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La Repubblica Rassegna Stampa
11.01.2014 L'arma segreta del Mossad, nome in codice: mamma
Commento di Alessandro Carlini

Testata: La Repubblica
Data: 11 gennaio 2014
Pagina: 24
Autore: Alessandro Carlini
Titolo: «L'arma segreta del Mossad nome in codice: mamma»

Ripre4diamo dal VENERDI' di REPUBBLICA del 10/01/2014, a pag.24, con il titolo "L'arma segreta del Mossad nome in codice: mamma" l'articolo di Alessandro Carlini, intrigante e acuto.

Sono una delle armi più potenti di Israele. Insospettabili mamme che indossano i panni di spie del Mossad e sono in grado di compiere operazioni segrete in tutto il mondo. Come racconta il Jerusalem Post, una rara cerimonia che si è tenuta nella residenza del presidente Shimon Peres ha permesso di fare luce su questa risorsa poco conosciuta dello Stato ebraico. Accompagnate dai loro figli, quattro mamme-spia hanno ricevuto gli onori e gli elogi dalle più alte cariche istituzionali. «Avete partecipato in prima linea ad azioni volte a sventare la minaccia delle armi non-convenzionali, del terrorismo e di altri pericoli ancora che incombono sullo Stato di Israele» è stato detto alle super-agenti del Mossad - la cui identità deve restare segreta - che hanno messo a repentaglio la propria vita e rinunciato a incarichi meno avventurosi per il bene del Paese.

 «Non so come facciate ad essere al tempo stesso madri di bambini e combattenti del Mossad» ha esclamato Peres, con ammirazione. E il premier Benjamin Netanyahu, riferendosi alla notizia secondo cui la attrice-modella israeliana Gal Gadot è stata scelta a Hollywood per interpretare il personaggio del fumetto Wonder woman, ha rincarato: «Quello che Gal farà nel film, voi lo fate davvero nella realtà». Se le donne sono infatti una componente fondamentale delle forze armate israeliane, in cui prestano normale servizio di leva come gli uomini, esse diventano cruciali nei servizi segreti. Nelle operazioni internazionali più difficili e in quelle in cui si è costretti a uccidere, ci sono sempre anche loro. Come accadde nel gennaio 2010 a Dubai, quando venne eliminato, in quello che ormai da molti viene considerato un complotto in stile Mossad, Mahmoud al-Mabhouh, uno dei massimi esponenti di Hamas. Nella squadra c'era una agente che usava il nome di Gail Folliard, falsa identità irlandese, che ha scatenato le proteste delle autorità di Dublino. Lei e gli altri membri del commando facevano parte del temibile kidon (in ebraico, baionetta), l'unità del Mossad addetta a sequestri e omicidi. E composta da circa 50 persone, fra cui alcune donne. Era stato l'allora direttore dei servizi, Meir Amit, a spiegare negli anni sessanta, con termini non poco maschilisti, l'importanza delle donne nel kidon: «Le donne nell'intelligence hanno risorse che un uomo non ha. La storia è piena di racconti di donne che hanno usato il sesso per il bene del Paese». In una serie di rare interviste pubblicate di recente, alcune agenti hanno comunque precisato che, al di là della leggenda, nello svolgimento del loro lavoro arrivano al massimo a «flirtare» coi nemici di Israele. Il loro addestramento per entrare nell'unità è durissimo: imparano a colpire bersagli, a creare un recapito segreto da usare nelle missioni, a forzare la serratura delle camere d'albergo e a resistere alle torture in caso di cattura. Tutto questo per diventare eccezionali, meglio degli agenti maschi, come ha dichiarato l'attuale capo del Mossad, Tamir Pardo. Secondo il direttore, le donne superano i loro colleghi in tutto, anche nelle capacità tecniche, nella resistenza alla sofferenza, nella abilità di «recitare», e nella disponibilità a rinunciare al proprio ego pur di raggiungere l'obiettivo.

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