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La Repubblica Rassegna Stampa
28.07.2014 Così è nato Iron Dome
Intervista di Vanna Vannuccini a Danny Gold, l'inventore del sistema che protegge Israele

Testata: La Repubblica
Data: 28 luglio 2014
Pagina: 11
Autore: Vanna Vannuccini
Titolo: «Così ho creato la cupola di ferro contro i razzi»
Riprendiamo da REPUBBLICA di oggi 28/07/2014, a pag. 11, l'intervista di Vanna Vannuccini a Danny Gold, "il matematico ingegnere che ha inventato l’Iron Dome", dal titolo "Così ho creato la cupola di ferro contro i razzi".


Vanna Vannuccini       Danny Gold


Il funzionamento di Iron Dome



GERUSALEMME . - Danny Gold è il matematico ingegnere che ha inventato l’Iron Dome, il sistema antimissile che protegge Israele dai razzi di Hamas, “il re di questa guerra” secondo i poster sui taxi a Gerusalemme.
Si sente un eroe nazionale?
«È difficile immaginare la perdita di vite e i danni alle strutture industriali e agricole che Israele avrebbe avuto in questi giorni senza la Cupola di Ferro, che è riuscita a intercettare e colpire in aria il 90% dei razzi in arrivo da Gaza. Non solo, offre al governo un vantaggio strategico: il tempo necessario per riflettere, senza essere obbligato a una risposta immediata».
Come funziona la Cupola di Ferro?
«Non è propriamente una cupola, ma un piccolo arsenale mobile fatto di un radar e di tre rampe che possono lanciare intercettatori e missili. Il radar vigila in continuazione l’aerea da cui provengono i razzi, capta il segnale di un razzo in arrivo entro un raggio di 40 miglia, ne controlla la traiettoria. Se il razzo è diretto verso un centro abitato o un obiettivo militare, si leva un “tamir”, che è un missile guidato e perciò molto preciso, diversamente dai razzi in arrivo da Gaza. Lo raggiunge e lo distrugge in aria. In 15 secondi».
L’Iron Dome viene elogiato non solo per la sua eccellenza tecnologica, ma anche perché lei è riuscito a svilupparlo in poco più di due anni e a costi molto bassi.
«All’inizio trovai porte chiuse dappertutto. “Fantascienza”, mi dissero i generali quando presentai il progetto, “torni tra vent’anni”. Ma io ero convinto che Israele avesse bisogno di un sistema difensivo. Amir Peretz, allora ministro della Difesa, fu il solo ad ascoltarmi. Fui messo a capo del dipartimento di Ricerca e Sviluppo del ministero della Difesa e da quel momento il mio solo obbiettivo fu realizzare il progetto a tempo record, aggirando tutti gli ostacoli burocratici. Fui perfino messo a rapporto dalle autorità statali di controllo, ma riuscii a mettere insieme 300, 400 persone, le migliori tra le migliori, richiamando a collaborare scienziati andati in pensione. E in meno di 3 anni ce l’abbiamo fatta, normalmente ce ne vorrebbero una quindicina. Per me è stato come dirigere 15 startup allo stesso tempo che dovevano lavorare in modo coordinato. Lavoravamo senza gerarchie. Chi aveva ragione, decideva ».
L’Iron Dome è in vendita? Qualcuno ha scritto che Israele sembra il solo Paese ad averne bisogno e che il Ministero della Difesa non ha trovato clienti.
«Sì è in vendita, e costa anche poco: dai 60 ai 100mila dollari, secondo la quantità che uno ne acquista».
Ora ha cambiato mestiere, si occupa di tecnologie del cervello.
«Sono due campi che possono acquisire molto l’uno dall’altro. Per esempio nel prevedere la traiettoria degli attacchi cibernetici usiamo le conoscenze su come funziona il cervello».

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