelle mani dell'Is", l'analisi di Alberto Flores d'Arcais.

Negli anni '80 l'Iraq combattè una lunga guerra contro l'Iran di Khomeini, e perciò in una certa misura era alleato dell'Occidente. Questo non significa che non sia stato un errore fornire (anche da parte dell'Italia e della Spagna) a un regime sanguinario come quello di Saddam  armi chimiche, che poi ha utilizzato contro i curdi. Si tratta comunque di una storia di "ordinaria" guerra, ed è ipocrita scandalizzarsi.
Saddam Hussein da "alleato" contro il regime fondamentalista iraniano si è presto trasformato in un nemico dell'Occidente. L'errore di avergli venduto armi che avrebbe potuto utilizzare - non solo contro l'Iran - rimane.
E' inoltre inutile discutere a posteriori dell'esistenza delle notizie "secretate" dai governi, che prima o poi vengono comunque a galla. Tanto vale raccontare subito la verità.


Un deposito di armi conquistato dall'Isis in Iraq

Ecco l'articolo:


Alberto Flores d'Arcais

NEW YORK. Quando il 19 marzo 2003 gli Stati Uniti invasero l'Iraq, la Casa Bianca di George W. Bush aveva come obiettivo dichiarato le "armi di distruzione di massa" di Saddam Hussein. Quello che i soldati Usa trovarono realmente — nel corso di una guerra durata anni (e adesso ripresa, sotto altra forma, da Obama ) — furono i resti di un grande arsenale chimico, nascosto o abbandonato da anni in diverse aree del Paese, ridotto a vecchia ferraglia ma ancora pericoloso per la presenza di agenti chimici come il gas mostarda e il gas nervino.
Ora il New York Times con una grande inchiesta-scoop rivela quello che, fino a ieri, era stato uno dei segreti meglio custoditi di quella guerra: le truppe americane (e irachene) scoprirono almeno 5mila armi chimiche e diversi soldati americani e iracheni ne furono feriti. Quelle "armi di distruzione di massa" risalivano agli Anni Ottanta ed erano state progettate e costruite in Occidente per Saddam, quando era ancora considerato un "alleato". E gli Usa erano consapevoli che Saddam le avrebbe potute usare contro l'Iran. L'Italia e la Spagna entro il 1988 avevano venduto all'lraq 85mila proiettili M110 per agenti chimici. Una brutta storia, tenuta nascosta dal Pentagono e con una pericolosa aggravante: alcune di quelle armi oggi potrebbero essere finite in mano ai terroristi dello Stato Islamico o di Al Qaeda.


Saddam Hussein

Basandosi su documenti militari top secret desecretati grazie al Freedom Information Act e a decine d' interviste e testimonianze con protagonisti diretti, il New York Times racconta come la Casa Bianca (inizialmente quella di Bush, poi quella di Obama) e il Pentagono diedero ordine di non rivelare il ritrovamento delle 5mila testate missilistiche seppellite da anni sotto terra o nascoste in capannoni ed edifici abbandonati. Un grande arsenale scoperto un po' ovunque in sette anni (dal 2004 al 2011) durante i quali "almeno in sei occasioni" diciassette soldati Usa e sette ufficiali di polizia iracheni sono rimasti feriti per l'esposizione al gas nervino o all' iprite e «la segretezza in alcuni casi ha impedito che i soldati esposti agli agenti chimici venissero curati in maniera appropriata».
Secondo altre fonti del quotidiano, il numero sarebbe anche più alto, ma la cifra esatta resta "secretata" per decisione del governo. In questi anni il Congresso sarebbe stato "solo parzialmente" informato della questione. Come racconta Jarrod L. Taylor, ex sergente dell' esercito, l'opinione pubblica è stata ingannata per un decennio: «L'Iraq era pieno di armi chimiche, abbiamo vittime che ufficialmente non risultano, feriti da anni che ufficialmente non esistono».
Diversi ritrovamenti e vari "incidenti" con armi chimiche sono avvenuti tra le rovine dell'impianto di Muthanna, il centro iracheno di produzione di agenti chimici negli anni Ottanta, che dal giugno scorso è finito nelle mani dei militanti dello Stato Islamico che ancora lo controllano. In una lettera inviata quest'estate alle Nazioni Unite, il governo iracheno spiegava che "circa 2.550 missili a testata chimica (sia pure rovinati) erano ancora nell'area nei giorni in cui i terroristi islamici la conquistavano.

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