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La Repubblica Rassegna Stampa
13.12.2008 L'estremista Moshé Feiglin retrocesso nelle liste del Likud
ma una titolazione scorretta ignora la vera notizia

Testata: La Repubblica
Data: 13 dicembre 2008
Pagina: 0
Autore: Alberto Stabile
Titolo: «Israele, l´estremista che esalta Hitler»

Da La REPUBBLICA del 13 dicembre 2008, riportiamo l'articolo di Alberto Stabile "Israele, l´estremista che esalta Hitler ".
Si deve rilevare che la vera notizia è la retrocessione dell'estremista Feiglin nelle liste del Likud, che si è così distanziato dal personaggio.
Le espressioni di ammirazione per le capacità militari di Hitler, sulle quali REPUBBLICA ha incentrato il titolo, risalgono a un'intervista del 1995.
Ecco il testo:

GERUSALEMME - Giustizia è fatta, sembrerebbe. L´imbarazzante Moshè Feiglin, l´estremista di destra che aveva dato l´assalto alle primarie del Likud conquistando il ventesimo posto nella lista nazionale del partito conservatore, è stato retrocesso alla trentaseiesima posizione grazie ad un artificio regolamentare. A questo punto, soltanto un successo straripante del Likud potrebbe permettere all´uomo che, mentre accusava Rabin d´aver «svenduto» la patria al nemico, tesseva le lodi di Hitler definendolo «un impareggiabile genio militare», d´entrare a far parte della Knesset.
La retrocessione di Feiglin viene presenta sui giornali come una «vittoria» di Benyamin Netanyahu, il leader conservatore che intende condurre una campagna elettorale presentando il Likud come un partito moderato. In realtà, Netanyahu ha prima lasciato campo aperto a Feiglin di manipolare le primarie con le sue truppe cammellate, poi, quando s´è accorto che con Feiglin e i suoi associati ben presenti in lista poteva dire addio all´elettorato moderato che spera di contendere al partito di centro, Kadima, Netanyahu ha agito d´autorità. Comunque, Feiglin non presenterà ricorso contro la decisione di retrocederlo, perché ha detto di non nutrire alcuna fiducia nella giustizia.
Feiglin è comunque riuscito ad imporsi come l´antagonista del leader. Con lui, sia o non sia eletto alla Knesset, Netanyahu dovrà fare i conti. E questo, per un politico venuto dalla provincia ma armato di forti ambizioni come Feiglin è sicuramente un passo avanti su una strada cominciata ben 15 anni fa. D´altronde, tutto, nella biografia di questo estremista nazionalista e religioso sembra ubbidire ad un disegno esclusivo e, non occorre aggiungerlo, grandioso.
Moshè Feiglin non è semplicemente impegnato a servire il suo paese. Troppo banale. «È - invece - determinato a fornire ad Israele l´autentica guida ebraica di cui ha così disperatamente bisogno». In questa luce, anche l´essere, a 46 anni, padre di cinque figli e già nonno ha il segno del primato: Feiglin, si legge nel suo sito, «è il nonno più giovane della politica israeliana».
Con la stessa aura di grandezza racconta le sue tappe. Tutto è cominciato con gli accordi di Oslo, firmati da Rabin ed Arafat, nel 1993. Anche questa fu una sorta di chiamata. Davanti alla pace inaccettabile, Moshè decide che bisogna opporsi con ogni mezzo al trattato, «anche a costo d´infrangere la legge». Detto fatto.
Raccoglie centinaia di nemici di Oslo e si lancia in una serie di manifestazioni di «disobbedienza civile», che di civile non hanno niente, tipo bloccare le autostrade del paese e le arterie di Tel Aviv. Ed è lì che si becca una condanna a sei mesi.
Dell´omicidio Rabin da una lettura dietrologica. Nel delitto vede i segni di un complotto dei servizi di sicurezza e del Partito laburista. Oltre che, naturalmente, come molti rabbini, la manifestazione dell´ira divina. È in quel periodo di mobilitazione contro gli accordi di Oslo che Feiglin rilascia l´intervista ad Haaretz in cui parla di Hitler e del nazismo che, afferma, «ha elevato la Germania dal basso a un fantastico status fisico e ideologico». Il che, assieme agli apprezzamenti sul führer, fa dire al Yossi Sarid, il padre della sinistra liberale israeliana, che «Feiglin e i suoi seguaci non sono radicali ma fascisti».
Per Feiglin il popolo palestinese non esiste, né è mai esistito, né esisterà mai uno stato palestinese. Al massimo c´è «una popolazione di lingua madre araba» che dunque può essere trasferita in qualsiasi paese arabo disposto ad accoglierla. Ma poiché "transfer" è parola densa di significati ambigui, Feiglin preferisce dire «emigrazione indotta» e, possibilmente addolcita da un premio in danaro. Con queste granitiche certezze, Feiglin entra nel Likud seguendo una precisa strategia: spostare tanto a destra il partito conservatore da diventare la casa di ogni estremismo di destra, il cosiddetto «campo nazionale».

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