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La Repubblica Rassegna Stampa
14.08.2014 Razzi di Hamas su Ashkelon, ma dalla titolazione sembra che la tregua l'abbia rotta Israele
uccidendo un reporter italiano, che è invece morto per un ordigno inesploso

Testata: La Repubblica
Data: 14 agosto 2014
Pagina: 12
Autore: Alberto Flores D'Arcais
Titolo: «Gaza, ucciso un videoreporter italiano. Violata la tregua, si torna a combattere»
Riprendiamo da REPUBBLICA di oggi, 14/08/2014, a pagg. 12-13, l'articolo di Alberto Flores D'Arcais dal titolo " Gaza, ucciso un videoreporter italiano. Violata la tregua si torna a combattere".
Riproduciamo anche l'impaginazione dell'articolo e il sottotitolo. Il titolo, che non specifica che la tregua è stata violata da Hamas bombardando Ashkelon, e il sottotitolo che attribuisce con certezza la morte di Simone Camilli  di una granata israeliana, senza specificare che si tratterebbe di una granata  inesplosa, suggerisce al lettore un'interpretazione completamente fuorviante: che Israele avrebbe rotto la tregua, uccidendo un reporter italiano.








Di seguito, l'articolo:


Iron Dome intercetta razzi di Hamas su Ashkelon


GERUSALEMME . Una granata di carro armato inesplosa, un team di artificieri palestinesi che provano a disinnescarla, un videoreporter italiano che li riprende. Qualcosa non ha funzionato ieri mattina vicino alle torri Sheikh Zayed di Beit Lashya — nella parte nord della Striscia — e una terrificante esplosione ha colpito in pieno tutti i presenti. È morto così Simone Camilli, 35 anni, romano, videomaker che lavorava da anni per l’ Associated Press, primo giornalista straniero a morire a Gaza in questo conflitto. Ucciso dalle schegge della granata (in un primo momento si era parlato di un missile sganciato da un caccia F-16) insieme ad altre quattro persone, tre poliziotti palestinesi e Ali Abu Afash, fotografo palestinese che lo aiutava come interprete. Morto per un tragico errore (non suo), lui che da anni era andato nelle zone più calde e pericolose del mondo; morto in un giorno di tregua, l’ultimo dei tre proclamati, quando tutte le armi tacevano. È accaduto tutto in un attimo. Il team di artificieri — uno dei «migliori che abbiamo» dicono adesso a Gaza — stava disinnescando l’ordigno nel campo di calcio adibito appositamente per queste operazioni, dove gli estranei dovrebbero essere sempre tenuti lontani. Mentre Camilli e altri (fra cui un giornalista palestinese che è rimasto ferito gravemente) si avvicinavano per riprendere la fase finale del disinnesco, la granata è esplosa facendo esplodere a sua volta altri cinque ordigni che si trovavano nei pressi. Cinque morti assurde dopo tre giorni di tregua. Che è finita alla mezzanotte di ieri (le 23 in Italia), mentre al Cairo i mediatori egiziani premevano per altre 72 ore di cessate-il-fuoco. Un negoziato in perenne stallo, con Israele (più possibilista) e Hamas (più oltranzista) che non volevano recedere dalle proprie posizioni ed erano pronti a riprendere il conflitto. «Le forze di difesa israeliane stanno prendendo tutte le misure necessarie per rispondere all’aggressione di Hamas mentre si avvicina la fine della tregua», annunciava (via Twitter) poco dopo il tramonto il portavoce dell’esercito israeliano Peter Lerner. Gerusalemme dava per scontato che allo scoccare della mezzanotte Hamas avrebbe lanciato dalla Striscia razzi e missili contro i villaggi israeliani. Provocando l’inevitabile reazione di Israele. A poco più di due ore dalla scadenza il governo di Netanyahu (che poco prima aveva parlato al telefono con Obama) annunciava, a sorpresa, che aveva accettato la proposta dell’Egitto ed era pronto ad una nuova tregua fino alla mezzanotte di sabato. In attesa della decisione di Hamas (che tardava ad arrivare) era tutto bloccato. Poi ad Ashkelon hanno iniziato a suonare le sirene di allarme, quelle che scattano quando ci sono lanci di missili dalla Striscia e tre razzi hanno colpito il territorio di Israele. Sembrava il segnale che Hamas non solo non accettava una nuova tregua, ma aveva deciso di rompere quella in corso con due ore di anticipo. La replica (militare) di Gerusalemme era a quel punto inevitabile. La guerra ricomincia, nel Sinai il primo morto: un razzo (sparato da chi non è chiaro) uccide un bambino e ne ferisce altri due Poi, nella notte, voci dal Cairo, di una nuova proroga del cessate- il-fuoco per altre 72 ore.

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