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La Repubblica Rassegna Stampa
31.01.2010 Riecco mons.Williamson, in aprile sarà processato in un tribunale tedesco
La Chiesa che fa ? la cronaca di Marco Ansaldo

Testata: La Repubblica
Data: 31 gennaio 2010
Pagina: 19
Autore: Marco Ansaldo
Titolo: «Williamson torna a negare la Shoah in una e-mail le sue tesi revisioniste»

Torna alla ribalta l'esimio monsignor Williamson, di recente perdonato dal Papa e riammesso  in seno alla Chiesa, con tutti i lefreviani, che la pensano allo stesso modo. Lo ha tradito una e-mail scritta senza riflettere, una attitudine che per altro non gli deve essere troppo famigliare. Ne scrive Marco Ansaldo sulla REPUBBLICA di oggi, 31/01/2010, a pag.19, in un pezzo titolato " Williamson torna a negare la Shoah in una e-mail le sue tesi revisioniste ". che revisioniste non sono affatto, semmai negazioniste.
Ecco l'articolo: 


Mons.Richard Williamson, negazionista

CITTÀ DEL VATICANO - Adesso sono le e-mail a inchiodare, in maniera probabilmente definitiva, Richard Williamson, il vescovo lefebvriano che nega l´Olocausto. E diventa sempre più difficile, per l´alto prelato britannico, preparare una difesa credibile al processo che lo attende, con l´accusa di «sedizione di massa», il prossimo aprile, a Ratisbona. Le mail di Williamson, inviate ai confratelli della Fraternità di San Pio X e pubblicate da Der Spiegel, appaiono piuttosto esplicite. La Shoah fu solo una «gigantesca bugia» servita per «creare un nuovo ordine mondiale». E «1,3 milioni di deportati nei campi di sterminio di Treblinka, Majdanek, Belzec e Sobibor non finirono nelle camere a gas, ma furono trasferiti dai nazisti nei territori dell´Unione Sovietica occupati dalle truppe hitleriane».
Le rivelazioni del settimanale tedesco aggravano la situazione di Williamson. Lo scorso anno il prelato, che si riconosce nelle posizioni estreme del vescovo Marcel Lefebvre, aveva ricevuto una multa di 12 mila euro, ma aveva fatto ricorso. Poi è stata la Procura di Ratisbona ad accusarlo di «sedizione di massa» dopo un´intervista alla tv svedese in cui «negava l´esistenza delle camere a gas nei campi di concentramento nazisti». Il colloquio con il 69enne prelato era stato infatti registrato a Zaitkofen, vicino a Ratisbona, in Baviera. Il tribunale ha anche citato in giudizio i tre membri della troupe svedese. In Germania la negazione dell´Olocausto è un reato punibile con multe e condanne fino a cinque anni di prigione. L´avvocato tedesco di Williamson, Matthias Lossmann, ha detto di non sapere se il vescovo verrà dalla Gran Bretagna per assistere al dibattimento.
L´intervista sollevò un enorme scandalo perché diffusa poco dopo che Benedetto XVI, pur ribadendo una ferma condanna della Shoah, aveva revocato la scomunica a Williamson e a tre prelati lefebvriani. Un anno fa il Papa aveva infatti accordato il perdono ai quattro vescovi "illegittimi", togliendo la scomunica inflitta da Giovanni Paolo II nel 1988 a monsignor Lefebvre e ai seguaci, e avviando una politica di riavvicinamento con i scismatici. La decisione aveva innescato una delle fasi più controverse del pontificato di Ratzinger, terminata con una lettera aperta ai vescovi del mondo, in cui chiariva che in nessun modo il suo gesto di «paterna misericordia» poteva essere letto come un ripensamento del Concilio Vaticano II o un avallo a posizioni antisemite.
Der Spiegel oggi scrive che Williamson continua a restare in contatto con alcuni prominenti negazionisti, come lo svizzero Juergen Graf, ma che è ormai considerato dalla stessa Fraternità di San Pio X come «una bomba a orolo-geria». La comunità tuttavia non lo espelle, nel timore che possa nominare nuovi vescovi e fondare una Chiesa alternativa.

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