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La Repubblica Rassegna Stampa
14.01.2009 Il rabbino capo di Venezia critica Ratzinger
sta cancellando, afferma, "gli ultimi 50 anni di storia della Chiesa"

Testata: La Repubblica
Data: 14 gennaio 2009
Pagina: 13
Autore: Marco Politi
Titolo: «Ratzinger cancella 50 anni di dialogo»
Da pagina 13 de La REPUBBLICA del 14 gennaio 2009, riportiamo l'articolo di Marco Politi "Ratzinger cancella 50 anni di dialogo"

ROMA - Papa Ratzinger sta riportando indietro di cinquant´anni il dialogo ebraico-cattolico. L´accusa è diretta, esplicita, dura. E viene dal rabbino capo di Venezia, sede di una delle comunità ebraiche italiane più ricche di tradizione. Per Benedetto XVI, sostiene il rabbino Elia Enrico Richetti, il «dialogo è inutile, perchè in ogni caso va testimoniata la superiorità della fede cristiana». Ma così facendo si va verso la «cancellazione degli ultimi cinquant´anni di storia della Chiesa».
Non è un intervento estemporaneo. Richetti esprime la voce dell´assemblea dei rabbini d´Italia, che sul finire dell´anno ha sospeso ufficialmente la partecipazione alla tradizionale giornata ebraico-cristiana del 17 gennaio. Già si sapeva dei malumori degli ambienti ebraici italiani per la preghiera del Venerdì Santo (per la messa preconciliare in latino), nella versione voluta da Benedetto XVI dove si esprime l´auspicio che il popolo ebraico possa riconoscere Cristo come «Salvatore di tutti gli uomini».
Preghiera «escatologica», si affannarono a dire autorevoli esponenti vaticani, che non implica pressioni per una conversione.
Ma i rabbini d´Italia non sono rimasti convinti. Per di più si sono irritati per il fatto che l´autunno del 2008 è stato caratterizzato da una continua glorificazione di Pio XII, esaltato da papa Ratzinger in persona, dal cardinale Segretario di Stato Bertone e a seguire da altri esponenti cattolici.
Ma se finora da parte ebraica si era evitato di esasperare i toni, adesso Richetti affonda il coltello nella piaga. La scelta del Rabbinato italiano di non partecipare alla giornata del 17 gennaio - spiega il rabbino capo di Venezia sulle pagine di Popoli, mensile dei Gesuiti - «è la logica conseguenza di un momento particolare che sta vivendo il dialogo interconfessionale, momento i cui segni hanno cominciato a manifestarsi quando il Papa, liberalizzando la messa in latino, ha indicato nel messale tridentino il modulo da seguire». In quel rito, sottolinea Richetti, «è contenuta una preghiera che auspica la conversione degli ebrei alla verità della Chiesa e alla fede nel ruolo salvifico di Gesù». D´accordo, non si parla più di «perfidi giudei», ma nella messa conciliare ogni accenno del genere era saltato. Invece la messa in latino ora autorizzata da Benedetto XVI reintroduce il concetto della conversione.
E´ sufficiente dire che la formula si riferisce alla «fine dei tempi»? Niente affatto, ribatte Richetti: «Se io ritengo, sia pure in chiave escatologica, che il mio vicino debba diventare come me per essere degno di salvezza, non rispetto la sua identità». Cioè si offende il più elementare senso di rispetto «dovuto all´altro come creatura di Dio». Il rabbino capo di Venezia cita quindi le recenti prese di posizione di Ratzinger, attaccando direttamente il pontefice. Benedetto XVI, rimarca Richetti, definisce inutile il dialogo, «perchè in ogni caso va testimoniata la superiorità della fede cristiana: è evidente che stiamo andando verso la cancellazione degli ultimi cinquant´anni di storia della Chiesa».
Dunque, conclude con parole di piombo, l´interruzione della collaborazione tra ebraismo italiano e Chiesa cattolica «è la logica conseguenza del pensiero ecclesiastico espresso dalla sua somma autorità».
Quando verrà ripristinato un dialogo nel segno del rispetto, allora i rabbini italiani torneranno a «svolgere il ruolo che hanno svolto negli ultimi cinquant´anni».
Per l´establishment vaticano la presa di posizione è arrivata come un pugno nello stomaco, ma il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni è meno aspro: «Il dialogo ebraico-cristiano è un processo difficile e necessario, che deve andare avanti malgrado le difficoltà». Benedetto XVI, ammette Di Segni, sta dando un suo «originale» contributo, anche se «le sue posizioni non sempre sono condivisibili dal nostro punto di vista».
Ottimista è Mario Marazziti, esponente della Comunità di Sant´Egidio. Indietro non si può tornare, anzi «la settimana prossima stiamo organizzando un incontro su religione, fede e mondo contemporaneo proprio con l´associazione ebraica internazionale B´nai Brth».

Alle dichiarazioni del rabbino Richetti, aggiungiamo, sul rapporto tra alcuni settori della Chiesa cattolica e Israele, quanto affermato da Daniel Goldhagen e riportato da Giulio Meotti, nell'intervista riportata da INFORMAZIONE CORETTA di oggi, che invitiamo i nostri lettori a leggere integralmente

Goldhagen respinge al cardinale Renato Martino il paragone fra Gaza e i lager: “Chi fa simili commenti dovrebbe vergognarsi. Hamas vuole distruggere Israele e Israele deve proteggere se stessa. Il campo di concentramento era fatto per annientare esseri umani, simili paragoni minimizzano l’Olocausto. E la chiesa dovrebbe riflettere sulla sua secolare persecuzione degli ebrei prima di fare simili affermazioni”.

Renato Martino, ricordiamo, non è un parroco di campagna, ma un cardinale della Chiesa cattolica.

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